Pubblicato una osservazione preliminare su 5 pazienti affetti da grave COVID-19 trattati con plasma di soggetti guariti dal coronavirus.
Tra le varie opzioni terapeutiche che si stanno studiando per trattare il SARS-CoV-2 vi è l'utilizzo del plasma di soggetti guariti dalla malattia.
Una comunicazione prelieminare pubblicata da JAMA [1] riguarda il caso di cinque pazienti affetti da grave polmonite da coronavirus con rapido aggravamento nonostante terapia con antivirali e steroidi, tanto che era stato necessario l'uso della ventilazione meccanica.
Tutti i soggetti sono stati trattati con plasma di convalescenti che avevano superato la malattia. Il plasma venne somministrato da 10 a 22 giorni dopo il ricovero.
La temperatura corporea dei pazienti si normalizzò entro 3 giorni in 4 dei 5 trattati, la loro carica virale si negativizzò entro 12 giorni, mentre aumentava progressivamente il titolo di anticorpi neutralizzanti il coronavirus.
In 4 pazienti la grave insufficienza respiratoria si risolse entro 12 giorni dalla trasfusione. Dei 5 pazienti 3 sono stati dimessi e 2 sono ancora ricoverati ma in condizioni stabili.
Gli autori concludono, però, che la casistica molto limitata e il disegno dello studio non permettono di affermare l'efficacia del trattamento con plasma di convalescenti: sono necessari ulteriori valutazioni in trials clinici.
In un editoriale di accompagnamento [2] si sottolineano i limiti di questo lavoro. Non essendo di tipo randomizzato e controllato non si sa se i miglioramenti osservati sono dovuti al plasma, alla evoluzione naturale della malattia oppure alle altre terapie somministrate (antivirali, steroidi). Inoltre il plasma venne somministrato quando i pazienti erano ricoverati da giorni: una somministrazione più precoce avrebbe migliorato gli outcomes?
L'autore ricorda anche alcuni studi che hanno valutato l'efficacia del plasma di convalescenti nella SARS, nella febbre emorragica da virus Ebola, nella influenza aviaria (H5N1). In particolare ricorda uno studio osservazionale su 1775 pazienti affetti da SARS [3]. Negli 80 soggetti trattati con plasma di convalescente la mortalità risultò minore (12,5%) rispetto ai non trattati (17%).
Però la mancanza di RCT non permette di trarre conclusioni affidabili. Inoltre non è noto se sia preferibile usare il plasma oppure una concentrazione di globuline iperimmuni. L'editoriale conclude che l'attuale pandemia di coronavirus potrebbe essere l'occasione per studiare in RCT adeguati l'efficacia di questa strategia. Inoltre per preparsi ad una eventuale recrudescenza del coronavirus bisognerebbe prevedere di stoccare grandi quantitativi di plasma o globuline iperimmuni che si possono conservare per anni.
Che dire? Le osservazioni preliminari degli autori cinesi suggeriscono che l'uso del plasma di soggetti guariti dal coronavirus potrebbe essere un' arma in più e non si può che concordare con le osservazioni dell'editoriale.
Si saprà sfruttare questa emergenza per studiare in modo rigoroso un trattamento potenzialmente utile e prepararsi per una nuova e possibile riaccensione oppure le lezioni della SARS, della MERS e dell'aviaria rimarranno lettera morta?
Renato Rossi
Bibliografia
1. Shen C et al. Treatment of 5 critically ill patients with COVID-19 with convalescent plasma. JAMA. Pubblicato online il 27 marzo 2020.
2. Roback JD et al. Treat COVID-19. Possibilities and Challenges. JAMA. Pubblicato online il 27 marzo 2020.
2. Cheng Y et al. Use of convalescent plasma therapy in SARS patients in Hong-KONG. Eur J Clin Microbiol Infect. 2005:24:44-46.