Le statine nei soggetti anziani
Data: Argomento: Medicina Clinica
Controverso l'uso delle statine negli anziani: mancanza di efficacia su end-point fatali in prevenzione primaria ed efficacia nella riduzione del rischio di stroke in prevenzione secondaria.
Controverso l'uso delle statine
negli anziani: mancanza di efficacia su end-point fatali in prevenzione
primaria ed efficacia nella riduzione del rischio di stroke in prevenzione
secondaria.
Autori
A Battaggia (1), A Donzelli (2), L Mascitelli (3)
1. MMG, Verona
2. Direttore Servizio Educazione alla Appropriatezza ed EBM, del Dipartimento
Cure Primarie dell’ASL di Milano
3. Cardiologo, Ufficiale Medico, Comando Brigata alpina "Julia",
Udine
Contributo ripreso da Infofarma
n. 6 2013: 15-18 per gentile concessione del Settore farmaceutico dell'ULSS di
Verona che edita Infofarma, bollettino di informazione indipendente su
farmaci, prodotti diagnostici e dispositivi medici:
http://www.ulss20.verona.it/infofarma.html
Abstract
Tre sole metanalisi (Roberts 2007, Afilalo 2008, Savarese 2013) hanno studiato
negli ultimi anni l’efficacia delle statine in eta’ geriatrica e solo le ultime
due hanno arruolato esclusivamente pazienti anziani. I loro risultati , gravati
da publication bias per altri outcome hanno dimostrato mancanza di efficacia
delle statine su end-point fatali in prevenzione primaria ed efficacia nella
riduzione del rischio di stroke in prevenzione secondaria .
Introduzione
Il rapporto rischio/efficacia associato all’ utilizzo di statine in eta’
geriatrica e’ tuttora poco chiaro. L’ unico trial randomizzato e controllato
che ha considerato end-point non surrogati in casistiche di soli anziani e’
infatti lo studio PROSPER (1) che risale a dodici anni fa. Le metanalisi che in
tempi successivi hanno esplorato l’ efficacia delle statine nei pazienti in
eta’ geriatrica (2, 3, 4) hanno fornito come valore aggiunto ai dati PROSPER
solo i risultati aggregati riportati da analisi per sottogruppi in trial che
avevano arruolato casistiche anagraficamente miste . Scopo di questo articolo
e’ analizzare criticamente i contenuti delle tre metanalisi per stabilire quali
indirizzi, riguardo le statine, possano essere adottati con ragionevole fiducia
per prevenire eventi cardiovascolari e ridurre la mortalita’ in eta’
geriatrica.
Le metanalisi sull’efficacia delle statine negli anziani
La metanalisi di Roberts (2) riporta dati aggregati estratti da 15 RCT in
doppio cieco caratterizzati da confronti statine vs placebo in pazienti di eta’
media ≥ 60 anni oppure da analisi per sottogruppi limitate a pazienti di eta’ ≥
60 anni. I pazienti reclutati erano nella maggior parte dei casi ad alto o
altissimo rischio cardiovascolare . I risultati di efficacia (tabella 1)
hanno dimensioni rilevanti , sono discretamente omogenei tra un trial e l’
altro e sembrano prodotti in assenza di publication bias.
In base a questi risultati e alla
non significativita’ della differenza tra i due bracci riportata per l’
incidenza di neoplasie, l’ autrice conclude raccomandando di instaurare terapia
con statine nei soggetti anziani a rischio di eventi cardiovascolari2. Tuttavia
molti trial considerati dalla metanalisi erano caratterizzati da range di eta’
molto ampi : nella fattispecie la percentuale di pazienti con eta’ sotto i 60
anni rappresentava infatti dal 36.5% al 51.1 % delle rispettive casistiche.
Questa metanalisi non ha analizzato
pertanto l’ efficacia e la sicurezza delle statine negli adulti anziani, ma
piuttosto l’ efficacia e la sicurezza delle statine in casistiche con eta’
media ≥ 60 anni e in alcune casistiche geriatriche.
La metanalisi di Afilalo (3) ha invece reclutato pazienti anziani con
pregressi eventi cardiovascolari, recuperando dati non pubblicati dagli
autori delle singole ricerche (9 RCT, 6 dei quali comuni alla metanalisi di
Robert). La casistica di questa metanalisi e’ rappresentata al 100% da pazienti
in eta’geriatrica.
I risultati di efficacia riportati dalla metanalisi (tabella 2) hanno
dimensioni rilevanti e sono sostanzialmente omogenei tra un trial e l’ altro
Gli
autori non riportano tecniche rivolte a cercare publication bias , ma
enfatizzano l’ importanza di aver reperito in tal senso dati mai prima
pubblicati. Tuttavia abbiamo dimostrato l’ esistenza di importante publication
bias per i dati di mortalita’ per tutte le cause , per i dati di mortalita’
coronarica e – probabilmente- anche per l’end-point Infarto non fatale.
