La pianta di tabacco e’ stata probabilmente il primo vegetale coltivato per scopi ricreativi o religiosi fin dai tempi piu’ remoti. Originaria del continente americano essa era conosciuta dalle antiche popolazione che avevano creato intorno ad essa un' aura divina e leggendaria i cui echi giungono fino ai giorni nostri.
Pochi sanno, ad esempio, che la parola "sigaro" (derivata dallo spagnolo "cigale") abbia le sue origini dal termine azteco "Zicar" con cui veniva chiamato il Dio del tabacco. Presso i Maya lo stesso Dio si chiamava invece "Zic-Ahuau".
Come e' nato?
I Pellerossa (popolazioni amerinde a noi piu’ note, di cui ricordiamo tutti il tradizionale calumet della pace fumato nei films) avevano intorno al tabacco una serie di pittoresche leggende:
-I Lakota (Sioux stanziati nel territorio occidentale) ritenevano che il tabacco fosse un dono di Wakan-Tanka, il "Grande Spirito", e che fosse stato consegnato agli uomini dalla bellissima Donna Bisonte Bianco, vestita di pelli di daino bianche. Secondo quanto narrato dal sacerdote Alce Nero la stessa emissaria del Dio aveva donato ai Sioux la "Sacra Pipa" con una descrizione precisa dei riti necessari per raggiungere attraverso il fumo la perfetta comunione tra uomo e Dio. Il Sioux "Cervo Zoppo" raccontava che "il fumo della Pipa Sacra e’ il respiro del Grande Spirito… quando sediamo e fumiamo insieme la nostra pipa formiamo un cerchio senza inizio e senza fine che circonda tutto quanto esiste sulla terra".
-I "Piedi Neri" invece narravano che il "Grande Spirito" aveva fatto conoscere il tabacco a quattro stregoni durante una visione. Poiche' pero’ gli stregoni non volevano condividere la sacra pianta con gli altri comuni mortali, alcuni castori inviati dal Dio misero riparo all’ingiustizia regalando i semi di tabacco a una coppia di comuni indiani e insegnando loro anche i rituali di coltivazione.
-Gli "Apaches" raccontano che fu Coyote (il Dio dell' inganno) a rubare il tabacco al Sole ma che voleva tenerlo per se'. Allora la gente della tribu’ escogito’ un espediente: fecero travestire un ragazzo da donna e fecero finta di volerlo dare in sposa a Coyote. Questi, consentendo al matrimonio, regalo’ alla promessa sposa come dono di nozze tutto il tabacco che aveva rubato al sole. Celebrate le finte nozze e scoperto l' inganno, Coyote si infurio’ e cerco’ di riavere indietro il regalo ma fu inutile perche’ gli uomini si tennero il tabacco, frutto di un doppio furto.
-I "Cree" invece narrano una romantica storia d' amore: un giovane si innamoro’ di una fanciulla di un altro accampamento e approfitto’ di un momento in cui erano rimasti soli per dichiararsi e chiederle di sposarlo. La giovane acconsenti’ e furono celebrate le nozze. In seguito, tornando dove era sbocciato l’amore tra i due, il giovane si accorse che era cresciuta una bellissima pianta, che porto’ alla propria gente. Alla pianta fu dato il nome di "hitci" ma quando fumavano le sue foglie il giovane e la sua gente usavano un altro nome, "haisa" che significa amplesso.
Il Tabacco in epoca precolombiana
In tutte le latitudini, quindi, e presso tutte le popolazioni americane il tabacco e’ stato visto come una pianta di origine sacra, la cui origine, coltivazione e consumazione era condizionata da una serie di riti e di cerimonie particolari. Veniva usato, a seconda delle popolazioni, in vari modi: poteva essere fumato (si potevano allora usare pipe di terracotta, pipe di pietra, poteva esser fumato, magari avvolto da foglie di pannocchie di mais); poteva essere masticato (da solo o mescolato ad altre sostanze); poteva essere fiutato, bevuto, succhiato o addirittura assunto per via rettale (Schultes 1979). L’uso piu’ comune era gia' comunque quello del fumo, come gia' si legge nel libro sacro dei Maya.
Tra gli Aztechi, gia’ nel primo millenio a.c., i sacerdoti soffiavano ritualmente il fumo direttamente verso il sole e ai quattro punti cardinali aspirandolo da pipe o direttamente dalle foglie arrotolate.
