Antidepressivi e rischio di suicidio

Tre studi pubblicati nello stesso numero del BMJ hanno esaminato la
questione della terapia antidepressiva e del rischio di suicidio.
In un primo studio [1] è stata effettuata una revisione sistematica di RCT
in cui gli inibitori selettivi del reuptake della serotonina (SSRI) sono
stati paragonati a placebo o ad altre terapie (702 RCT per oltre 87.000
pazienti). Gli autori hanno trovato che l'uso degli SSRI era associato ad un
rischio doppio di suicidio o di tentatvi non riusciti di suicidio rispetto
al placebo o ad altri trattamenti diversi dai triciclici ma non c'erano
differenze tra SSRI e triciclici. Gli autori avvertono che gli studi
esaminati possono avere numerosi limitazioni e portare ad una sottostima del
rischio.
Il secondo studio [2] è una  meta-analisi che ha considerato anche trials
non pubblicati (477 trials per un totale di 40.000 pazienti).  Gli autori
sono giunti alla conclusione che non possono essere esclusi nè importanti
benefici degli SSRI rispetto al placebo nè importanti pericoli di aumento
del rischio di suicidio: vi è una certa evidenza di aumento del rischio di
autolesionismo non fatale ma nessuna prova di un aumento dei suicidi;
comunque la durata degli studi è troppo breve per poter arrivare a
conclusioni sicure circa gli effetti a lungo termine.
Nel terzo studio [3], di tipo caso-controllo, con una coorte di oltre
146.000 pazienti, è stato trovato che chi usa SSRRI non ha un rischio
suicidario superiore a chi usa triciclici, ma risulta una evidenza debole
che questo rischio possa essere aumentato nei pazienti più giovani (età < 18
anni).


Fonte:
1. Fergusson D et al. BMJ 2005 Feb 19; 330:396
2. Gunnel D et al. BMJ 2005 Feb 19; 330:385
3. Martinez C et al. BMJ 2005 Feb 19; 330:389


Commento di Renato Rossi
Gli SSRI sono farmaci largamente prescritti nei pazienti depressi e in
questi ultimi anni hanno quasi del tutto sostituito i triciclici per la loro
maggior maneggevolezza posologica, anche se l'efficacia è probabilmente
sovrapponibile ai farmaci più datati.
Recenti studi hanno però messo in dubbio l'opportunità dell'uso degli SSRI
nei bambini e negli adolelescenti perchè vi sarebbe un aumento del rischio
di suicidio in questa particolare popolazione di depressi.
Questi tre nuovi studi pubblicati dal BMJ permettono di osservare il
problema considerando dati derivanti da fonti diverse, RCT pubblicati e non
pubblicati e uno studio osservazionale. I dati derivanti dagli RCT possono
però
essere incompleti perchè in genere questi studi hanno avuto una durata
troppo breve per  poter valutare appieno i benefici e i rischi nel lungo
termine. Gli studi osservazionali invece possono essere gravati da bias di
selezione nonostante tutti gli sforzi che gli autori hanno fatto per
eliminare  fattori di confondimento.
In ogni caso alcune conclusioni possono essere tratte:
1) per gli  SSRI, almeno negli adulti, non è possibile emettere per ora un
giudizio di
colpevolezza ma neppure di assoluzione (diciamo che per il momento il
giudizio è sospeso in attesa di nuovi dati)
2) nei bambini e negli adolescenti un certo rischio sembra esserci per cui
in questi pazienti è necessaria estrema cautela prima di prescrivere un
trattamento antidepressivo
3) l'utilità dei farmaci antidepressivi è stata dimostrata nelle forme
moderate e gravi di depressione, mentre non è noto se essi debbano essere
usati nelle forme più lievi, che sono quelle viste più frequentemente in
Medicina Generale e che possono spesso essere trattate con counselling e
attento follow-up.