LO SAI CHE ALL’ OSPEDALE CI SI MUORE?
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Argomento: Rilassarsi fuori dalla professione




Da qualche tempo la sanita’ e’ al centro del mirino: le infezioni nosocomiali, con l’ aumento della mortalita’, il prolificare di “sanita’ alternative” con i guru televisivi che riscoprono l’ acqua calda o addirittura inventano terapie originali per tutti i mali, i farmaci, magnificati e illustrati con prolisse pubblicazioni comprensibili solo a pochi.
Ma non e’ una cosa nuova: possono venire in mente i poeti romaneschi, notoriamente irriverenti e irrispettosi, che da secoli evidenziato, a modo loro, i problemi di medici e medicine, a volte stranamente attuali.
Qui si parla di mortalita’ ospedaliera, di omeopatia, di “bugiardini”.


Non si puo’ ignorare il Belli, massimo poeta romanesco, che ci presenta i suoi punti di vista. Per i lettori di altra provenienza abbiamo allegata la traduzione in italiano:   

L’ Ammalaticcio: meglio conosciuta come “Lo sai c’ a lo spedale ce se more???” 
All’ epoca l’ ospedale non era il posto scelto per guarire le malattie quanto per ospitare i moribondi   

“Come va Sor Loreto?” “Sempre male:
pòi buttamme per terra con un deto”.
“Ma, in sostanza, c’ avete?” “Eh, lo speziale
dice ch’ e’ un male che se chiama abbèto” 

“Ve dà fastidio de salì le scale?”
“Antro si me lo dà, ce vò l’ aceto”.
“Ebbe’, affare de nerbi, sor Loreto,
tutt’ effetto der tempo. E a lo spedale
 
ce sete stato?” “ A mmè? Dimme cojone!
Nun zai c’a lo spedale ce se more?”
“Avete mille e poi mille raggione,
 
Lassate fa, lassate fa ar Signore;
e vederete a la bbona staggione
si tornate a sta ssù mejo d’ un fiore”

G.G. Belli 13/1/1837   

TRADUZIONE ITALIANA
“Come va Sor Loreto?” “Sempre male:
puoi farmi cadere in terra con un dito.
“Ma, in sostanza, cosa avete?” “Eh, il farmacista
dice ch’ e’ un male che si chiama diabete.
 “Ve dà fastidio salire le scale?”
“Altro che, se me lo dà, mi ci vuole l’ aceto”.
“Si’, ma e’ solo un disturbo nervoso, sor Loreto,
tutto effetto del  tempo. Ma all’ Ospedale  
ci sete stato?” “ Io? Mica sono cretino!
Non lo sai che all’ ospedale ci si muore?”
“Avete mille e poi mille ragioni,  
Lasciate fare, lasciate fare al Signore;
e vedrete che con la buona stagione
tornerete a star su meglio d’ un fiore” 

LA MEDICINA PIOMMATICA (OMEOPATICA) 

Il Belli, come si intuisce, non aveva molta stima della medicina omeopatica 

E cche ne so che diavolo s’ impiccia
Sto sor dottor piommatico der caz&o
Che, stassi a me de cumannà a Palazzo,
ne vorrebbe fa carne da sarciccia.
Co ‘n granello de porvere rossiccia
Dice che, senza daje artro strapazzo,
er naso de quer povero ragazzo,
sibbè che nun c’è più, presto ariciccia.
Dice: “Si mette in d’un buccale pieno…”.
Dico: “E de ‘sto granello, sor dottore,
nun se po’ allora fanne pure a meno?”.
Dice: “Voi zzitto, e fate er servitore”.
Va a ffinì c’a ‘sto medico je meno;
e ssi je meno io, meno de core!

G.G. Belli, 5/4/1846   

TRADUZIONE ITALIANA:
Non capisco di cosa si impiccia
Questo dottore omeopatico del cavolo
Che, se fossi io a comandare al Governo,
lo ridurrei in polpette, per farne una salsiccia.