Presso di essi il tabacco veniva usato anche al temine di pasti rituali: i commensali si riunivano dopo la mezzanotte, si lavavano le mani e mangiavano mais, fagioli, tacchini, carne, e al termine del pasto venivano distribuite pipe di canna o di terracotta riccamente decorata, senza fornello, in cui veniva fumato un miscuglio di tabacco e resine aromatiche. Venivano inoltre distribuiti regali e altre sostanze come il cacao, anch'esso carico di forti significati simbolici rituali. Passeggiare con una pipa in mano era comunque ritenuto, per gli Aztechi, segno di nobilta’ e di eleganza.
I nativi del Rio delle Amazzoni (Thevet 1555) tenevano il tabacco in grande considerazione; sostenevano che esso purificava e consumava gli umori superflui del cervello e toglieva fame e sete per po’ di tempo. Veniva usato per le cerimonie di iniziazione degli adolescenti, che dovevano fumare un certo numero di sigari o ingoiare foglie di tabacco.
Gli indigeni Warraud del Basso Orinoco (Venezuela) usavano il tabacco come unica sostanza allucinogena nelle loro cerimonie spirituali. Consumavano fino a 30 sigari per stimolare il viaggio verso i loro spiriti. La cosa, viste le dosi, non dovrebbe destare meraviglia.
Il tabacco veniva pero’ considerato anche una pianta medicinale e veniva somministrato anche per altre vie e perfino, come gia’ detto, per via rettale. La differenza tra gli effetti psico-organici del tabacco riportati dai racconti (addirittura francamente allucinogeni ma comunque sempre diversi tra loro a seconda dell' origine dei racconti) e quelli riscontrati in epoca attuale puo' derivare da una serie di fattori di cui parleremo in seguito come ad esempio la diversa composizione e la diversa ibridizzazione delle piante coltivate.
Infatti la pianta di tabacco veniva coltivata in modo diverso nelle diverse zone dell’America quasi sempre con una procedura "sacrale" e accompagnata da complicati riti. Percio' veniva usato per le cerimonie religiose solo tabacco coltivato secondo l’ortodossia locale e avente determinate specifiche caratteristiche, diverse da tribu' a tribu'.
Gli indiani Crow avevano perfino organizzato una specie di Associazione di Garanzia che vegliava sulla qualita’ e sulle modalita’ di coltivazione del tabacco (Guasco 1999).
La sacralita' del tabacco era tale che i Kuruk, indiani tipicamente nomadi e dediti alla cacciagione, coltivavano esclusivamente tale vegetale rifiutando invece, per motivi religiosi, ogni altro tipo di coltivazione.
L' uso religioso del tabacco faceva si' che spesso esso venisse a costituire un' offerta sacrale alle divinita’. Strano a dirsi, molte di queste usanze sono state tramandate fino all’epoca nostra: ancora oggi, ad esempio, gli ultimi discendenti dei Maya nello Yucatan e nel Messico usano offrire agli Dei il primo sigaro della raccolta accendendolo con una lente che concentra i raggi solari: essi infatti si raffigurano il Dio del Tuono e della Pioggia come un vecchio con una lunga barba bianca, accanito fumatore, che produce le nuvole con il fumo del suo sigaro e le stelle del cielo con le braci accese.
E’ notevole il fatto come la maggior parte degli indigeni di California, Oregon, Columbia Britannica, ecc., coltivassero tabacco ma non coltivassero altre piante. Alcune tribu’ (come ad esempio i Kuruk di cui abbiamo gia' parlato) avevano sviluppato una raffinata conoscenza delle tecniche di coltivazione che pero’ applicavano al solo tabacco senza mai estenderlo ad altre piante alimentari
BIOLOGIA DEL TABACCO
Parlando di tabacco non ci si puo riferire pero' ad una pianta ben precisa: quello che noi attualmente usiamo e’ il tabacco derivato dalla "nicotiana tabacum", pianta delle solanacee (come la patata, il pomodoro e altre piante coltivate) originaria di una regione dell’America meridionale compresa tra Argentina, Bolivia e Paraguay. E’ una pianta esclusivamente coltivata in forma "domestica" e inesistente in forma selvatica. E' un allotetraploide (vale a dire che possiede un doppio corredo cromosomico derivato da due progenitori di ceppi diversi). Questo fenomeno, nei vegetali, e' abbastanza frequente: alcune piante possono incorporare un doppio corredo cromosomico derivato addirittura da specie diverse. I progenitori della "nicotiana tabacum", quelli che hanno fornito il doppio corredo cromosomico, sono probabilmente la "nicotiana silvestris" e la "nicotiana tormentosiformis" (D’Amato 1987).
