"Scienza e Professione"
Mensile di informazione e varie attualita' - Reg. Trib. Roma n. 397/2004 del 7/10/2004
Resp.:   Daniele Zamperini  O.M. Roma 19738 - O. d. G. Lazio e Molise 073422   

Il medico e' innocente se il suo intervento non ha possibilita' di successo

Questo principio, apparentemente banale ma spesso disatteso dalle Corti di merito,  e' stato confermato dalla Corte di Cassazione che, con   sentenza n. 19133/2004 (III sez. civile) ha affermato che il medico non risponde di malpractice se si prova che il suo intervento, correttamente svolto, non avrebbe comunque avuto apprezzabili possibilità di successo.
I fatti: i  genitori di una bimba, nata prematura (alla 33esima settimana) e diventata cieca per una retinopatia si sono rivolti ai magistrati sostenendo che la cecità era dovuta alla mancanza di cure appropriate e di accertamenti clinici.
Il Tribunale aveva condannato la ASL al risarcimento dei danni, ma la sentenza di primo grado era stata poi ribaltata in appello, in quanto la Corte ritenne non provato il nesso di causalita' tra l’omissione del controllo oculistico e la cecita' insorta successivamente.
I genitori ricorrevano in Cassazione, sostenendo che la bambina era stata sottoposta a ossigeno-terapia (possibile causa di retinopatia) ma che non era stata sottoposta ad adeguati controlli oculistici per cui non si era potuto provvedere a iniziare eventuali terapie idonee ad evitare o diminuire la cecita'.
La Suprema Corte ha confermava invece la sentenza d' Appello: «Per affermare la responsabilità dell’ente e dei suoi sanitari - afferma la Cassazione - non è sufficiente dimostrare l’omesso espletamento della visita oculistica sulla neonata, ma è indispensabile provare che, se anche la visita fosse stata espletata e la retinopatia fosse stata diagnosticata, le terapie che ne sarebbero seguite avrebbero avuto un’apprezzabile probabilità di successo». Invece tale prova era « del tutto mancata», in base alle affermazioni del Consulente Tecnico, espressosi  in senso negativo circa la possibilita', con i trattamenti dell' epoca (chirurgia, laserterapia e crioterapia) di evitare o lenire la cecità.