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Compromissione cognitiva da farmaci
Pubblicato da dzamperini in data 12/10/2025 00:00
Medicina Clinica



Una sintesi su un aspetto spesso non sempre considerato: il deterioramento cognitivo iatrogeno.


Vari farmaci possono causare una compromissione della funzione cognitiva sia di tipo acuto che cronico. Contrariamente a quello che si pensa comunemente questo effetto può aversi non solo negli anziani e nei soggetti fragili (che ovviamente sono più a rischio) ma anche negli adulti e nei giovani. Un interessante articolo [1] fa un'ampia panoramica di questa problematica: ne riassumeremo gli aspetti principali.

Si ritiene che una demenza da farmaci possa rappresentare fino al 10% di tutti i casi di demenza e il rischio aumenta nei pazienti che assumono molti principi attivi.
Un primo punto che la revisione sottolinea è che il deterioramento cognitivo da farmaci più essere misconosciuto in quanto i sintomi vengono spesso interpretati come dovuti a una malattia di cui il paziente soffre o come una nuova malattia.

I sintomi più frequenti sono i deficit mnesici, la difficoltà di concentrazione o la carenza di attenzione, la confusione mentale e il disorientamento spazio-temporale, la lentezza nei movimenti, la confusione del discorso o la difficoltà a prendere decisioni. Si può arrivare al delirio.

La compromissione cognitiva da farmaci può manifestarsi in modo acuto, anche solo dopo poche ore dall'assunzione, ma anche dopo molto tempo che il paziente assume il farmaco.

Una caratteristica molto utile per distinguere un deterioramento iatrogeno da uno di altra genesi è che il primo molto spesso si riduce e/o scompare dopo la sospensione del farmaco incriminato, anche se in alcuni casi può persistere a lungo.

Le classi farmacologiche che, secondo l'articolo, sono più frequentemente associate a compromissione della funzione cognitiva sono elencate di seguito:

a) anticonvulsivanti;
b) antidepressivi e litio;
c) farmaci usati per il morbo di Parkinson;
d) antipsicotici;
e) benzodiazepine e Z-ipnotici;
f) oppiacei;
g) antistaminici di prima generazione;
h) altri: glucocorticoidi, FANS, inibitori di pompa protonica, farmaci per l'incontinenza urinaria, statine, antipertensivi, chemioterapici.

Per una trattazione approfondita di ogni gruppo farmacologico suggeriamo la lettura integrale dell'articolo, liberamente consultabile (vedi bibliografia).

Gli autori ammettono che in molti casi le evidenze sono incomplete o contrastanti e per questo auspicano ulteriori studi su questo specifico problema. Pur con questo caveat è importante notare che vi sono numerose classi di farmaci che possono in potenza agire negativamente sulla funzione cognitiva, alcune anche di uso diffuso e per le quali spesso non si pensa a questo possibile effetto collaterale. I soggetti più a rischio sono gli anziani, i pazienti fragili, quelli che assumono molti farmaci o in trattamento con dosi elevate.
Quindi è importante, di fronte a un paziente che presenta sintomi più o meno gravi di compromissione cognitiva, avere consapevolezza del problema e perciò escludere anche a una possibile genesi iatrogena.


Renato Rossi


Bibliografia

1. Reimers, A., Odin, P. & Ljung, H. Drug-Induced Cognitive Impairment. Drug Saf (2024). https://doi.org/10.1007/s40264-024-01506-5

 
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