Si tratta di due piante diffuse in zone diverse del Sud America ma non comunicanti direttamente tra loro: la particolare geografia "longitudinale" del continente sudamericano ha provocato la formazione di vere "barriere climatiche" che hanno impedito la diffusione delle specie vegetali, spesso rimaste limitate in un ristretto habitat. I due ceppi "progenitori" si sono ibridati probabilmente attraverso l’intervento di una terza sottospecie, la "nicotiana otophora", che vegeta in una regione intermedia e che puo’ aver agito da trait-d’union.
Il genere "nicotiana" comprende complessivamente circa 50 specie; in origine molte di queste venivano usate come produttrici di tabacco prima che si affermasse la specie ibrida. La specie piu' usata dalle popolazioni amerinde era probabilmente la "nicotiana rustica", con contenuto piu' alto di nicotina ma di combustione piu' difficile. Proprio per favorire tale combustione venivano usati strumenti appositi: sono state trovate pipe di diversa fattura, risalenti fino a 2000 anni a.c. in molte localita’ del Sud America.
Anche la "nicotiana rustica" e’ un ibrido tetraploide: deriva da "nicotiana paniculata" e "nicotiana ondulata" ed e’ originaria della regione Andina. Si sarebbe quindi curiosamente verificata nell' America del sud una ibridazione e una selezione indipendenti di specie affini difficilmente mescolabili tra di loro.
L' IMPORTAZIONE DEL TABACCO IN EUROPA
Gia’ dal viaggio di Colombo si cominciarono ad avere in Occidente le prime notizie di questa strana pianta e dell’uso che se ne faceva nel Continente Nuovo.
Il diario di Cristoforo Colombo riporta come, allorche’ approdarono nell’isola di Hispaniola (attuale Cuba) si accorsero con meraviglia che gli Indios avevano l’abitudine di inalare fumo di tabacco. I famosi sigari cubani possono vantare quindi illustri antenati…
Ma gia' un mese prima Colombo, esplorando alcuni isolotti nella speranza di trovare oro e pietre preziose, aveva notato un indio su una piccola imbarcazione che "portavano con se' qualche foglia seccata che deve essere molto apprezzata da loro perche’ me ne hanno fatto dono". A Hispaniola gli uomini inviati a terra riferirono di aver visto in giro "molti uomini e donne che tenevano in mano un tizzone d’erbe per farne, com’e’ loro abitudine, delle inalazioni".
Nel 1495 un missionario, Francesco Pane, riferi’ che i nativi delle Antille impiegavano la polvere del tabacco, inalandola, contro vari malanni.
Tocco’ ad Americo Vespucci incontrare invece i primi masticatori di tabacco, a largo del Venezuela (1499).
Diversi altri studiosi indagarono su questo argomento: il frate domenicano Bartolome’ De Las Casas descriveva con precisione: "erbe secche avviluppate a loro volta in una foglia secca ... accesi a una estremita’ dall’altra risucchiano o aspirano verso l’interno ricevendo cosi’ il fumo".
Una descrizione analoga e ancora piu’ approfondita veniva effettuata da Gonzales Fernandez de Oviedo y Valdes, Governatore di San Domingo nel 1535.
Gli indigeni davano il nome di "cagioha" o "cahiba" alla pianta, quello di "tabaha" a quella strana pipa a forma di Y in cui fumavano le foglie ad uso soprattutto medicinale. I primi esploratori percepirono immediatamente l’importanza di questa pianta per le culture indigene tanto che praticamente tutte le pubblicazioni sul nuovo mondo riportavano descrizioni e illustrazioni riguardanti l’uso del tabacco.
LA DIFFUSIONE IN EUROPA
Storicamente, sembra che i primi semi di tabacco per una coltivazione in loco furono importati in Spagna dal naturalista Hernandez da Toledo che nel 1559 li mise in coltura nei giardini reali. Il primato storico viene pero' invece attribuito quasi universalmente a Andre' Thevet che avrebbe portato i primi semi di tabacco (nicotiana tabacum) in Europa e seminati in Angoulonne nel 1556 tanto che la localita’ diede il primo nome a questa pianta (Herb D’Angoulenne).
