Gli Antipsicotici Atipici funzionano anche nel disturbo bipolare

 

Il disturbo bipolare, caratterizzato dall’oscillazione del tono dell’umore fra lo stato depressivo e quello ipomaniacale, è spesso associato ad una alta comorbilità ed ad una altrettanto alta mortalità,

oltre che ad una qualità della vita bassa.

E’ possibile, con le  conoscenze attuali, stabilizzare il tono dell’umore al fine di rendere il soggetto capace di vivere con pienezza, tuttavia non e' ancora ben chiara l’origine della patologia. Le terapie a nostra disposizione si limitano finora ad “arginare” la patologia, senza però riuscire a guarirla.
per chiarire il problema di fondo, ci viene incontro la genetica: l’avanzare incalzante delle conoscenze in campo genetico e la sempre maggiore precisione di strumenti di neuroimaging hanno consentito di individuare diversi geni che potrebbero essere interessati nell’insorgenza del disturbo bipolare, come il BDNF, G72 e il XBP1. Tramite l’utilizzo della Positron Emission Tomography (PET) e la Single Photon Emission Computed Tomography (SPECT) si è notato che la riduzione dei recettori, nel cervello, per la 5-idrossitriptamina di tipo 2 (5-HT(2)) puo’ essere collegata con la prevenzione o con la remissione dei sintomi depressivi, mentre l’aumento della dopamina nelle sinapsi e' invece collegato con l’insorgenza dei sintomi tipici dell’ipomania bipolare; la riduzione della produzione di dopamina o il blocco dei recettori D2 della dopamina stessa hanno come risultato un effetto antimaniaco.

Questo potrebbe spiegare l’efficacia di alcuni antipsicotici atipici nel trattamento sia delle manie che delle depressioni, in quanto questi farmaci sono in grado di bloccare e di regolare il funzionamento sia dei recettori 5-HT(2) che di quelli D(2). Questa loro particolarità potrebbe aprire nuove finestre nel trattamento della sindrome bipolare.

 

Guido Zamperini

Fonte: Yatham LN - Department of Psychiatry, University of British Columbia, Vancouver, BC, Canada.