Dirotta i pazienti chirurgici dall' Ospedale allo studio privato: colpevole
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Argomento: Normative di interesse sanitario


Costituisce abuso d’ ufficio il comportamento del medico ospedaliero che dopo la dimissione invita il paziente a visita privata presso il suo studio non informandolo della possibilita’ di effettuare tali visite gratuitamente in Ospedale (Cass. N. 40824/2012).
Daniele Zamperini

Un chirurgo invitava i pazienti (operati presso l’ ospedale pubblico) a visita di controllo privata a pagamento presso il suo studio privato, in violazione della disciplina intramuraria e senza  informarli che tale controllo potevano essere effettuate in Ospedale gratuitamente, in quanto detta attività era già remunerata dalla tariffa, omnicomprensiva, corrisposta per il ricovero e l'intervento chirurgico..

Condannato dai giudici di merito per abuso d’ ufficio (il medico ospedaliero e’ Pubblico Ufficiale)  la condanna e’ stata poi confermata in Cassazione.

La Cassazione, nella sentenza, ha specificato che “ Nel caso di specie il medico, con la visita post operatoria in ambito privato, viene a percepire, un ingiusto vantaggio (da doppia retribuzione), con danno del paziente (che viene a versare un emolumento già compreso nel ticket), quale conseguenza della dolosa e funzionale carenza di informazione, al paziente stesso, della possibilità di ottenere il medesimo risultato terapeutico in sede ospedaliera: alternativa questa favorevole alla ‘persona operata', ma da essa non potuta esercitare per doloso difetto di informazione, in un contesto in cui il pubblico ufficiale ha violato manifestamente il dovere di astensione, indirizzando le parti nel suo studio privato per una prestazione che doveva essere contrattualmente praticata in ambito ospedaliero…. Al chirurgo compete l'obbligo di concludere l'intervento professionale nella sede naturale, ospedaliera, e senza ulteriori esborsi economici non dovuti, a meno che sia lo stesso paziente che opti, "re cognita", per tale soluzione, volendo che l'autore della visita post operatoria sia lo stesso medico che ha praticato l'intervento. (...) Né può sostenersi che si è trattato nella specie di una scelta volontaria dei pazienti posto che non risulta affatto che gli stessi siano stati informati del loro diritto di essere visitati, senza ulteriori aggravi economici, all'interno della struttura pubblica nella quale era stato praticato l'intervento chirurgico.".


La condanna veniva cosi’ confermata.

Commento: va sottolineato che la Corte non ha vietato in senso assoluto il passaggio Ospedale-Studio, ma lo subordina in modo assoluto al libero consenso del paziente.
Appare quindi corretto e indispensabile che il medico ottenga un valido consenso informato che, come sempre in questi casi, andrebbe messo per iscritto.






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