Sono stati pubblicati i primi dati relativi ad uno studio sul remdesivir nella terapia della COVID-19.
Il remdesivir è un antivirale che inibisce la RNA polimerasi virale ed ha dimostrato, in vitro, di avere una buona attività contro il coronavirus [1]. Non è noto se sia efficace anche in vivo.
Il New England Journal of Medicine pubblica il primo studio sul remdesivir effettuato su pazienti affetti da COVID-19 [2].
Lo studio riguarda 61 pazienti ricoverati per COVID-19. Si tratta di pazienti con una forma clinica grave: nel 57% dei casi erano in ventilazione meccanica e nell'8% in ossigenazione attraverso membrana extracorporea.
IL trattamento, definito compassionevole dagli autori, è consistito nella somministarzione per infusione endovenosa di remdesivir 200 mg il primo giorno e 100 mg/die per altri nove giorni.
E' stato possibile analizzare i risultati relativi a 53 dei 61 pazienti osservati. Il follow up è durato in media 18 giorni.
Il 68% dei casi ha avuto un miglioramento per quanto riguarda il supporto di ossigenazione; il 57% dei soggetti che erano in ventilazione meccanica è stato estubato.
Il 47% dei pazienti è stato dimesso.
La mortalità è risultata in totale del 13%: in particolare del 18% tra i pazienti intubati e del 5% tra quelli non intubati.
Che dire?
Si tratta di uno studio con una casistica molto limitata e in cui non vi è un gruppo di controllo. Non è possibile quindi trarre conclusioni affidabili per quanto riguarda outcomes clinici importanti come la capacità del farmaco di ridurre i decessi o la percentuale di pazienti che necessitano di intubazione.
Lo studio suggerisce, comunque, che i pazienti gravi possono trarre giovamento dal remdesivir in circa due casi su tre, ma è necessario cautela nell'interpretare questi dati per i motivi di cui sopra. Dati incoraggianti ma ancora preliminari.
Come correttamente concludono gli autori è necessario attendere i risultati degli studi randomizzati attualmente in corso.
Da notare che in circa il 60% dei casi si sono verificati degli eventi avversi: aumento degli enzimi epatici, ipotensione, diarrea, alterazioni della funzionalità renale, etc..
Anche in questo caso, mancando il gruppo di controllo, non è noto se tali eventi siano dovuti al farmaco o alla malattia.
E' comprensibile che tutti attendano e sperino nei risultati degli studi in corso in tutto il mondo. Purtroppo però la medicina ha i suoi tempi tecnici che più di tanto non possono essere ridotti.
Renato Rossi
Bibliografia
1. http://www.pillole.org/public/aspnuke/news.asp?id=7322
2. Grein J et al. Compassionate Use of Remdesivir for Paients with Severe COVID-19. N Engl J Med. Pubblicato online il 10 aprile 2020.