Studi osservazionali sembrano suggerire l'utilità della profilassi anticoagulante nei pazienti ricoverati per COVID-19 anche se non è ben chiaro quale sia il dosaggio preferibile.
La COVID-19 è caratterizzata da un elevato rischio di eventi trombotici, soprattutto nelle forme più gravi. Per questo le linee guida raccomandano di iniziare, in questi pazienti, una tromboprofilassi (di solito eparina a basso peso molecolare).
Uno studio di tipo osservazionale ha valutato i dati di circa 4300 pazienti ricoverati per COVID-19. Nell'84% dei casi era stata iniziata una profilassi con anticoagulanti entro 24 ore dal ricovero.
La mortalità risultò essere minore nei soggetti trattati entro 24 ore rispetto a chi non lo era (11,7% contro 16,4%).
In una analisi per sottogruppi si è evidenizato che il benefico era limitato ai pazienti non ricoverati in reparti di terapia intensiva.
In una metanalisi [2] comprendente 35 studi osservazionali di coorte (circa 11000 pazienti ricoverati) si è visto che la profilassi antitrombotica riduce l'incidenza di trombosi venose e arteriose. Tuttavia non vi era differenza tra le varie strategie profilattiche usate (dose profilattica standard, dose profilattica intermedia, dose terapeutica).
Pur tratta studi di tipo osservazionalei cui risultati possono essere da bias distorsivi appare si può ragionevolmente che profilassi antipazienti risulati per COVID-19. Tuttavia quale dosaggio sia preferibile non è chiaro e solo futuri RCT potrà chiarire questo aspetto.
Renato Rossi
Bibliografia
1. Rentsch CT et al. Inizio precoce della terapia anticoagulante per la prevenzione della mortalità per malattia da coronavirus 2019 nei pazienti ricoverati in ospedale negli Stati Uniti. BMJ 2021 11 febbraio; 372:n311.
1. Patel R et al. Tromboprofilassi farmacologica e trombosi in pazienti hopsitalizzati con covid-19: un'analisi aggregata. Trombo Haemost 2021; 121:76.
