Se il paziente sostiene di aver contratto l' infezione in occasione di trasfusioni, spetta al debitore (struttura ospedaliera) provare che l'infezione era stata contratta prima della trasfusione (Cass. III Civ. n. 18895/15).
Daniele Zamperini
Una donna promuoveva ricorso contro l'Università degli Studi di Roma, la Gestione Stralcio della USL policlinico e la Regione Lazio chiedendo il risarcimento per i danni da infezione da HIV contratta, a suo dire, in seguito ad una trasfusione effettuata al Policlkinico.
Il Tribunale di Roma aveva espressamente accertato e motivato, in sede di valutazione del diritto all'indennizzo ex lege 210/92, l'esistenza del nesso di causa tra la trasfusione eseguita nel Policlinico e l'infezione patita dalla ricorrente.
La Corte d' Appello pero' dava torto alla donna ritenendo che non vi fosse prova che l'infezione patita dalla paziente fosse effettivamente causata dalla trasfusione eseguita presso il nosocomio.
La donna ricorreva in Cassazione, che le dava ragione: in tema di danno da infezione trasfusionale, stabilisce la Corte, e' il debitore (in questo caso la struttura ospedaliera) a dover dimostrare che l'infezione era già in atto al momento del ricovero.
Questo principio era stato violato dalla Corte d' Appello che invece pretendeva che fosse la paziente a dimostrare di essere stata sana al momento della trasfusione e non aveva tenuto conto della sentenza del Tribunale che, pur vertendo su un aspetto diverso, aveva stabilito un principio di fatto.
La Corte disponeva quindi per la donna il risarcimento, dal quale andava defalcato l' indennizzo gia' ricevuto.