Un sondaggio su quasi 2.500 medici USA dimostra che più del 90% pratica medicina difensiva.
Il problema, che in Italia non e' stato ancora affrontato adeguatamente, aumenta i costi sanitari e aumenta il rischio di sovradiagnosi. Le accuse di malpractice aumentano continuamente anche in Italia, malgrado la gran parte si concludano in favore del medico. Quali soluzioni?
Depenalizzazione? Assicurazione obbligatoria? Conciliazione pre-giudiziale obbligatoria?
Approfondiremo il problema in successivi articoli; qui esponiamo le opinioni di Renato Rossi e Daniele Zamperini
In questo sondaggio sono stati interrogati 2.416 medici USA appartenenti a varie branche specialistiche.
Ai medici è stato chiesto se erano d'accordo o meno con queste due affermazioni:
1) I medici prescrivono un maggior numero di test e procedure per proteggersi da possibili denunce di malpratica
2) L'uso non necessario di test diagnostici non diminuirà finchè i medici non potranno essere protetti dalle denunce indesiderate di malpratica
Il 92,6% dei medici maschi e l'86,5% dei medici donne ha risposto di esercitare la medicina difensiva. Questa differenza non era statisticamente significativa. Non vi erano differenze neppure di tipo geografico o di appartenza a branche specialistiche. La medicina difensiva viene confessata anche da medici di famiglia e pediatri che, statisticamente, sono meno soggetti a denunce rispetto a ginecologi, chirurghi, ortopedici, medici dell'emergenza.
Insomma, il problema sembra riguardare l'intero mondo medico.
I risultati di questo studio sono in linea con quelli di lavori precedenti.
Stimare i costi superflui causati dalla medicina difensiva è difficile: è stato calcolato che possano rappresentare fino al 10% dell'intera spesa sanitaria USA.
Secondo i medici intervistati la medicina difensiva potrà essere abbandonata solo se i medici saranno protetti contro le cause da malpratica: in caso contrario non si avrà nessuna riduzione di esami, accertamenti diagnostici e procedure inutili.
Fonte:
1. Bishop TF et al. Physicians’ Views on Defensive Medicine: A National Survey
Arch Intern Med. 2010 Jun 28;170:1081-1083.
2. Sen Orrin G. Hatch. It Is Time to Address the Costs of Defensive Medicine: Comment on "Physicians’ Views on Defensive Medicine: A National Survey". Arch Intern Med. 2010 Jun 28;170:1083-1084.
Commento di Renato Rossi
Cosa si intende per medicina difensiva? Con questo brutto termine si indica la prescrizione da parte del medico di farmaci, esami, accertamenti radiologici o endoscopici anche di costo elevato che non sarebbero necessari dal punto di vista clinico al solo scopo di difendersi da una eventuale denuncia di malpratica intentata dal paziente.
E' noto che la medicina non è una scienza esatta e che gli esiti imprevedibili sono sempre possibili, anche quando si siano messe in atto tutte le migliori strategie disponibili di diagnosi e trattamento. Tuttavia presso il grande pubblico, spesso grazie ai mass media che esaltano le virtù di una medicina invincibile e infallibile, è passato il messaggio che l'errore medico non esista. Bisogna purtroppo fare autocritica e dire che qualche volta anche noi medici abbiamo contribuito a questa immagine distorta.
Di fronte ad aspettative irrealistiche è del tutto naturale che, quando qualcosa va storto, il paziente o i familiari cerchino un "colpevole", un capro espiatorio su cui caricare il fardello del fallimento. Il passo verso la denuncia penale e la richiesta di danni diventa allora sempre più breve. Negli USA la paura di una denuncia per malpratica è diffusa in tutto l'ambiente medico, ma si è fatta strada anche nel nostro paese ed influenza negativamente ogni giorno i comportamenti dei medici.
Le conseguenze sono di due tipi.
