Nello studio non si è registrata una riduzione della mortalità totale, per cui acquistano importanza, al fine della decisione se intraprendere o meno la profilassi, i noti effetti collaterali della terapia antiestrogenica.
Ovviamente vale l'obiezione che lo studio ha avuto una durata troppo breve per poter dimostrare una riduzione della mortalità che, invece, potrebbe rendersi manifesta con un periodo di osservazione più prolungato.
In conclusione, i dati a nostra disposizione indicano che le varie opzioni proposte per la chemioprevenzione primaria del cancro mammario in donne ad alto rischio sono efficaci nel ridurre l'incidenza di questa neoplasia. Per ora non c'è una dimostrazione che a questo corrisponda una riduzione della mortalità, anche se, come s'è detto, questo potrebbe dipendere dai follow up troppo brevi degli studi per un outcome così hard.
Un punto critico è la soglia di rischio oltre la quale consigliare la chemioprevenzione, soglia che varia tra le diverse linee guida.
Per esempio alcuni consigliano di usare il modello di Gail e di proporre il trattamento se il rischio di sviluppare un cancro mammario a 5 anni supera il valore di 1,66%, altri innalzano tale soglia al 3%.
Considerando che la chemioprevenzione non è esente da effetti collaterali associati ai vari farmaci è naturale che la decisione dovrà essere presa in accordo anche con le preferenze della paziente.
Renato Rossi
Bibliografia
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