Lavare immondizia con acqua potabile. Quasi un delitto!
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Argomento: Opinioni extraprofessionali


Si sta generalizzando il meccanismo di scaricare sul cittadino impegni ed oneri che toccavano agli Enti Pubblici. E' eclatante l' obbligo di lavare i propri rifiuti con acqua potabile prima di avviarli alla raccolta differenziata. Ma ci siamo resi conto che si preca (a spese del contribuente) un bene prezioso di cui siamo gia' scarsi?
E' un metodo surrettizio per quadrare i conti e ritassare gli utenti?



Ho ricevuto dalla mia Azienda Municipalizzata per la nettezza urbana (vivo a Roma) l' avviso solenne che nella mia zona iniziera' la raccolta differenziata. Ottimo! Splendido! Un' occasione per ripulire l' ambiente, recuperare il recuperabile, risparmiare sulle spese!
Sono previste multe per chi non ottempera. Giustissimo!

Il problema e' sorto quando, leggendo le istruzioni, si apprende che l' utente deve lavare preventivamente bottiglie e contenitori di vetro e plastica.

In altre parole: CONSUMARE ACQUA POTABILE PER LAVARE L' IMMONDIZIA!

Sono allibito. Ricordo che alcuni anni fa gli incaricati dell' AMA giravano nelle scuole spiegando che i rifiuti raccolti con la differenziata venivano lavati in vasconi pieni d'acqua (presumibilmente non potabile) prima di essere avviati alla lavorazione.
Come mai ora non si fa piu' cosi', ma il prelavaggio viene messo a carico dell' utente?

La cosa non e' indifferente ma ha un costo: l' utente paga gia' tasse e canoni per lo smaltimento dei rifiuti: il prelavaggio casalingo mette a suo carico spese aggiuntive per consumo di acqua (a sua volta tassato).

Ma la cosa che mi ha fatto allibire e' che l' Italia e' stata identificata da tempo come paese A RISCHIO SICCITA', in cui le scorte di acqua (potabile e non, ma soprattutto potabile) si stanno rivelando insufficienti.
Non facciamoci ingannare dalle alluvioni degli ultimi tempi: si tratta di rovesci di acqua non utilizzabile, ne' industrialmente ne' a scopo alimentare, acqua che fa danni e poi si disperde...

Chi ha la memoria troppo breve avra' dimenticato i rumorosi allarmi sulla scarsezza di acqua che solo un paio di anni fa sono stati emanati dalle autorita' e riportati su tutti i giornali. E' sufficiente linkare qualche titolo:


oppure

Ci sono stati anche studi approfonditi:

La colpa e' in parte dei cambiamenti climatici, ma la malagestione delle risorse da parte delle Autorita' (soprattutto locali) ci mette la sua mano:

rischiando anche multe a livello internazionale:

Ma allora, perche' mai le autorita' impongono di sprecare una risorsa cosi' preziosa per lavare preventivamente dell' immondizia che poi verrebbe in ogni caso rilavata?
Con costi e tasse aggiuntivi a carico dell' utente-gia'-pagante?

La spiegazione piu' maliziosa si ricava dall' evoluzione generale della normativa riguardante la Pubblica Amministrazione: si assiste ad un progressivo trasferimento, in tutti i settori, dei costi e degli oneri dagli Enti al privato cittadino.
L' informatizzazione generale, tanto per fare un esempio, sbandierata come un importante risparmio che aiuta il risanamento dei conti pubblici, non fa altro in realta' che trasferire i costi sul privato.

Il professionista, l' imprenditore, il commerciante ( ma spesso anche il privato cittadino) devono munirsi (a proprie spese) di strumenti elettronici e di collegamenti che richiedono costi di struttura, abbonamento o di intermediazione con strutture specializzate che forniscano hardware o software. Basta pensare all' obbligo di POS, di Fatturazione Elettronica, di PEC, di Processo Informatico, di Ricetta Elettronica nonche'  altri costi occulti, come ad esempio la conservazione di tutto il materiale fiscale, anche quello gia' trasmesso, a spese dell' utente.
Moltissime mansioni che un tempo erano svolte dall' impiegato comunale o comunque dal dipendente pubblico, ora sono svolte a cura, onere e rischio del cittadino.
L' Amministrazione cosi' risparmia, ma il cittadino spende...

E anche la modesta questione che ha dato il via a questo ragionamento, il prelavaggio dei rifiuti domestici con l' acqua potabile, puo' essere una forma surrettizia di scarico di spesa dalla Municipalizzata e di ulteriore tassazione del cittadino-utente.
C'e' l' aggravante pero' che questa procedura induce l' inutile spreco di un bene prezioso, l' acqua potabile, che gia' scarseggia, Rischiamo a breve, cosi', di vedere nuovamente razionare l' acqua potabile, come accadde pochi anni fa.

Ma ci da' anche l' occasione di riflettere sulla viziosa impostazione di questi meccanismi: il cittadino, quando viene investito di nuove spese ed oneri che trasferendosi su di lui alleggeriscono lo Stato, dovrebbe in cambio averne agevolazioni, non oneri o sanzioni!


Daniele Zamperini






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