I risultati del primo studio clinico cinese sull'idrossiclorochina sono incoraggianti ma, secondo gli autori, necessitano ulteriori conferme.
E' stato reso pubblico il primo studio randomizzato sull'efficacia dell'idrossiclorochina nella COVID-19. Per ora lo studio è disponibile su medRxiv [1] e non è stato ancora peer-reviewed.
Lo studio ha arruolato 62 pazienti ricoverati in un ospedale di Wuhan per COVID-19.
L'età media dei partecipati era di poco più di 47 anni (29 uomini e 33 donne).
I partecipanti sono stati randomizzati a ricevere terapia convenzionale associata a idrossiclorochina 400 mg/die per 5 giorni (n=31) oppure solo terapia convenzionale (n=31).
Sono stati valutati il tempo di miglioramento dei sintomi (principalmente febbre e tosse) e i quadri radiologici al baseline e al quinto giorno.
L'idrossiclorochina ha ridotto la febbre e la tosse in un tempo minore rispetto alla sola terapia convenzionale.
Al quinto giorno il quadro radiologico valutato mediante TC toracica risultava migliorato in circa l'80% dei pazienti trattati rispetto a circa il 55% del gruppo controllo.
Una progressione verso una forma più grave si è registrata in 4 pazienti, tutti appartenenti al gruppo di controllo.
Gli autori richiamano però alla cautela: il loro studio conferma parzialmente l'efficacia dell'idrossiclorochina e considerando che al momento non vi sono scelte migliori si tratta di una terapia promettente, tuttavia ritengono necessari studi di maggiori dimensioni.
Che dire?
Questo primo RCT dimostra che l'idrossiclorochina potrebbe essere una terapia efficace nel trattamento della COVID-19.
Tuttavia sono necessarie alcune precisazioni.
Anzitutto la casistica è limitata a soli 62 pazienti e giustamente gli autori ritengono necessari ulteriori studi con casistica maggiore.
Inoltre lo studio ha valutato endpoint clinici importanti (come il tempo di miglioramento dei sintomi e il riassorbimento degli infiltrati polmonarI) ma non ha la potenza statistica per valutare se si riesce a ridurre la progressione della malattia verso forme più gravi (anche se dallo studio si evince che questa progressione si è verificata solo in 4 pazienti non trattati con idrossiclorochina) nè la mortalità.
Ancora: i pazienti dello studio avevano un'età media di 47 anni: non sappiamo quali potrebbero essere i risultati in soggetti più anziani e/o con comorbilità che appaiono a maggior rischio di malattia grave.
Infine i pazienti trattati avevano una forma che necessitava il ricovero: non sappiamo se l'idrossiclorochina, somministrata precocemente in soggetti con sintomi lievi/moderati che non richiedono il ricovero sia in grado di migliorare o attenuare il decorso clinico.
Insomma, la strada è aperta ma ulteriori studi potranno chiarire questioni ancora aperte.
Renato Rossi
Bibliografia
1. Chen Z et al. Efficacy of hydrossychloroquine in patients with COVID-19: results of a randomized clinical trial. medRvix. Preprint.
doi: https://doi.org/10.1101/2020.03.22.20040758