Secondo uno studio inglese la mortalità nella malattia celiaca non è cambiata dopo l'introduzione dei tests sierologici per la diagnosi.
Questo studio prospettico di corte è stato effettuato nel Souther Derbyshire (Regno Unito) a partire dalla fine degli anni '50 fino al 31 dicembre 2006.
Lo scopo era quello di determinare le cause di morte in pazienti con celiachia ed inoltre di valutare se questi dati erano cambiati dopo l'introduzione dei tests sierologici per la diagnosi della malattia. In totale sono stati studiati 1092 pazienti e si sono verificati 142 decessi.
Si è visto che la celiachia comporta un eccesso di mortalità del 37%, con un aumento dei decessi dovuto a cancro del 61%, malattie digestive del 119%, malattie respiratorie (soprattutto polmoniti) del 57%. L'eccesso di mortalità era maggiore negli uomini (86%) che nelle donne (10%).
Quando si sono stratificati i decessi per i periodi prima del 1990, dal 1990 al 1999 e dopo il 2000 non si sono trovate differenze nella mortalità tra i vari periodi.
Gli autori concludono che la mortalità nei pazienti con celiachia non è materialmente cambiata in questi ultimi 25 anni, dopo l'introduzione dei tests sierologici per la diagnosi.
L'eccesso di mortalità è spiegato in parte da un aumento dei tumori, delle malattie digestive, di quelle respiratorie (soprattutto polmoniti), il che giustifica le attuali linee guida che consigliano la vaccinazione antipneumococcica in questi pazienti.
Fonte:
Grainge MJ, West J, Card TR, et al. Causes of Death in People With Celiac Disease Spanning the Pre- and Post-Serology Era: A Population-Based Cohort Study From Derby, UK. Am J Gastroenterol. 2011 May;106:933-9.
Commento di Renato Rossi
Questo studio è interessante da una parte perchè conferma che la celiachia è gravata da un eccesso di mortalità a causa di una serie di patologie più frequenti nei celici, in primis i tumori e le malattie digestive e respiratorie.
D'altra parte pone una serie di interrogativi.
Il primo è se lo screening della celiachia sia utile. Stando ai dati dello studio inglese verrebbe da rispondere di no perchè la mortalità, dopo l'introduzione dei test sierologici per la diagnosi, non è cambiata rispetto ai periodi precedenti. Questo potrebbe dipendere o dal fatto che la diagnosi viene comunque posta troppo in ritardo rispetto ad una screening generalizzato nella popolazione asintomatica oppure dal fatto che non ci sono terapie in grado di influire sulla prognosi.
Tuttavia va considerato che si tratta di uno studio osservazionale, inadatto a determinare se lo screening sia o meno utile: solo un studio clinico randomizzato e controllato con adeguata casistica e prolungato follow up potrebbe dirimere la questione.
Quest'ultima considerazione introduce un altro argomento, perchè lo screening potrebbe essere in gran parte inutile se poi non esistono trattamenti adeguati. Per cui non è priva di senso la domanda se la dieta senza glutine sia efficace nel migliorare la prognosi a lungo termine. Inoltre: è vero che la vaccinazione antipneumoccica è utile? Per il momento a queste domande non esiste una risposta certa.