Gli autori commentano i risultati enfatizzando la riduzione di mortalita’
osservata nel paziente in eta’ geriatrica trattato con statine, ma la presenza
di grave publication bias per gli end-point fatali rende molto discutibile
questa affermazione.
La metanalisi ha dimostrato peraltro con ragionevole certezza (assenza di
publication bias e omogeneita’ nei risultati) che la somministrazione di
statine nel paziente in eta’ geriatrica e’ in grado di ridurre il rischio di
ictus.
Savarese4 ha infine considerato solo casistiche di anziani esenti da danni
cardiovascolari, recuperando dati non pubblicati tramite personal communication.
Tuttavia (stranamente) per 3 trial su 8 non ha recuperato il dato dell’ eta’
Si tratta peraltro di soggetti ad alto rischio, con un tasso annuale di
eventi nei pazienti trattati con placebo di 0,5% per morti cardiovascolari,
1,1% per infarti miocardici, 0,8% per ictus), per una durata media di follow-up
di 3,5 anni, che fa stimare un tasso aggiustato a 10 anni (in modo
conservativo) del 5% di casi fatali CCV, dell’11% di infarti e dell’8% di
ictus. Nell’insieme, si tratta di un tasso quasi certamente maggiore del 20% di
eventi cardiovascolari, indicato come soglia per l’alto rischio dal Progetto
CUORE dell’ISS (che, come è noto, conteggia per una sola volta il primo evento
CCV incidente, si tratti di infarto, di ictus incidente o di caso fatale).
I dati della metanalisi, pur non avendo confermato l’efficacia di questi
farmaci sulla mortalita’ generale e cardiovascolare, risultano a sostegno di
un effetto favorevole delle statine negli anziani in prevenzione primaria
almeno per il rischio d’infarto e d’ictus (tabella 3).
La metanalisi e’ tuttavia gravata
da importante publication bias per i risultati riferiti all’esito infarto, e da
alta probabilita’ di publication bias per i risultati riferiti all’ esito
ictus. Anche altri particolari di questa revisione fanno pensare a una ricerca
bibliografica poco accurata . Gli autori infatti riportano i risultati PROSPER
solo per gli end-point infarto e ictus, evidentemente perche’ il lavoro
originale non riporta i dati di mortalita’ in prevenzione primaria1 Tuttavia
questi dati sono stati pubblicati gia’ nel 2010 da una metanalisi dove,
correttamente, l’ informazione era stata recuparata attraverso personal
communication (5) .
L’ unico risultato certo offerto dalla metanalisi di Savarese e’ la
dimostrazione di mancata significativita’ statistica per il rischio di morte da
tutte le cause e di morte cardiovascolare, esiti caratterizzati da
risultati omogenei e da assenza di publication bias (tabella 3). Oltretutto,
negli unici due RCT espressamente disegnati per arruolare anziani (PROSPER 1, e
Bruckert 6, con età media 75,5 anni), la mortalità totale e i cancri hanno teso
ad aumentare, sia pure in misura lieve e non significativa (1,08 e 1,02
rispettivamente). Gli autori attribuiscono la mancanza di efficacia delle
statine sulla mortalita’generale ad eccessiva brevita’ del follow-up (3.5 anni)
; tuttavia altri studi condotti su pazienti ad alto rischio dimostrano in
realta’ che le statine producono risultati sulla sopravvivenza gia’ dopo un
solo anno di follow-up (7).
Considerazioni sullo studio PROSPER
La letteratura sperimentale sull’ efficacia delle statine in eta’ geriatrica e’
povera. Gli unici trial in cui sono state espressamente arruolati solo pazienti
in eta’ geriatrica sono il gia’ citato PROSPER (1) (unico studio di eventi dove
la pravastatina era stata confrontata con il placebo e l’ end-point primario
era il composito ‘morte coronarica + infarto non fatale + ictus’ ) e un piccolo
trial randomizzato e controllato che ha valutato l’ efficacia della
fluvastatina versus placebo nei confronti di un end-point surrogato (6) .
Nello studio PROSPER la tipologia dei pazienti arruolati (prevenzione primaria
versus prevenzione secondaria) non e’ risultato un modificatore di effetto in
una analisi formale degli stessi autori (= assenza di effetto sottogruppo, test
for interaction p=0.19). Tuttavia gli autori hanno enfatizzato ugualmente i risultati
ottenuti in questi due strati, segnalando risultati significativi sul’
end-point primario solo nei pazienti con pregressi eventi cardiovascolari [HR=
0.78 (0.66-0.93) versus i pazienti in prevenzione primaria [HR=0.94
(0.77-1.15)].