Il nome latino della specie deriva pero’ da quello del Console Generale Francese a Lisbona, Jean Nicot che introdusse il tabacco in Francia dal Portogallo nel 1560. Infatti un dizionario del 1573 riporta gia’ il vocabolo "nicotiane" descrivendola come erba meravigliosa, utile contro ferite, ulcere, herpes e altre simili malattie. Da Nicot prende nome anche ovviamente la nicotina, alcaloide isolato tre secoli dopo (nel 1828).
Nei primi anni della sua introduzione in Europa il tabacco era utilizzato sotto forma di polvere di foglie disseccate, inalate dal naso per curare il mal di testa. Mornadez, famoso medico di Siviglia, la prescrisse contro il morso di serpenti e di insetti oltre che per il mal di testa, raffreddore e reumatismo. Barclay in Gran Bretagna contro l’apoplessia, le vertigini, la peste e l’asma.
Il primo fumatore bianco in assoluto sarebbe stato Rodrigo De Jerez che pero’ pago' caro il primato in quanto fu processato e incarcerato per stregoneria dall’Inquisizione per aver fumato in pubblico.
La moda del tabacco da fiuto venne introdotta da Caterina De Medici che veniva rifornita dal suo ambasciatore Nicot. La stessa Caterina curo’ le ulcere del figlio Francesco con un unguento preparato pestando le foglie in un mortaio e facendole cuocere in grasso di maiale. Per questo il tabacco ebbe per un certo periodo anche altri nomi come "erba dell’ambasciatore", "erba medicea", "caterinaria", ecc.
Quasi contemporaneamente al Thevet e al Nicot, il Nunzio Apostolico a Lisbona Cardinale Prospero di Santa Croce, porto’ in Vaticano alcuni semi di "nicotiana rustica" che vennero coltivati nei giardini del Papa nel 1561, ove questa pianta fu battezzata "herba panacea" o "herba sancta" (Cattabiani 1996).
In pochi anni l’uso di questa pianta si generalizzo’: gia’ alla fine del XVI sec. il tabacco era coltivato in molte regioni del Vecchio Continente e ne venivano vantate le portentose virtu’ medicinali. Nello stesso periodo venne introdotto in Oriente, e precisamente in India, dai Portoghesi, e si diffuse anche li’ molto rapidamente. E’ curioso notare che anche in India dove l’introduzione e’ recente e posteriore alla scoperta dell’America si siano sviluppati miti e leggende circa l’origine e la diffusione del tabacco (Mehra 1979).
Vi fu una violenta guerra commerciale per il predominio della coltivazione e della vendita dei prodotti del tabacco: gli spagnoli dettero vita alle prime piantagioni di tabacco ad Haiti nel 1530, gli Inglesi iniziarono nel secolo successivo in Virginia e nel Maryland dove estesero enormemente le piantagioni.
Nel XVII sec. la curiosa pratica di inalare il fumo di tabacco era gia’ diventata in Europa una piacevole attivita’ popolare. Fu alla meta’ del XVII sec. che il tabacco assunse il suo nome comune definitivo.
Nel 1619 la coltivazione del tabacco venne proibita in Inghilterra con il pretesto che sottraeva terreno alle colture alimentari. Gli Inglesi pero’ continuavano a coltivarlo, venderlo e diffonderlo ovunque tramite la Compagnia della Virginia.
Allorche' il cardinale Richelieu impose sul tabacco un pesante balzello, venne immediatamente imitato da tutti gli altri Stati, e questo segno' la fine di ogni opposizione all' abitudine del fumo. L' introduzione della tassa sul fumo fu infatti un elemento determinante per la diffusione di tale abitudine considerata ormai vantaggiosa e lucrosa da tutti i governi.
Nel '900 il tabacco e' una delle coltivazioni piu' diffuse: viene coltivato dai 60° al nord della Svezia ai 40° al sud dell’Australia e della Nuova Zelanda. Gli USA sono il paese maggiormente produttore con piu’ di 1/5 della produzione annua mondiale. Grande produttore e’ pure la Cina continentale con Italia, India, Brasile, Giappone e Turchia.
