In questo studio in aperto, randomizzato, sono stati reclutati 105 pazienti (età media 64 anni) ricoverati per COVID-19.

I partecipanti sono stati trattati per tre settimane con colchicina (dose di carico 1,5 mg, seguita dopo un'ora da 0,5 mg e successivamente 0,5 mgx2/die) oppure trattamento standard.

L'end point primario dello studio era rappresentato dal livello della troponina cardiaca ad alta sensibilità e della proteina C reattiva.

Non si sono notate differenze per questo end point tra gruppo trattato e gruppo di controllo.

Tuttavia come end point primario è stato valutato anche il deterioramento clinico (usando una scala a 7 punti), mentre gli end point secondari erano la percentuale di soggetti che richiedevano una ventilazione meccanica, la mortalità totale e gli eventi avversi gravi.

L'endpoint clinico primario si verificò nel 14% dei soggetti del gruppo controllo e nell'1,4% del gruppo colchicina.

Gli eventi avversi furono simili tra i due gruppi se si eccettua la diarrea, più frequente nel gruppo colchicina.

Gli autori concludono che questi risultati devono essere interpretati con cautela.

Si tratta di uno studio randomizzato e controllato e la colchicina ha il vantaggio di essere usata da molti anni ed avere effetti collaterali ormai noti.

Tuttavia la ridotta casistica e il tipo di endpoint valutati devono indurre alla prudenza: la colchicina potrebbe rappresentare un'arma in più contro la COVID-19, tuttavia saranno necessari studi di maggiori dimensioni che abbiano outcomes clinici hard (mortalità, necessità di ventilazione mecaanica) per determinare se il farmaco sia veramente utile contro il coronavirus.

Renato Rossi

Bibliografia

1. Deftereos SG et al. Effect of Colchicine vs Standard Care on Cardiac and Inflammatory Biomarkers and Clinical Outcomes in Patients Hospitalized With Coronavirus Disease 19: The GRECCO-19 Randomized Clinical Trial. JAMA New Open 2020 Jun 1; 3:e2013136