Lo studio non aveva dimostrato efficacia per la mortalita’ generale nella
casistica in toto [HR=0.97 (0.83-1.14)] e aveva segnalato un inquietante
incremento dei casi di cancro [HR= 1.25, (1.04–1.51 p=0.02) ; e delle morti per
cancro RR 1,28, 0,97–1,68, p=0,082]. I dati riferiti ai soli pazienti in
prevenzione primaria permettono di segnalare un incremento non significativo di
decessi associato all’uso della pravastatina [RR= 1.08 (0.85-1.37)] (5) . Tale
trend e’ simile a quello calcolabile per la fluvastatina da dati secondari di
Bruckert (6) .
Discussione
Le tre metanalisi considerate sono, per quanto ci risulta, le uniche finora
pubblicate in cui sia stata espressamente valutata l’ efficacia delle statine
nei pazienti anziani.
La metanalisi di Roberts (2), pur in presenza di eterogeneita’ ma in assenza di
publication bias per questo end-point , ha dimostrato un incremento non
significativo di cancro [RR= 1.06 (0.95–1.18)]. La metanalisi di Afilalo (3)
non riporta dati sul cancro, mentre Savarese4 riporta nella metanalisi di tre
soli trial prossimi alla neutralita’ [RR= 0.98 (0.85-1.15)].
I dati di sicurezza e di efficacia riguardanti il trattamento con statine nei
pazienti molto anziani(≥80 anni) non sono mai stati affrontati da metanalisi di
studi sperimentali ma sono stati considerati da una revisione non metanalitica
di studi osservazionali e sperimentali (8). Questi autori segnalano per la
curva di mortalita’ generale un andamento a J rovesciato, con i valori piu’
alti di mortalita’ corrispondenti a livelli di colesterolemia totale < 212
mg/dl (5.5 mmol/l) . Nelle loro conclusioni gli autori dichiarano che, mentre
nessun RCT ha mai dimostrato efficacia nei confronti della mortalita’ generale
nei pazienti ultraottantenni, per quelli esenti da danni cardiovascolari, l’
effetto potrebbe addirittura consistere in un incremento di mortalità (8) .
Conclusioni
In base all’ analisi dei risultati delle tre metanalisi considerate (2,3,4) e
alla luce delle incertezze di metodo segnalate , si può ragionevolmente
concludere che non esistono prove convincenti sulla efficacia delle statine
nei pazienti anziani in prevenzione primaria per gli end-point mortalita’
generale e mortalita’ cardiovascolare. In prevenzione secondaria esistono
invece evidenze abbastanza solide a favore di una riduzione del rischio di
ictus. Altri risultati segnalati da questa letteratura per altri end-point sono
poco affidabili. Quindi, in considerazione di un rapporto rischio/efficacia
tuttora incerto, raccomandiamo che la somministrazione di statine nel paziente
anziano debba essere decisa caso per caso e con particolare cautela, data l’
alta prevalenza di effetti collaterali in queste classi di età (8).
Riferimenti bibliografici
1-Shepherd J, Blauw GJ, Murphy MB. Et al.; PROSPER study group.
PROspective Study of Pravastatin in the Elderly at Risk. Pravastatin in elderly
individuals at risk of vascular disease (PROSPER): a randomised controlled
trial.
Lancet 2002;360:1623–30.
2- Roberts CG, Guallar E, Rodriguez A. Efficacy and safety of statin monotherapy
in older adults: a meta-analysis
J Gerontol A Biol Sci Med Sci. 2007 Aug;62(8):879-87
3-Afilalo J et al. Statins for Secondary Prevention in Elderly Patients A
Hierarchical Bayesian Meta-Analysis.
Am Coll Cardiol. 2008 Jan 1;51(1):37-45
4- Savarese G, Gotto AM Jr, Paolillo S, et al. Benefits of statins in elderly
subjects without established cardiovascular disease. a meta-analysis. Am Coll
Cardiol. 2013 Aug 14. doi:pii: S0735-1097(13)03880-1.
10.1016/j.jacc.2013.07.069. [Epub ahead of print
5- Ray KK, Seshasai SR, Erqou S, et al. Statins and all-cause mortality in
high-risk primary prevention - a meta-analysis of 11 randomized controlled
trials involving 65 229 participants. Arch Intern Med 2010;170:1024-31.
6- Bruckert E, Lièvre M, Giral P, et al. Short-term efficacy and safety of
extended-release fuvastatin in a large cohort of elderly patients. Am J Geriatr
Cardiol 2003;12:225-31.
7- Heart Protection Study Collaborative Group. MRC/BHF Heart Protection Study
of cholesterol lowering with simvastatin in 20 536 high-risk individuals: a
randomised placebo-controlled trial. Lancet 2002;360:7–22.
8- Petersen LK, Christensen K, Kragstrup J. Lipid-lowering treatment to the
end? A review of observational studies and RCTs on cholesterol and mortality in
80+-year olds. Age and Ageing 2010;39:674–80
9- Egger M, Davey Smith G, Schneider M, Minder C. Bias in meta-analysis
detected by a simple graphical test. BMJ 1997 315:629-34.
|
|