Richiedere troppi accertamenti può avere conseguenze negative non solo per il paziente ma anche per il medico.
Il progresso tecnologico sia per quanto riguarda gli esami di laboratorio che quelli di imaging radiologico ha sicuramente portato a notevoli miglioramenti nelle cure.
Tuttavia vi è anche l'altra faccia della medaglia rappresentata dagli effetti negativi che si possono verificare quando si riscontra, inaspettatamente, un esame alterato.
Questa probabilità aumenta esponenzialmente con il numero degli esami richiesti. E' noto che non esiste un esame perfetto che abbia una sensibilità ed una specificità del 100%: esisterà sempre una certa percentuale di falsi negativi e di falsi positivi. Questi ultimi portano inevitabilmente ad ulteriori accertamenti (anche invasivi) e talora a terapie non necessarie.
E' un problema spesso sottovalutato dalla moderna medicina, sempre più di tipo anticipatorio, volta a diagnosticare precocemente patologie in fase iniziale. Il rischio esiste anche quando, in assenza di motivazioni cliniche, si richiedono esami a tappeto.
Uno studio effettuato negli USA [1] ha valutato le conseguenze del riscontro di un "incidentaloma" intervistando 991 medici internisti. Hanno risposto alle domande in 376 (44,7%): età media 43 anni, 60% di sesso maschile.
La quasi totalità degli intervistati ha dichiarato di essersi trovata di fronte, dopo il riscontro di un incidentaloma, a quella che gli autori definiscono cascata di esami.
In alcuni casi questa cascata ha avuto un esito positivo clinicamente importante, ma molto più spesso ha avuto un esito negativo (non ha portato ad un intervento clincamente utile al paziente). In pratica un esito positivo si è avuto in meno del 15% dei casi mentre un esito negativo si è verificato nel 31% dei casi.
La maggior parte dei medici (90%) ha riferito che la "cascata" ha portato ad effetti negativi per il paziente (di tipo psicologico, economico e fisico) me anche per gli stessi medici (perdita di tempo, frustrazione, ansia).
Interessante notare che per il 37% degli intervistati il test che aveva dato origine alla cascata non era clinicamente giustificato.
Che dire?
Questo studio porta, a nostro avviso, una ventata di aria fresca in un mondo che, forse, pone troppa fiducia negli accertamenti medici.
Come si è detto ogni esame può avere dei falsi positivi che portano inevitabilmente ad ulteriori accertamenti anche di tipo invasivo, non privi di rischi. Inoltre ne possono derivare trattamenti (farmacologici o chirurgici) non necessari con effetti collaterali conseguenti.
La conclusione è duplice.
Da una parte si deve porre in atto la necessaria attenzione per evitare di prescrivere accertamenti non motivati da chiare indicazioni cliniche e allora la riscoperta del vecchio ma mai obsoleto ragionamento clinico può venire in aiuto.
Dall'altra si dovrebbe ricorre agli esami di screening solo in caso di documentata efficacia, informando sempre il paziente che uno degli effetti collaterali degli screening è la "sovradiagnosi" con conseguenti trattamenti non necessari.
Renato Rossi
Bibliografia
1. Ganguli I et al. Cascades of Care After Incidental Findings in a US National Survey of Physicians. JAMA Netw Open 2019 Oct 16; 2:e1913325.