Costituisce reato (disturbo della quiete pubblica) avere dei galli che cantano senza orario arrecando disturbo agli altri condomini
( Cass. n. 41601/2019)
La Cassazione ha confermato la condanna di un imputato, condannato per il reato di disturbo alle persone perché ha permesso ai propri galli di cantare di giorno e di notte, ignorando sia i richiami dell'amministratore di condominio che le lamentele degli altri condomini che, per i disturbi del sonno hanno riportato danni alla salute o addirittura cambiato casa.
Il Tribunale di primo grado aveva condannato il proprietario dei galli a 20 giorni di arresto non avendo impedito il canto dei suoi tre galli, lasciati liberi in orario notturno e senza le cautele opportune per contenere le emissioni sonore, nonostante le segnalazioni ricevute, disturbando così il riposo di una quantità indeterminata di persone.
La Corte di appello confermava la sentenza.
Il condannato ricorreva in Cassazione lamentando la tenuita’ del fatto, la mancanza di accertamenti adeguati a valutare l’ effettiva entita’ delle emissioni sonore e quindi il conseguente disturbo a terzi.
Portava a sua discolpa, inoltre, il fatto che gli inquilini disturbati erano solo tre, e che esistevano altri galli di proprieta’ di un vicino, da lui ritenuti gli effettivi generatori delle molestie.
La Cassazione respingeva il ricorso.
Rilevava che la condotta “disturbante”, protrattasi per sei mesi non poteva essere considerata occasionale;
Inoltre dalle testimonianze era emerso che i galli e le galline, tenuti dall'imputato nel cortile condominiale, cantavano di giorno e di notte, alla vista sia della luce naturale, che dei lampioni e dei fari delle automobili. Questa situazione, prolungatasi nonostante le proteste degli altri abitanti del condominio e i richiami formali dell'amministratore, provocava non pochi disagi ai condomini "impedendo loro di dormire regolarmente e di compiere durante il giorno le ordinarie attività domestiche senza fastidi". Inoltre il tecnico Arpa aveva rilevato, nel corso di due sopralluoghi, che i galli dell'imputato "rinchiusi in una baracca, cantavano per 5-6 minuti a intervalli di 20-30 minuti, venendo calcolati in 18 minuti, 106 eventi sonori, percepibili anche dalla strada, con una frequenza di 10 secondi uno dall'altro."
Gli altri galli, quelli del vicino, rispondevano ai richiami dei primi galli aumentando la rumorosita’.
Veniva percio’ confermata la fattispecie prevista dall'art 659 c.p "per la cui configurabilità, come più volte precisato da questa Corte (…) non sono necessarie né la vastità dell'area interessata dalle emissioni sonore, né il disturbo di un numero rilevante di persone, essendo sufficiente che i rumori siano idonei ad arrecare disturbo a un gruppo indeterminato di persone, anche se raccolte in un ambito ristretto, come un condominio."
Venivano inoltre negate le attenuanti generiche perche’ l’ imputato, malgrado tutte le proteste ed i solleciti, aveva “manifestato una totale noncuranza nei confronti dei propri vicini, dimostrandosi sordo alle loro rimostranze per un prolungato temporale."
Una sentenza, a mio parere, giuridicamente ineccepibile, ma e’ possibile che la Cassazione non abbia questioni piu’ importanti di cui occuparsi?
Daniele Zamperini