Secondo un piccolo studio randomizzato e controllato la flovoxamina potrebbe essere utile nei pazienti ambulatoriali con COVID-19.
In questo studio sono stati reclutati 152 pazienti ambulatoriali affetti da COVID-19 (età media 46 anni).
Si trattava di pazienti con forme cliniche lievi, saturazione di ossigeno >/= 92% e sintomi iniziati da sette giorni o meno.
I partecipanti sono stati trattati con fluvoxamina (150 mg x 3/die per 15 giorni) oppure con placebo.
Un peggioramento clinico (dispnea, necessità di ricovero, polmonite o saturazione di ossigeno inferiore al 92%) si è avuto nell’8,3% del gruppo placebo e in nessun paziente del gruppo fluvoxamina.
Nessuno dei pazienti arruolati è deceduto.
Gli autori però avvertono che lo studio ha arruolato un numero limitato di pazienti ed ha avuto un follow up breve. Pertanto questi risultati devono essere considerati solo come un’ ipotesi di efficacia che deve essere confermata da studi più ampi.
Ma come agirebbe la fluvoxamina?
Una possibilità è che l’antidepressivo agisca sui recettori sigma 1 che a loro volta possono ridurre la tempesta citochinica scatenata dal SARS-CoV-2.
Un’altra ipotesi è che la fluvoxamina riduca l’attivazione delle piastrine e la loro aggregazione.
In conclusione: si moltiplicano sempre più gli sforzi per cercare un trattamento efficace della COVID-19, se i risultati di questo piccolo trial fossero confermati da studi con casistica maggiore e follow up prolungato il medico avrebbe a disposizione un’arma per trattare pazienti ambulatoriali e impedire o ridurre il rischio di aggravamento.
Il vantaggio della flovoxamina è che si tratta di una farmaco ampiamente disponibile, conosciuto e usato da anni.
Renato Rossi
Bibliografia
1. Lenze EJ et al. Fluvoxamine vs Placebo and Clinical Deterioration in Out-patients With Symptomatic COVID-19. A Randomized Clincal Trial. JAMA. Pubblicato online il 15 novembre 2020.