Evoluzione dell' uso del tabacco in Europa
Per circa 300 anni dalla "scoperta" del tabacco, predomino’ l’uso della pipa, affiancato dal fiuto di foglie polverizzate. Il sigaro si affermo’ nel XIX sec. mentre le sigarette sono una invenzione piu’ moderna (risalente alla meta’ dell’800) ed hanno raggiunto la preminenza solo in epoca molto recente, tra le due guerre mondiali. Il "Morgagni" (rivista di aggiornamento medico) del 1881 riportava le statistiche dell’uso del tabacco in Italia: si rileva come all' epoca il tabacco da fiuto costituisse quasi un quarto del consumo; per quanto riguardava il tabacco da fumo circa il 60% era destinato alla pipa, il resto ai vari tipi di sigaro con irrisorio consumo di sigarette ("spagnolette"), per lo piu' di provenienza estera. Il tabacco importato era meno dell' 1% del totale, mentre il consumo medio pro-capite in Italia era inferiore ai 2 g. giornalieri, molto meno dell' attuale!
Le opposizioni al fumo
Non sempre pero' il tabacco ha avuto vita facile, manifestandosi invece sin dall' inizio ostilita' e opposizioni.
Si e' gia' detto della condanna del primo fumatore, Rodrigo de Jerez, ad opera dell' Inquisizione. Papa Urbano VIII nel 1621 proibi’ il fumo sotto la minaccia addirittura della scomunica.
Nel 1690 cinque monaci di Santiago furono sotterrati vivi per aver contravvenuto agli ordini del Vaticano e fumato tabacco nella chiesa.
In Russia e in Turchia le pene erano gravi: sino alla mutilazione (taglio delle mani, del labbro o del naso) e alla decapitazione.
Lo Scia' di Persia faceva tagliare il naso ai fumatori (li' il tabacco veniva soprattutto fiutato).
In Inghilterra il celebre esploratore e fumatore Walter Raleigh (scopritore della Virginia), sarebbe stato decapitato, almeno ufficilmente, proprio per questo suo vizio. A decretarne la morte fu il Re Giacomo I che vedeva tale uso come disdicevole e dannoso per la salute.
La maggior parte delle opposizioni sono cadute, come gia' detto, con l' istituzione della tassa sul tabacco e sono riprese solo in epoca recentissima.
COSA SUCCEDERA’ DEL TABACCO ?
Attualmente l’uso del fumo sta conoscendo un periodo di forte conflitto e di critica sempre piu' stringente dal punto di vista sanitario: e’ ormai pacifico che il fumo nuoccia gravemente alla salute e tale concetto sta diffondendosi sempre di piu’ tra la popolazione dei paesi sviluppati. Ci si sta forzando a cambiare la percezione di alcuni modelli che sembravano ormai consolidati in modo da annullare l’aura di fascino e di mistero che accompagnava il rituale della sigaretta. L' opposizione deriva anche dal fatto che, nel corso della storia, il tabacco ha diminuito sempre piu’ il suo aspetto di sostanza sacra, di sostanza per speciali occasioni o di farmaco, per acquisire sempre di piu’ i connotati di "sostanza di assuefazione", o simil-droga.
Recenti vicende giudiziarie americane avrebbero evidenziato come questo aspetto sia stato deliberatamente accentuato nella misura massima da Societa' produttrici mediante addirittura l' aggiunta di additivi che favorissero l' assuefazione; viene da chiedersi dunque quanta parte dei problemi di salute riscontrati siano in effetti derivati dall' uso spontaneo del tabacco e quanta invece dai comportamenti irresponsabili dell' uomo stesso.
La pianta di tabacco mantiene tuttavia una serie di particolarita' che la rendono utile, se non preziosa, per gli scienziati: essa viene facilmente usata come modello per esperimenti di biologia cellulare o molecolare in quanto molto adatta alle manipolazioni genetiche. La pianta di tabacco puo’ servire percio’ come base per la produzione, mediante tecniche di biologia molecolare e genetica, di altre sostanze di interesse farmaceutico. Non e’ detto quindi che tutto il male venga per nuocere.
Daniele Zamperini
(Parte del materiale di questo articolo e' stato pubblicato, con diverse integrazioni, da L. Carra e D. Zamperini su Airone di Settembre 2000. Una parte e' rinvenibile su
http://www.zadig.it/ Questa e' la prima versione)
Fonti:
L. Figuier "La scienza in famiglia" Fratelli Treves ed., III Ed.,1890.
A. Sonnino: Biologi Italiani n. 7, Luglio 2000.
Sterpellone: "Stratigrafia di un passato".
F. Vizioli: "Il Morgagni" - 1881.
Alce Nero: "Alce Nero parla"
Enciclopedia della Scienza e della Tecnica- EST. Ed. Mondadori