Da una parte il medico tenderà a prescrivere più esami, più visite specialistiche, più indagini radiologiche o endoscopiche oppure userà più farmaci del necessario. Questo comportamento è di per sè foriero di pericoli in quanto molti esami invasivi o molti farmaci possono avere effetti collaterali indesiderati che sono giustificabili solo quando è necessario usarli, perchè allora il rapporto benefici/rischi diventa favorevole. Ma la prescrizione di accertamenti e trattamenti inutili porta anche ad un aumento dei costi per cui risorse sempre più ingenti vengono sottratte ogni giorno a chi ne avrebbe realmente bisogno.
Un'altra conseguenza della medicina difensiva è di segno opposto: per evitare fallimenti e possibili denunce sempre più medici preferiscono evitare di imbarcarsi in interventi chirurgici o procedure a rischio, oppure rifiutano di curare pazienti difficili e con patologie complesse, limitandosi ad una routine più tranquilla e meno stressante, in nome di "chi me lo fa fare?".
Come poterne uscire? Chi scrive sostiene da tempo che prima è necessaria una presa di coscienza da parte di tutti (politici, opinione pubblica, giudici, etc.) che il problema della medicina difensiva si rifletterà sempre più in un peggioramento delle cure sanitarie. Quando sarà concetto condiviso e diffuso che l'errore medico è ineliminabile e che, esclusi ovviamenti i casi di dolo, il dottore che sbaglia non deve finire nelle aule di un tribunale (aule che sono da riservare ai delinquenti veri), solo allora, ripeto, si potrà passare alla depenalizzazione dell' errore medico. Per il paziente che ne abbia ricevuto un danno ingiusto adeguatamente documentato si dovrà prevedere un congruo indennizzo economico con apposite assicurazioni, con un iter veloce e certo.
Tertiur non datur.
Commento di Daniele Zamperini
Si e' cercato di affrontare il problema dell' incremento delle accuse di malpractice i da diversi punti di vista:
- Depenalizzazione dell' atto medico.
I sostenitori di questo indirizzo ritengono che depenalizzare l' atto medico (escluderlo cioe' da eventuali denunce penali lasciando aperta solo la via del risarcimento civile) possa diminuire la conflittualita' in materia.
Il nostro ordinamento pero' mal si concilia con questa ipotesi, in quanto non sarebbe accettabile la creazione di una categoria penalmente esente da responsabilita' penali anche in caso di colpa gravissima o addirittura di dolo. Si pensi al chirurgo che vada ad operare in consapevole stato di ubriachezza. Tutte le altre categorie insorgerebbero chiedendo una protezione privilegiata. Ma tutti devono essere uguali di fronte alla legge...
Poiche' pero' l' atto medico puo' essere esentato da responsabilita' in caso di dolo o colpa grave, potrebbe essere utile definirne meglio e a priori i confini e le caratteristiche, ampliandone semmai l' area di esenzione.
- Assicurazione obbligatoria.
Quasi tutti i medici finora si assicurano su base volontaria; gli Enti inoltre forniscono una copertura assicurativa anche se non sempre totale ai loro dipendenti. Se tutti i medici fossero assicurati, si pensa, diminuirebbe la pressione "vendicativa" essendo piu' agevole per il paziente (e meno penalizzante per il medico) la via del risarcimento economico.
E' pero' possibile che un meccanismo del genere possa, paradossalmente, incrementare la conflittualita' in quanto il paziente si sentirebbe libero da remore morali ("Dottore, non ce l' ho con lei, tanto paga l' Assicurazione") e propenso a iniziare azioni di risarcimento azzardate e pretestuose.
Le Assicurazioni, in questi casi, dovrebbero recuparare le perdite con aumenti dei premi assicurativi che, come negli USA, potrebbero diventare estremamente gravosi.
L' esempio dell' assicurazione obbligatoria per l' automobile non e' incoraggiante.
Il legislatore ha iniziato nel frattempo un percorso che prevede la "Conciliazione obbligatoria" prima dell' eventuale causa giudiziaria. Si tratta pero' di un percorso non privo di ombre, che esporremo in successivi articoli.
Approfondiremo l' argomento, per ora ci interessa stimolare le riflessioni.