Le basi biologiche dell'adulterio
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Argomento: Archivio storico


L' adulterio e l' infedelta' sono fenomeni puramente sociali o hanno una base biologica?
Riproponiamo un articolo sull' argomento, prendendo in esame esperienze sugli animali, le moderne conoscenze genetiche, una serie di studi sociologici e psicologici

Uomini e scimmie

Nella famiglia di grandi scimmie la gerarchia è chiara, e molto rigida: nessuno può confondere il capobranco con gli altri maschi. Più anziano, più grosso e forte, domina tutto il gruppo: le femmine sono solo sue, ed egli si assume l'esclusività dei rapporti sessuali con esse, escludendone i maschi più giovani, che vengono malmenati e allontanati ogni volta che tentino di violare il suo harem. Ma è chiaro che i giovani sono irrequieti, e mal sopportano questa esclusione: ogni volta che il capobranco si allontana, tentano di sedurre qualcuna delle femmine, incuranti del rischio; e stranamente, pur consapevoli del rischio, le femmine si mostrano molto spesso disponibili, senza tante storie.
Per lungo tempo, quindi, prosegue un continuo balletto, con il capobranco che difende con la forza il suo harem, i giovani che lo insidiano, le femmine che tradiscono spudoratamente. Ma ad un certo punto, inevitabilmente, il maschio dominante finisce per diventare troppo vecchio e debole e finisce per essere sconfitto e sostituito da un maschio più giovane, che assume il ruolo di nuovo capobranco.
Questo è un momento cruciale, nella vita della famiglia: tra i primi atti del nuovo capo, oltre a quello di impossessarsi dell'harem e difenderlo dagli altri maschi, c'è quello di uccidere tutti i cuccioli della famiglia, nati durante il periodo di dominazione del vecchio capo. Però (e questo stupì molto i primi osservatori umani) se qualche cucciolo era figlio di una femmina con la quale aveva avuto rapporti "clandestini", veniva invece risparmiato.
Sembrava quasi che, inconsciamente, il maschio avesse il dubbio che quei cuccioli potessero essere figli suoi e non del vecchio capo, e si comportasse di conseguenza.

Le osservazioni descritte hanno destato molto interesse tra gli etologi, che hanno cercato di trarne indicazioni sui meccanismi inconsci che regolano le azioni umane a livello puramente biologico e istintivo, in quanto hanno messo in luce un meccanismo relazionale intricato ma molto interessante per le sue ricadute in campo psico-relazionale: il conflitto di interessi che si sviluppa tra i due sessi nella gestione dei rapporti sessuali e della figliolanza che ne deriva: il maschio dominante, padrone delle femmine, compie ogni azione finalizzata ad evitare che le femmine abbiano rapporti con altri maschi; questo accanimento sarebbe finalizzato secondo gli studiosi, ad acquisire la certezza che la prole del gruppo sia sua; le femmine sono invece largamente disponibili a praticare sesso, senza guardare troppo per il sottile, anche con i maschi giovani, soprattutto con i più forti, in modo da garantire la sopravvivenza ai propri figli, quando uno di questi maschi dovesse ottenere il dominio sul gruppo.

Il "gene egoista"

Questi comportamenti, trasportati (con i dovuti distinguo) sul genere umano, esprimerebbero la cosiddetta legge del "gene egoista": ogni individuo, al di là di ogni motivazione conscia e di ogni matrice culturale, subisce l'impulso di perpetuare la propria linea genetica trasmettendola ai propri figli. Vale a dire che ogni essere vivente, indipendentemente dai suoi moventi consci, effettua in realtà i più importanti atti della vita, soprattutto quelli connessi all'attività sessuale, esclusivamente sotto l'impulso del mantenimento della propria linea germinale.
Questa regola generale trova però una prima differenziazione nelle diverse condotte tenute dai due sessi, differenti sia dal punto di vista fisico che psicologico: poiché in molti animali (e soprattutto nella razza umana) il neonato ha bisogno prima di poter essere autonomo di un lungo periodo di assistenza e di protezione, questa funzione assistenziale è svolta generalmente dalla madre, che "deve" difendere la sua linea germinale, ma che viene così a essere a sua volta dipendente da terzi per il mantenimento e la protezione sua e del piccolo. Il ruolo di protezione viene affidato generalmente al padre: ad un maschio, cioè, particolarmente responsabilizzato dal fatto di avvertire il bisogno di proteggere il cucciolo in quanto da lui ritenuto portatore della "sua" linea germinale.

