La nuova normativa sui farmaci generici (perseguita da anni) e’ stata strenuamente voluta e difesa da certi Professori che, abituati evidentemente a curare le persone sulla carta, non hanno la minima idea di come funzioni realmente un ambulatorio.
Riguarda tutte le prescrizione connesse con il SSN, quindi anche i medici di struttura pubblica.
E’ evidente la sostanziale inutilita’ della norma., una rivoluzione esclusivamente burocratica che NON porta alcun risparmio ne’ per lo Stato ne’ per il paziente, e comporta solo un aggravio di lavoro per il medico, che deve sottrarre altro tempo e attenzione alla cura del malato, e si va ad aggiungere a tanti altri impegni cartacei imposti per legge, come il certificato telematico, la ricetta elettronica e cosi’ via.
Ma liberate la Medicina dagli aggravi burocratici, anziche’ aggiungerne altri!!!
Daniele Zamperini
Vediamo nei dettagli.
- La precedente normativa prevedeva che il medico potesse prescrivere sia usando un nome commerciale, sia servendosi del nome “generico”, cioe’ del principio attivo; il farmacista avrebbe poi lasciato la scelta al paziente se optare per il generico (senza pagare differenze di prezzo) o per il farmaco “griffato” (contraddistinto da un marchio commerciale) accollandosi la differenza. Qualunque fosse la libera scelta del paziente, la spesa per lo Stato rimaneva invariata.
- La nuova normativa prevede che, nei casi selezionati che diremo (ma i Professori auspicano che si generalizzi, chissa’ perche’) il medico e’ obbligato a prescrivere per nome “chimico” , il farmacista fa presente le diverse opzioni per cui il paziente puo’ optare esattamente nello stesso modo previsto prima, con gli stessi effetti. La spesa per lo Stato rimane ancora invariata!
C’e’ qualche eccezione, sia pure malvista dagli Autorevoli: il medico “ha *facoltà* di aggiungere all’indicazione del principio attivo, sempre obbligatoria, l’indicazione di un farmaco specifico a base di quel principio attivo” (cioe’ il farmaco di marca di riferimento o la ditta produttrice) pero’ questa aggiunta non serve granche’ perche’ “ non è vincolante per il farmacista” salvo apporre, sotto propria responsabilita’, la dicitura “non sostituibile”, motivarla per iscritto e firmarla.
I due meccansmi sono, ai fini pratici ed economici, esattamente la stessa cosa. Ma allora? Perche’ i politici insistono a voler cambiare e i medici invece protestano tanto?
E’ evidente che il nuovo meccanismo opera una sottile pressione psicologica verso l’ uso del generico, che ora sara’ quello “scritto dal medico”, ma a chi giova?
Abbiamo letto in un’ ampia intervista a uno dei Professori, che i nemici di questa legge sono “le Aziende farmaceutiche”, che vedono ridotti i propri affari. Ma ci chiediamo: i fabbricanti di “generici”, non sono anch’ esse “Aziende Farmaceutiche”? Oppure questi prodotti vengono fabbricati nei sottoscala??? O forse alcune aziende sono “piu’ aziende” di altre?
In realta’ si opera soltanto uno spostamento di risorse da un’ azienda ad un’ altra! I suddetti “Professori” intendono anche, a loro dire, “educare” gli altri medici a regole gia’ in uso in altri paesi. Intento lodevole se svolto da persone con esperienza lavorativa sul campo, e se apportasse qualche reale miglioramento nell’ economia generale o nell’ assistenza sanitaria!
Ma proseguiamo il discorso, chiedo pazienza ai miei pochi lettori.
Dal punto di vista del medico:
Il Ministero della Salute ha ribadito, in una sua recente Circolare che “le nuove previsioni normative riguardano le prescrizioni effettuate su ricetta del SSN per pazienti trattati per la prima volta per una patologia cronica o per un nuovo episodio di patologia non cronica”.
Quindi, come gia’ detto, riguardano tutti i medici del SSN
In questi casi (prime presrizioni) il medico dovra’ riportare sempre “ la denominazione del principio attivo del farmaco… accompagnata, ovviamente, dagli altri elementi identificativi del medicinale: dosaggio, forma farmaceutica e, se necessaria, via di somministrazione”.
