L'efficacia dell'omeopatia è simile al placebo

Per determinare l'efficacia dell'omeopatia è stata effettuata un'ampia ricerca su 19 databases elettronici che ha permesso di selezionare 110 trials in cui un rimedio omeopatico veniva confrontato con placebo. Nello stesso tempo sono stati selezionati 110 trials di medicina convenzionale come controlli paragonabili ai trials omeopatici per tipo di patologia trattata e outcomes considerati. I trials randomizzati e in doppio cieco sono stati considerati come quelli di miglior qualità metodologica: 21 di omeopatia e 9 di medicina convenzionale.
L'analisi degli studi ha permesso di evidenziare che sia nel caso dell'omeopatia che della medicina tradizionale i trials con minor casistica e di qualità più scadente erano quelli che mostravano una maggior efficacia del trattamento rispetto ai trials di qualità più elevata. Se si restringe l'analisi solo agli studi di buona qualità si nota come l'omeopatia non differisca in efficacia dal placebo (OR 0.88; IC95% 0.65-1.19) mentre la terapia tradizionale si dimostra più efficace (OR 0.58; IC95% 0.39-0.85).
Gli autori concludono che errori e sbilanciamenti sono presenti sia nei trails omeopatici che in quelli di medicina tradizionale tuttavia, quando si tiene conto di essi, esiste poca evidenza che l'omeopatia funziona mentre vi sono buone prove che la terapia tradizionale sia efficace.

Ref:
Shang A et al. Are the clinical effects of homoeopathy placebo effects? Comparative study of placebo-controlled trials of homoeopathy and allopathy
Lancet 2005 Aug 27; 366:726-732


Commento di Renato Rossi
Dopo 150 anni di controversie l'omeopatia continua a godere della simpatia del pubblico più vasto.
Numerosi studi effettuati secondo le metodiche previste dalla medicina basata sulle evidenze (EBM) ha suggerito che in realtà l'efficacia dei rimedi omeopatici non differisca sostanzialmente dal placebo.
Una review sistematica che ha preso in considerazione varie revisioni (E Ernst. A systematic review of systematic reviews of homeopathy. British Journal of Clinical Pharmacology 2002 54: 577-582) conclude che nessuna di esse ha fornito prove convincenti che l'omeopatia sia efficace per le condizioni esaminate (che andavano dall'ileo post-operatorio, alla debolezza muscolare, all'emicrania, all'influenza, all'asma, alle patologie reumatiche per finire con l'osteoartrosi). Un'altra revisione critica afferma che l'omeopatia non dovrebbe essere usata in sostituzione di terapie di provata efficacia (WB Jonas et al. A critical overview of homeopathy. Annals of Internal Medicine 2003 138: 393-399).
I medici che praticano l'omeopatia hanno sempre ribattuto che i metodi dell'EBM non si possono applicare alla pratica omeopatica perchè ogni malato è un'entità a se stante e ogni terapeuta prescrive rimedi diversi e a diluizioni diverse per la stessa patologia in quanto si cura il singolo malato e non la malattia. Si potrebbe ribattere che l'effetto dell'omeopatia, se mai esiste, non è dovuto tanto alla sostanza estremamemte diluita che si somministra quanto al particolare tipo di rapporto che si instaura tra medico e paziente, rapporto personalizzato che spesso viene a mancare nella pratica professionale tradizionale, tecnicistica e disumanizzante. 
Molti pazienti spendono cifre ragguardevoli ogni anno per rimedi omeopatici. Si potrebbe dire che si tratta di soldi buttati . D'altra parte ci sarà sempre qualcuno che cerca risposte alternative, soprattutto dopo aver provato inutilmente i rimedi della medicina ufficiale. Ma, come suggerisce un commento del Lancet allo studio citato in questa pillola, in accordo con Kant, noi non vediamo le cose come sono ma le vediamo come siamo noi. Un dilemma che è insito nella natura umana.