Ma, come abbiamo visto, gli interessi tra i due componenti della coppia possono essere in conflitto: il bisogno di propagazione della propria linea genetica provocherebbe, nel maschio, la tendenza a fecondare il maggior numero possibile di femmine e contemporaneamente a creare dei meccanismi di controllo sociale che gli assicurino la "certezza di paternità" all'interno della coppia. La femmina, da parte sua, avvertirebbe invece il bisogno di un partner forte (sia dal punto di vista genetico che sociale) e contemporaneamente fedele, tale da garantire una protezione adeguata a lei e alla "sua" linea germinale senza pericolo di fughe.
Da questi meccanismi nascerebbero gli insanabili contrasti tra uomini e donne sulle problematiche connesse alla fedeltà e al tradimento.

Un esame superficiale del problema porterebbe quindi a concludere per delle posizioni molto nette e precise: maschio "farfallone" e inseminatore, femmina accaparratrice e fedele. Ma le cose non sono mai semplici: abbiamo visto, tra i primati, come anche le femmine abbiano la tendenza alla promiscuità e alla ricerca (in caso di declino del proprio partner) di un partner alternativo "forte". Tale ricerca appare sempre finalizzata, in accordo alle premesse, alla difesa della progenie. Meccanismi analoghi di infedeltà femminile possono essere ravvisati anche nei comportamenti umani: statistiche attendibili (Baker, 1996) hanno rilevato come un cospicuo numero di bambini (tra il 10 e il 30% del totale) appaiano nati, all'interno di coppie stabili, in seguito a relazioni extraconiugali.
È evidente come il comportamento umano vada analizzato più accuratamente, studiando la relazione tra comportamenti "innati" e acquisizioni sociali, tenendo sempre presente, però, che uomini e donne sono diversi perchè sono diverse le loro strategie riproduttive (Trivers, 1972).

I comportamenti di facciata

È interessante osservare, in primo luogo, la differenza tra le strategie relazionali dei due sessi in ambito sessuale: mentre per l'uomo è un vanto sbandierare le proprie conquiste (esibizione di una maggiore propagazione germinale) le donne invece nascondono accuratamente le loro relazioni parallele: infatti, qualora scoperta, la infedeltà femminile porterebbe il partner all'incertezza di paternità e quindi all'abbandono dell'adultera e del figlio che ne è venuto onde non investire fatiche e risorse in una prole potenzialmente altrui.

L'investimento familiare

La necessità di curare al meglio l'investimento delle proprie risorse al fine di propagare i propri geni è, alla fin fine, la causa dei lunghi fidanzamenti che precedono a volte il matrimonio: infatti in questo periodo si tende ad investigare l'altra persona in modo da poterne valutare l' affidabilità, sempre vista in base ai diversi interessi dei due partecipanti. La famiglia, dal punto di vista del "gene egoista", è vista infatti, pur nelle diverse estrinsecazioni sociali, come un investimento a lungo termine finalizzato esclusivamente alla propria riproduzione.

La gelosia

Notevole la differenza tra i due sessi: la gelosia della donna deriverebbe soprattutto dalla paura di perdere le risorse emotive e materiali del partner, che rischia di essere portato via dalla rivale.
Per questo motivo la donna teme soprattutto, come si dirà dopo, l'innamoramento del suo partner per una concorrente.
Poichè la strategia riproduttiva del maschio si basa invece sul bisogno di assicurarsi la "certezza di paternità", la gelosia maschile deriva piuttosto dalla possibilità che la prole della coppia possa essere frutto della promiscuità sessuale della compagna.
Diventano importanti quindi per il maschio tutti quegli elementi che rafforzino questa "rassicurazione di paternità", come ad esempio il grado di somiglianza che il figlio possa avere con il padre. Alcune ricerche, effettuate negli Stati Uniti e in Italia hanno evidenziato ad esempio come una maggior somiglianza tra il padre e il figlio comporti un investimento affettivo molto più alto da parte del primo verso il secondo. E questo fenomeno si verifica anche se la somiglianza non sia oggettiva ma venga solo percepita soggettivamente dal padre stesso; in altre parole è più importante che il padre si convinca di essere tale, piuttosto che lo sia veramente. Si verificava invece una situazione di distacco emotivo allorchè il padre percepiva che il figlio fosse più somigliante alla madre che a sè stesso.

L'adulterio

Recenti ricerche effettuate in Italia hanno evidenziato come la visione dell'adulterio sia molto diversa tra i due sessi: il 95% delle femmine intervistate era sconvolta dall'immagine del proprio partner impegnato in una relazione che avesse soprattutto una componente affettiva e amorosa con un'altra donna, mentre l'identica situazione risultava disturbante solo per il 43% dei maschi. Se veniva prospettata invece l'ipotesi di una relazione puramente fisica e sessuale, i rapporti si invertivano: la possibilità che il/la partner avesse rapporti sessuali esterni alla coppia disturbava il 65% dei maschi a fronte del 32% delle femmine.
Alcuni ricercatori (Buss e al., 1992) hanno perfino riscontrato, nel rappresentare tali situazioni, potenti risposte neurovegetative, indici di notevole sconvolgimento interno.

