Una nuova modalità di interpretazione della curva da carico permette di diagnosticare precocemente il diabete di tipo2 e il prediabete.
Alcuni autori hanno proposto nuovi criteri per la diagnosi di diabete e di prediabete. In realtà non si tratta di un test nuovo perché si basa sulla determinazione della glicemia durante una curva da carico con 75 grammi di glucosio. In pratica i nuovi criteri si basano sui valori della glicemia rilevati 60 minuti dopo la somministrazione del carico di glucosio.
Se la glicemia è >/= 155 mg/dl si parla di prediabete mentre valori >/= 209 mg/dl indentificano il diabete di tipo 2. Secondo l’IDF il dosaggio della glicemia a 60 minuti è più sensibile sia della glicemia a digiuno che della glicemia a due ore dopo carico orale sia della emoglobina glicata e predice più accuratamente il rischio di progressione verso il diabete la comparsa di complicanze e la mortalità
In conclusione secondo la IDF (International Diabetes Federation) questi nuovi criteri permettono di identificare precocemente, rispetto ai criteri standard, chi è affetto dalla malattia e i soggetti a rischio di svilupparla. Questo consente di mettere in atto strategie di prevenzione come la pratica di attività fisica e una corretta alimentazione e, in casi particolari, di ricorrere a terapie con farmaci, in modo da ridurre il rischio di progressione e di complicanze cardiovascolari.
Che dire? A parere di chi scrive è ipotizzabile che questa nuova metodologia diagnostica, seppur semplice, anche se verrà recepita in futuro dalle linee guida, continuerà a coesistere con i criteri attualmente stabiliti che si basano essenzialmente sul dosaggio della glicemia a digiuno e della emoglobina glicata. Anzi è probabile che questi due esami continueranno ancora a essere preferiti in quanto richiedono un solo prelievo e non è necessario che il paziente rimanga in attesa un’ora per il secondo esame.
Oltre a questo vi sono considerazioni di tipo clinico: siamo sicuri che anticipare una diagnosi di diabete di alcuni anni comporti sostanziali benefici in termini di riduzione delle complicanze macro e micro-vascolari della malattia? La logica ci farebbe propendere per una risposta positiva e può darsi che sia effettivamente così, ma in medicina qualunque affermazione andrebbe confermata da studi ad hoc.
Per esempio due studi con follow-up lunghissimo suggeriscono che diagnosticare e trattare il prediabete non riduce la mortalità, la retinopatia e le complicanze cardiovascolari [2]. Una spiegazione potrebbe essere che trattare una condizione di rischio evolutivo come il prediabete può migliorare alcuni parametri metabolici ma non lo stato del circolo e del microcircolo. Solo il futuro ci dirà quanto l’adozione di questi nuovi criteri sarà realmente utile.
Renato Rossi
Bibliografia
1. Bergman M, Manco M, Satman I, Chan J, Inês Schmidt M, Sesti G, Vanessa Fiorentino T, Abdul-Ghani M, Jagannathan R, Kumar Thyparambil Aravindakshan P, Gabriel R, Mohan V, Buysschaert M, Bennakhi A, Pascal Kengne A, Dorcely B, Nilsson PM, Tuomi T, Battelino T, Hussain A, Ceriello A, Tuomilehto J. International Diabetes Federation Position Statement on the 1-hour post-load plasma glucose for the diagnosis of intermediate hyperglycaemia and type 2 diabetes. Diabetes Res Clin Pract. 2024 Mar 6:111589. doi: 10.1016/j.diabres.2024.111589. Epub ahead of print. PMID: 38458916.
3. http://www.pillole.org/public/aspnuke/news.asp?id=7994
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