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La Ruota degli Innocenti
Pubblicato da dzamperini in data 28/02/2025 00:00
Opinioni extraprofessionali


Recentemente uno strumento inventato per offrire vita ai neonati e sollievo alle madri disperate non ha funzionato come doveva. 
La storia, e considerazioni


E’ stato trovato morto, la mattina del 2 gennaio 25, un neonato abbandonato nella culla termica della chiesa di San Giovanni Battista a Bari. 
Dai primi riscontri sembra che i meccanismi elettronici “di allarme”, che dovevano segnalare la presenza di un corpo nella culla, non abbiano funzionato, causando la morte per assideramento.

Per questo motivo vengono attualmente indagati per omicidio colposo sia il tecnico incaricato della manutenzione, che il parroco, collegato (in teoria) con l’ allarme.
Si parla anche, sulla stampa, di una denuncia a carico di ignoti (la madre sconosciuta) per abbandono di minore aggravato da morte. 
Questa ipotesi di reato sembra (a molti) troppo grave considerando come la madre, anziche’ interrompere la gravidanza o gettare il feto in cassonetto o seppellendolo in giardino, abbia cercato di salvare fino alla fine la vita del neonato affidandolo ad una struttura che riteneva sicura.
Considerazioni di questo tipo devono aver colpito anche lo scopritore del corpicino senza nome, che ha deciso di provvedere personalmente ai successivi funerali.


L’ abbandono della propria carne: un po’ di storia, uno strumento di carita’ 

Dagli albori dell’ umanita’ esiste il problema delle gravidanze indesiderate e dei figli nati in situazioni di grande difficolta’ e angoscia.
Inizialmente i neonati venivano abbandonati alle cure dei religiosi; la procedura lottava pero’ con l’esigenza delle madri di mantenere l’ anonimato, per cui naquero le Ruote degli Esposti. Anticamente il termine «esposto» stava per «neonato abbandonato».

Nell’antica Roma, il padre che non desiderava riconoscere il proprio figlio lo esponeva al pubblico presso la «columna lactaria», ove si recavano le donne che, non potendo avere figli o che comunque desideravano farsene carico, erano pronte a prendersi cura del piccolo esposto, adottandolo. 
Le cose cambiarono con l’avvento del cristianesimo, allorche’ i bambini abbandonati vennero presi in carico dalla stessa comunità cristiana mentre gli infanticidi potevano comportare addirittura la pena di morte. 
Nascevano cosi’ i brefotrofi: a Milano nel 787 fu istituito il primo ospizio per i neonati abbandonati mentre la prima “ruota degli esposti” nacque nel 1188 in Francia presso l’ospedale dei Canonici di Marsiglia, seguita poco dopo da altre sedi: un aspetto agghiacciante e’ che la Ruota era stata concepita essenzialmente per proteggere gli esposti dai cani.

La struttura era molto semplice: si trattava di un piccolo cilindro di legno, ruotante su un perno, collocato nella facciata dell’edificio – generalmente una chiesa o una congregazione religiosa -  dove veniva posto il neonato. Un campanello avvisava che il cilindro stava ruotando all’interno dell’ospizio e lì il neonato veniva preso dalle mani amorevoli della «rotara», la sorvegliante che prestava i primi soccorsi.

Anche in Italia la Ruota si diffuse rapidamente grazie a Papa Innocenzo III che, sconvolto dalla consapevolezza che nel Tevere venissero rinvenuti tanti cadaverini (frutto di gravidanze indesiderate o per la impossibilità da parte della famiglia di sostenere un figlio in piu’), stabili’ che gli esposti fossero accolti presso l’Ospedale di Santo Spirito in Sassia, da lui istituito.

Il numero elevatissimo dei neonati abbandonati (nell’ ordine delle decine di migliaia) e conseguentemente dei giovanetti da mantenere poi in Istituto mise pero’ in crisi la gestione del fenomeno, culminata nell’ ‘800. 
Si diffuse anche la convinzione che la ruota rendesse troppo facile per chiunque liberarsi di un figlio, per cui (dopo svariati tentativi di risolvere in qualche modo) si giunse alla decisione di abolirla. 
La prima che l’aboli’ fu la città di Ferrara nel 1867, poi Brescia, poi tutte le altre. Nel 1923 con il Regolamento generale per il servizio di assistenza agli esposti, tutte le ruote rimaste furono ufficialmente soppresse e non fu più possibile l’immissione anonima dei bambini, ma solo la consegna diretta.

La Ruota, tuttavia, aveva salvato nei secoli innumerevoli vite: si pensi solo alla diffusione del cognome Esposito (soprattutto a Napoli) o del romano Proietti (dall’usanza locale di chiamare i trovatelli con il termine projetti)  e dei classici cognomi Diotisalvi, Diotallevi,  ecc. 

Ora, di fronte al numero elevatissimo di aborti o di abbandoni letali, da qualche decennio si e’ assistito, soprattutto da parte di organizzazioni religiose, alla ripresa in diverse citta’ dell’ usanza, sia pure con il naturale  miglioramento tecnologico. I risultati sembrano essere estremamente positivi (anche se, come nel caso in oggetto, con dolorose eccezioni).

Considerazioni personali
L’iniziativa non va considerata solo espressione di fede religiosa, si tratta di una semplice ma immensa manifestazione di umanita’.
Davanti al numero elevato di aborti che si consuma quotidianamente, esistono probabilmente tante madri in estrema difficolta’ che, ascoltando la propria coscienza, vorrebbero un’alternativa all’ aborto o all’abbandono del neonato in un cassonetto della spazzatura. 
La speranza di chi scrive e’ quindi che le autorita’ non infieriscano su quella che, immagino, sia una povera madre che ha visto morire il proprio figlio a cui ha invece cercato di donare una vita.

Daniele Zamperini

 
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