Con un granello di  polvere rossiccia
Dice che, senza dovergli fare altre cure,
il naso di quel povero ragazzo,
anche se non c’è più, presto ricresce.

Dice: “Si scioglie in una brocca piena…”.
Dico: “Ma di questo granello, dottore,
non e’ possibile farne addirittura a meno? ”.

Dice: “Voi state zitto, pensate solo a obbedire”.
Va a finire che a questo medico, lo meno;
e se io gli meno, lo meno di tutto cuore!
 

ER DOTTORE SOMARO 

Quando la comunicazione medico-paziente non e’ attenta   
L’ equivoco e’ nel termine “sano”: il paziente interpreta il termine come “intero” mentre il medico intende “genuino”.  Malintesi possibili anche oggi, ma dannosi. 

Corpa sua. E pperche’ lui nun se spiega?
Pe cche rraggione l’ antra settimana
Risposa ar mi’ discorso in lingua indiana
quanno m venne a visita’ in bbottega?

Dico: “diteme un po’, ssor dottor Brega,
po’ fa’ male er cena’, co la terzana?”
Disce: “Abbasta sii robba tutta sana,
tu poi pure scena’, chi te lo nega?”
Me magnai dunque sano un paggnottone
casereccio, un salame, ‘na gallina
‘na casciotta, un cocomero e un melone.

Lui, ca&&o, aveva da parla’ itajiano,
e rrisponneme a me’ cquela matina:
magna roba insalubbra, e vvacce piano!
 

G.G. Belli 15/4/1834   

TRADUZIONE ITALIANA 
Colpa sua! Perche’ non si spiega bene?
Per quale ragione l’ altra settimana
Rispose alla mia domanda in modo incomprensibile
quando venne a visitarmi a casa?
Chiedo: “ditemi, dottor Brega
puo’ farmi male cenare, dato che ho la terzana?”
Lui dice: “ Basta sia tutta roba sana,
puoi cenare tranquillo, chi te lo nega?”
Percio’ mangiai sani una pagnotta
casereccia, un salame, una gallina
una caciotta, un cocomero e un melone.
 Lui, accidenti, doveva parlare comprensibilmente
e rispondermi cosi’, quella mattina:
mangia roba genuina, e vacci piano!

IL “BUGIARDINO” VISTO DAL SOR CAPANNA

Pietro Capanna, piu' noto come il Sor Capanna, fu un poeta, attore di strada e stornellatore romanesco nato nella seconda meta' del 1800. Divenne famoso perche' soleva commentare gli avvenimenti d'attualità improvvisando delle strofette dalla caratteristica melodia diventata poi un classico degli stornelli romaneschi, accompagnandosi con la chitarra.
Per la loro immediatezza e la forte presa emotiva sul pubblico, godono tuttora di notevole fortuna, gia’ reinterpretate da Ettore Petrolini, Romolo Balzani, Claudio Villa, Alvaro Amici.
Qui commenta, gia’ a quei tempi, la esagerata ricchezza di informazioni dei "bugiardini".   

M'hanno ordinato tante medicine,
P'er male che ciò drento ne la panza.
Però fra scatolette e boccettine
C'è più de robba scritta che sostanza.
C'è un opuscolo stampato
Che m'ha propio entusiasmato:
Adesso ho fame:
De certo m'ha guarito la réclame.
Adesso ho fame:
De certo m'ha guarito la réclame.


TRADUZIONE 
M'hanno ordinato tante medicine,
Per il male che ho dentro la pancia.
Però fra scatolette e boccettine
C'è più testo scritto che sostanza.
C'è un opuscolo stampato
Che m'ha proprio entusiasmato:
Adesso ho fame:
Di certo mi ha guarito la réclame.
 
Adesso ho fame:
Di certo mi ha guarito la réclame.
 

Daniele Zamperini







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