Perche’ solo le nuove prescrizioni? Perche’, viene spiegato, per chi e’ gia’ in terapia bisogna evitare il “passaggio, nel corso di una terapia già iniziata, dall’impiego di un medicinale a quello di altro medicinale, sia pur di uguale composizione”.
Era uno dei motivi di critica che avevamo gia’ espresso in precedenza e, come vediamo, e’ stato recepito.
Quindi il medico dovra’ ricettare, volta per volta, tenedo a mente quattro diverse procedure:
- Si tratta di prima prescrizione: obbligo di nome chimico
- Si tratta di prescrizione successiva: possibilita’ di nome “di marca”. Se la prima prescrizione di un farmaco di marca e’ effettuata da un Ospedale o da qualsiasi altro sanitario, il medico territoriale e’ autorizzato a ripetere la prescrizione per “continuita’ terapeutica”
- Si tratta di prescrizione successiva ma ad una precedente effettuata col nuovo sistema: occorrera’ ricordarsi qual’era l’ azienda produttrice del generico gia'dispensat la volta precedente (per evitare, come auspica il Ministero, il passaggio ad un farmaco di diversa azienda), poi apporre la dizione “non sostituibile”, apporre una sintetica motivazione (per es.” continuita’ terapeutica”) e controfirmare.
- Infischiarsene di ogni possibie problema connesso : prescrivere il principio attivo e basta, poi quel che succede, succeda, se la vedano il paziente col farmacista.
Tutto questo per “migliorare” la precedente norma, in cui poteva bastare indicare il farmaco (in un modo o nell’ altro, indifferentemente ).
L’ aggravio burocratico e’ notevole, la possibilita’ di errori aumentata.
Dal punto di vista del paziente:
Il paziente avra’ maggiori difficolta’ ad identificare e gestire le terapie.
Se per esempio il paziente va in farmacia con una ricetta di Augmenti e una di Zestoretic e decide di cambiare i farmaci rispettivamente con “Amoxicillina triidrato 875 mg; potassio clavulanato 125 mg” e “Lisinopril 20 mg + idroclorotiazide 12,5 mg” ne ha diretta e volontaria coscienza. Trovandosi una prescrizione col nome chimico, quasi impronunciabile, potra’ avere difficolta’ a raccapezzarsi, specialmente per i politrattati.
Tutto si puo’ fare, ma occorrono tempi e modi “fisiologici”.
Chi vuole affermare che si tratta di un falso problema, padronissimo, si vede che ha poco a che fare con anziani “normali”.
Dalla teoria alla pratica: consigli - Preparare una serie di motivazioni sintetiche da utilizzare a seconda delle circostanze. Potrebbero essere utili: “ Espressa volonta’ del paziente” – “Migliore compliance” (comprensiva ad es. dei casi di deterioramento menatle che renderebbe difficile la gestione di farmaci) – “Anamnesi di intolleranza a farmaci” “ Possibile disturbo da eccipienti” (per i pazienti ad es. diabetici quando tra i vari generici ce ne sono alcuni contenenti zucchero) – “Continuita’ terapeutica” (da utilizzare sia pre le terapie tuttora in corso che per quelle future dopo la prima prescrizione) e cosi’ via
- Non sono state ancora specificate le sanzioni per gli inadempienti, per ora non sono espressamente previste ed e’ possibile che ASL e Regioni procedano “in ordine sparso”.
Riassumendo i motivi del disagio e delle proteste:
- I pazienti non ci guadagnano niente, semmai peggiorano i loro problemi
- Lo Stato non ci guadagna niente (sara’ fumo negli occhi per distrarre la gente?)
- Le Aziende farmaceutiche “serie” (scopritrici e produttrici di farmaci) ci rimettono
- Le aziende farmaceutiche produttrici di generici ci guadagnano
- I medici si trovano gravati di nuove e pesanti incombenze burocratiche
Ma il popolo, con ben altri problemi davanti, finira’ per adeguarsi e tutte le proteste della categoria cadranno nel vuoto, tanto del carico lavorativo dei medici se ne infischiano tutti.
Un gran polverone, una gran confusione, risultati zero o poco piu’.
Questa e’ l’ Italia!
Daniele Zamperini