La rassicurazione di paternità:
Le società umane hanno messo in atto diversi meccanismi finalizzati alla "rassicurazione di paternità": importante sembra ad esempio l'attribuzione del nome che verrà dato al figlio: i genitori maschi tendono con forza a dare al figlio un nome di un membro della propria famiglia di origine, quasi a voler sottolineare il legame di sangue che da esso deriva. Ricerche americane avrebbero evidenziato come, allorchè la madre si ostini a voler negare questo privilegio, si abbia un sostanziale aumento dei conflitti coniugali.

Il DNA: la certezza raggiunta

In epoca recente un importante elemento di chiarezza (ma anche di disturbo) è venuto a complicare la situazione: l'esame del DNA. L'esame del materiale genetico, infatti, è in grado di poter garantire la certezza di paternità e, di conseguenza, la corretta trasmissione della linea germinale. Sembrerebbe quindi che finalmente si sia risolto un annoso problema, ma è possibile che l'acquisizione della certezza possa invece costituire un grosso elemento di disturbo sociale in quanto idonea a rivelare una serie di comportamenti dicutibili ma finora inosservati e indolori. Si pensi ad esempio a tanti casi di adulterio e di concepimento illegittimo avvenuti in un passato abbastanza remoto ma ancora incidente nella vita dei protagonisti.

Natura e cultura

Da tutto ciò deriverebbe una serie di considerazioni: non sarebbe tanto la cultura, bensì la natura a rendere gli uomini più assertivi e aggressivi, più infedeli e piu sensibili alla bellezza e alla giovinezza delle partner. D'altro canto sarebbe sempre la natura a rendere le donne maggiormente inclini alla tutela e più portate ad apprezzare soprattutto la solidità materiale (economica, sociale o semplicemente personale) del maschio. Sarebbe perciò sempre la natura a render ragione delle diverse espressioni della gelosia tra maschi e femmine. Sembrerebbe perciò che, malgrado condizionamenti culturali e l'evoluzione dei costumi, rimanga, coperto ma non scomparso, questo impulso procreativo basilare.

Ma dobbiamo credere assolutamente alle teorie degli psicologi evoluzionisti? Non ne siamo affatto sicuri, ricordando come queste, nel tempo, abbiano subito sostanziali mutamenti: a lungo è stata vantata la sovranità del maschio sulla femmina, spesso sostenuta da argomenti di tipo scientifico. Solo recentemente le donne hanno reclamato e ottenuto l'uguaglianza, con criteri abbastanza discutibili a cui sono conseguiti problemi non indifferenti; attualmente si sta affermando il concetto della "diversità strutturale nella parità di diritti ed opportunità" basato sul riscontro di qualità e strutture psico-fisiche diverse ma potenzialmente analoghe ed illimitate tra maschi e femmine.
L'evoluzione di questi concetti è sempre stata supportata dalle teorie psicologiche in auge all'epoca, che si adattavano all'evoluzione della situazione sociale: dapprima si è accreditata la minor dotazione intellettuale delle donne, in seguito sono state sottolineate le differenze di origine culturale (e non strutturale).
Gli studi sulla differenza tra i sessi sono numerosi, talvolta in contraddizione: Eagly (1987) sosteneva una differenza basata sulla diversa propensione delle femmine a preservare le relazione ("communion") in opposizione alla tendenza maschile a perseguire le realizzazioni ("agency") mentre ad esempio la Chodorow (1978) basava invece sulla prolungata identificazione con la madre le sue osservazioni sulla maggior propensione al "maternage" (e quindi agli affetti) delle donne rispetto all'uomo.
Non è ancora detta, perciò, l'ultima parola.

Bibliografia

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Chodorow N. (1978) "The reproduction of mothering: Psychoanalysis and the sociology of gender" Berkeley, University of California Press

Daly M. , Wilson M. (1982) "Whom are new born babies said to resemble?" Ethology and Sociobiology, 3, 69-78

Dogana F. 1993 "Le piccole fonti dell'io" Firenze, Giunti.

Eagly A. (1987) "Sex differences in social behavior. A social role interpretation". Hillsdale, N. J. , Erbaum (citato da Caprara
G. V. "Questioni di sesso e di genere" Psicologia contemporanea 1999 n. 155)

Padiglione V. "Il Cinghiale Cacciatore - Antropologia della caccia in Sardegna" Armando.

Trivers R. L. (1972) "Parental investment and sexual selection" In B. Campbell "Sexual selection and the descent of man" - Chicago, Aldine

Daniele Zamperini  2002







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