Resistenza all' azione antiaggregante dell' aspirina
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Argomento: Medicina Clinica


In alcuni soggetti si rileva una scarsa risposta antiaggregante alla terapia con aspirina. La causa, probabilmente, e' il dosaggio inadeguato del farmaco in pazienti con un'alta conta piastrinica.

Nonostante ci siano molti test differenti per misurare la resistenza all'aspirina, si sa ancora poco sul reale significato di questo evento. Al momento, non sono in atto ampie sperimentazioni cliniche per validare l'utilità di questi saggi nel determinare gli outcomes clinici in relazione con la resistenza all'aspirina.

Uno studio prospettico ha valutato i fattori che possono indurre la cosiddetta resistenza all'aspirina.
Per minimizzare le potenziali influenze sull'attività piastrinica, lo studio ha escluso i pazienti con sindromi coronariche acute nei 6 mesi precedenti o un intervento chirurgico nel mese precedente, così come quei soggetti in terapia con farmaci antinfiammatori non steroidei, antiaggreganti o antitrombinici.
All'analisi multivariata, la resistenza ad aspirina era indipendente da età, sesso, BMI, abitudine al fumo, assunzione di alcol, esercizio fisico, utilizzo di altri farmaci cardiovascolari e altre condizioni in grado di influenzare l'aggregazione piastrinica, tra cui diabete, ipertensione e dislipidemia. Solo la conta piastrinica aumentata è emersa come predittore indipendente, sebbene tendessero in questa direzione i livelli aumentati di cellule bianche di sangue e di proteina C reattiva.
La frequenza del fenomeno è molto varia in letteratura e dipende da come viene misurato. Utilizzando l'aggregometria a trasmissione di luce Pharand e colleghi hanno osservato resistenza all'aspirina (definita come >=20% di aggregazione residua) in solo il 4% dei loro 200 pazienti con malattia coronarica stabile che avevano assunto il farmaco quotidianamente. Tra questi, 8 erano in trattamento con il dosaggio medio più basso ed avevano una conta piastrinica superiore se confrontata con i 192 pazienti sensibili all'aspirina. I due gruppi possedevano livelli urinari confrontabili di isoprostani (8-iso-PGF 2 alfa), le molecole prodotte in risposta allo stress ossidativo che stimolano l'aggregazione piastrinica e che sono state proposte come possibili cause della resistenza.
Considerate insieme, le scoperte supportano l'idea che la resisntenza all'ASA potrebbe semplicemente essere un problema di elevata conta piastrinica che inficia parzialmente gli effetti dell' aspirina circolante.
Utilizzare una dose dose superiore o dosaggi più frequenti potrebbe risolvere il problema in molti pazienti, ma questo è un aspetto che dovrebbe essere valutato con una sperimentazione clinica ad hoc.

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Fonte: Theheart.org; 19 aprile 2007; ripreso da www.sefap.it 







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