Evolocumab riduce eventi cardiovascolari in prevenzione secondaria
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Argomento: Medicina Clinica




 Nello studio FOURIER evolocumab, un anticorpo monoclonale che inibisce la proteina PCSK9, ha ridotto gli eventi cardiovascolari in soggetti ad elevato rischio.


In una pillola precedente [1] abbiamo visto che nuovi orizzonti terapeutici si stanno aprendo per la riduzione degli eventi cardiovascolari con nuovi farmaci che inibiscono la proteina PCSK9.

Arrivano ora i risultati dello studio FOURIER (Further Cardiovascular Outcomes Research With PCSK9 Inhibition in Subjects With Elevated Risk) [2] in cui sono stati arruolati 27564 soggetti affetti da patalogia aterosclerotica cardiovascolare già in trattamento con una statina. 
I partecipanti avevano mediamente un livello di LDL colesterolo di 92 mg/dL, nel 75% dei casi erano di sesso maschile ed avevano un'età media di 63 anni.
Dopo randomizzazione i pazienti sono stati trattati con evolocumab (un anticorpo monoclonale che inibisce la proteina PCSK9) oppure con placebo. Evolocumab veniva somministrato per via sottocutanea alla dose di 140 mg ogni 2 settimane oppure di 420 mg ogni mese. 

Il follow up in media è stato di poco più di due anni. 
L'endpoint primario era di tipo composto: morte cardiovascolare, infarto miocardico, ictus, ricovero per angina instabile, rivascolarizzazione coronarica.

Al termine del follow up l'endpoint primario risultava miinore nel gruppo evolocumab (9,8%) rispetto al gruppo placebo (11,3%). In termini relativi si aveva una riduzione dell'endpoint primario del 16% (IC95% 8%-21%).
Dopo 48 settimane di trattamento l'evolocumab aveva ridotto i valori del colesterolo LDL del 59%.

Non sono state riscontrate differenze tra i due gruppi per la mortalità totale. Inoltre lo studio non ha evidenziato problemi gravi di sicurezza dell'evolocumab. Reazioni avverse nella sede dell'iniezione si ebbero più frequentemente nel gruppo evolocumab (2,1%) rispetto al gruppo placebo (1,6%).

Che dire?

Lo studio è senza dubbio importante perchè dimostra che l'aggiunta di un inibitore della proteina PCSK9 alla terapia con statine riduce ulteriormente il rischio di eventi cardiovascolari: si evita un evento cardiovascolare di quelli compresi nell'endpoint primario dello studio ogni 66 trattati in un periodo di poco più di due anni. Si tratta di un NNT paragonabile a quello ottenuto dalle statine negli studi di prevenzione secondaria. Il risultato è tanto più apprezzabile se si considera che i pazienti erano già in trattamento basale con una statina e che questo trattamento è stato mantenuto per tutta la durata dello studio.

Da parte nostra porponiamo ai lettori due considerazioni:

1) lo studio ha avuto una durata relativamente breve

2) nello studio erano arruolati pazienti a rischio cardiovascolare molto elevato, ancorchè con valori basali di LDL colesterolo in media inferiori a 100 mg/dL

Queste considerazioni lasciano aperte alcune domande. Per esempio quali potrebbero essere i benefici del trattameno nei pazienti a minor rischio cardiovascolare? 
Ovviamente solo studi futuri potranno meglio chiarire questi aspetti.

Ricordiamo infine che evolocumab è disponibile in commercio sotto forma di siringhe per-riempite contenenti ciascuna 140 mg di farmaco. E' approvato per il trattamento dell'ipercolesterolemia e dislipidemia mista in associazione ad una statina o ad una statina e altre terapie ipolipemizzanti quando non si raggiungono i livelli desiderati di LDL colesterolo e in monoterapia o in associazione ad altre terapie ipolipemizzanti quando una statina non è tollerata o è controindicata. Inoltre è indicato nel trattamento dell'ipercolesterolemia familiare omozigote associato ad altre terapie ipolipemizzanti.




Renato Rossi


Bibliografia 


1. http://www.pillole.org/public/aspnuke/news.asp?id=6298

2. Sabatine MS et al. Evolocumab and clinical outcomes in patients with cardiovascular disease. N Engl J Med. Pubblicato online il 17 marzo 2017.







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