Ho appreso casualmente che in alcune citta’ e’ stata messa in opera da alcuni medici una macchinetta (il “Ricemat”) che rilascia ricette al di fuori dello studio medico con meccanismo simile a quello del Bancomat. Credevo fosse una bufala, finche’ non ne ho letto sul sito di alcune ASL e su alcuni giornali (v. sotto).
Il mio dubbio e’ che questa procedura possa essere illegale, e che sia finora tollerata solo perche’ passata ancora sotto silenzio.
Daniele Zamperini
Riassumo per chi non ne avesse conoscenza o non avesse visto i filmati che girano su Youtube: e' una specie di Bancomat che rilascia, a richiesta, le ricette ripetitive per le patologie croniche.
Funziona cosi’: il medico deve lasciare nella macchinetta una serie di ricette gia' firmate in bianco (questo nei filmati non viene sottolineato...); il paziente striscia la tessera sanitaria; sullo schermo vengono evidenziati i farmaci che il medico ha precedentemente classificato ed inserito tra quelli ripetibili automaticamente, il paziente da' l' ok e riceve la ricetta stampata.
Ora mi chiedo: in cosa differisce la procedura da quella del medico che lascia le ricette firmate in bianco alla segretaria, che verifica sul computer di studio gli stessi dati, e poi stampa la ricetta?
Mi sembra che la procedura sia la stessa, salvo il fatto che in un caso e' attuata da una macchina, nel secondo caso da un essere umano.
Il problema e' che la procedura utilizzata finora, quella "umana" e' stata gia' dichiarata ILLEGALE! Non si lasciano ricette firmate in bianco!
Per analogia, lo stesso vale, a mio parere, per la procedura automatizzata.
Questo perche' ogni prescrizione va effettuata E VERIFICATA dal medico, anche se e' ripetitiva, e non puo' essere affidata a terzi (che sia un essere umano o una macchina, non fa differenza).
La Cassazione ha condannato penalmente, di recente, un medico e due farmacisti perche' il medico aveva affidato a costoro (che pure sono operatori laureati, molto qualificati) l' incombenza della ripetizione di ricette "croniche". Si tratta, ha detto la Corte, di falso ideologico, perche' il medico, apponendo la firma sulle ricette, attesta di averne verificata la necessita' e l' utilita', che va verificata volta per volta.
La Cassazione NON ha basato la sua decisione sul fatto che i farmacisti potessero forse presentare dei conflitti di interesse, ma solo sul concetto che il medico, quando firma una ricetta, deve sapere cio’ che firma, e deve firmare "a posteriori"!
Ma il concetto parte da lontano, sono al corrente addirittura da una sentenza delle Sezioni Unite del 1988 di condanna per un dentista che lasciava ricette firmate all’ odontoiatra (Sez. Un. 7/6/1988). A quanto mi risulta, tuttavia, queste sentenze non sono certamente le uniche.
Come abbiamo gia' espresso in passato, la procedura corretta e' quella che PRIMA la segretaria compila la ricetta e DOPO il medico la firma per convalida. Lo stesso concetto vale in ogni caso, di operatore umano o meccanico.
Viste le premesse, sconsiglio caldamente (almeno fino a nuove esplicite disposizioni normative che tuttavia mi sembrano improbabili) l' adozione di queste macchinette.
Oltretutto comporta a mio parere una perdita netta e irreparabile di professionalita' da parte del medico di famiglia che si trovera' certamente alleggerito nel lavoro ma anche nel ruolo professionale, che consiste anche nel tenere sotto stretto controllo la prescrizione farmaceutica, che non va delegata neanche temporaneamente.
Anche se la macchinetta e’ tarata per rilasciare le ricette solo per periodi prefissati (ad esempio per tre mesi) in questi periodi il medico viene a perdere totalmente il controllo del paziente in quanto la persona, per quel periodo, non accede allo studio e quindi non esprime eventuali problemi che potrebbero indurre il medico ad un approfondimento.
In alcune Regioni, poi, la procedura e' francamente inutile in quanto la durata di validita' delle prescrizioni e' stata elevata ad oltre un mese, in qualche caso fino ad un anno, per cui il medico potrebbe rilasciare prescrizioni ripetute gia' dalla prima visita.
Esistono poi altri gravi problemi di privacy:
- Non c’e’ identificazione certa di colui che effettua il prelievo della ricetta, in quanto l’ eventuale smarrimento o furto della tessera sanitaria consentirebbe a chiunque di prelevare farmaci di altre persone.
- Ma anche nel caso di terze persone autorizzate al ritiro, il Garante Privacy ( 9/11/2005 e ad esempio nella newsletter n. 317 del 19 dicembre 2008) ha sottolineato: ” Le prescrizioni mediche devono essere consegnate solo al paziente o ritirate anche da persone diverse sulla base di una delega scritta mediante la consegna in busta chiusa”.
Anche se il paziente avesse delegato un terzo, la delega al ritiro della prescrizione permette appunto di ritirarla ma non autorizza a prendere conoscenza dei suoi contenuti per cui la consegna a terzi va effettuata sempre in busta chiusa. Questo perche' le ricette contengono dati sensibili particolarmente riservati.
Mi meraviglio percio' che il sistema sia gia' attivo in alcuni posti, e lo ritengo un brutto sintomo: la comodita' ad ogni costo viene ad essere privilegiata rispetto alla correttezza della prassi.
Forse sono antiquato, ma la penso cosi', e per fortuna mi sento in buona e importante compagnia.
Daniele Zamperirini