Un breve ripasso sulle alterazioni dell'equilibrio acido-base.
Il pH dell’organismo umano fisiologicamente si mantiene attorno a valori di 7,4 con oscillazioni considerate normali tra 7,37 e 7,43. Per valori inferiori a 7,37 si parla di acidemia, per valori superiori a 7,43 si parla di alcalemia. Acidosi e alcalosi vengono dette rispettivamente le situazio ni patologiche che portano ad acidemia e alcalemia.
Il pH è dato dalla concentrazione degli ioni idrogeno (H+). Tanto più elevata è la concentrazione di H+ tanto più aumenta l’acidità e viceversa. Pertanto una sostanza si definisce acida quando è in grado di liberare H+ e basica quando è in grado di legare H+.
In condizioni normali il pH è mantenuto costante dai sistemi tampone. Il più importante di tali sistemi nell'organismo è l’idrossicarbonato (HCO3-), un tempo detto bicarbonato. L'idrossicarbonato è in equilibrio con l'acido carbonico (H2CO3) e con la CO2 + HO2.
Quando una determinata condizione patologica o fisiologica fa variare il pH intervengono i sistemi di compenso. Il più rapido è il compenso respiratorio che cerca di mantenere il pH stabile aumentando o riducendo l'eliminazione di CO2. Il compenso renale è più lento ad entrare in azione e agisce aumentando o riducendo l'eliminazione di H+ e il riassorbimento di NCO3-.
L’equilibrio acido-base si valuta con l’emogasanalisi (EGA), che si esegue su sangue arterioso prelevato, in genere, dall’arteria radiale al polso. Di solito con l'EGA si determina il pH, l'HCO3-, pCO2, pO2, il sodio, il potassio, il cloro e talora anche il valore dell'emoglobina.
Una interpretazione rapida dell’EGA si può basare su pH e pCO2:
1) pCO2 > 40 mmHg: pH ridotto = acidosi respiratoria, pH aumentato = alcalosi metabolica 2) pCO2 < 40 mmHg: pH ridotto = acidosi metabolica, pH aumentato = alcalosi respiratoria.
Renato Rossi
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