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Cancro mammario: prolungare il tamoxifene per 10 anni?
Pubblicato da dzamperini in data 30/06/2013 00:00
Medicina Clinica Lo studio ATLAS suggerisce che, nel cancro mammario positivo per i recettori degli estrogeni, il tamoxifene usato per 10 anni potrebbe ridurre sia il rischio di ricadute della malattia che la mortalità rispetto al trattamento tradizionale di 5 anni.

Il tamoxifene viene impiegato nel cancro mammario positivo per i recettori degli estrogeni, anche se negli ultimi anni ha preso piede sempre più l'utilizzo, ma solo nelle donne in post menopausa, degli inibitori dell'aromatasi [1,2,3,4,5,6,7,8].

Il tamoxifene viene prescritto per cinque anni in quanto lo studio NSABP 14 ha evidenziato che un utilizzo più prolungato non comporta sostanziali benefici in termini di intervallo libero da malattia o di sopravvivenza [9].
Tuttavia la pubblicazione dei risultati dello studio ATLAS (Adjuvant Tamoxifen: Longer Against Shorter) porta, ora, a rivedere questa conclusione [10].

Nel trial sono state arruolate 6.846 donne con cancro mammario positivo per i recettori degli estrogeni che avevano già completato i classici 5 anni di trattamento con tamoxifene.
Le partecipanti sono state suddivide in modo randomizzato in due gruppi: quelle del primo gruppo hanno continuato ad assumere tamoxifene per altri 5 anni, quelle del secondo gruppo hanno sospeso il farmaco.
Si è visto che la continuazione del tamoxifene era associata ad una riduzione del rischio di recidiva di cancro mammario (p = 0,002), della mortalità da cancro mammario (p = 0,01) e della mortalità totale (p = 0,01). Questi vantaggi era evidenti soprattutto dopo i 10 anni, meno nel periodo 5-9 anni.
In particolare la mortalità da cancro mammario durante gli anni 5-14 era del 12,2% nel gruppo che ha continuato ad assumere tamoxifene e del 15% nel gruppo di controllo.

L'incidenza di cancro endometriale risultò essere, nello stesso periodo, del 3,1% nel gruppo trattato e del 1,6% nel gruppo controllo. Il trattamento prolungato risultò associato anche ad un aumento del rischio di embolia polmonare (RR, 1.87).

Tradotto in cifre più semplici, secondo il calcolo degli autori, la terapia per 10 anni con tamixifene, rispetto al trattamento per 5 anni, riduce la mortalità da cancro mammario di circa il 50% durante la seconda decade dopo la diagnosi.

Per quanto riguarda la mortalità totale si sono registrati 639 decessi nel gruppo trattato (n = 3428) e 722 nel gruppo controllo (n = 3418). In altri termini la mortalità totale era del 18,64% nel primo gruppo e del 21,12% nel secondo gruppo (NNT = 40).
 
Che dire?
Un primo punto da chiarire è il motivo di questi diversi risultati rispetto allo studio NSABP 14, citato in apertura [9].
Altri punti che necessitano di una risposta sono i seguenti:
1) un regime con tamoxifene per 10 anni è più efficace di un regime per 5 anni con un inibitore dell'aromatasi?
2) sono preferibili altri regimi come per esempio 5 anni con un inibitore dell'aromatasi e successivi 5 anni con tamoxifene?
3) un inibitore dell'aromatasi per 10 anni potrebbe portare a risultati diversi?
In attesa che ulteriori ricerche ci permettano una risposta a questi interrogativi si può comunque osservare che i dati dello studio ATLAS suggeriscono che vantaggi da un trattamento con tamoxifene per 10 anni potrebbero essere tratti dalle donne non in menopausa, nelle quali non si usano gli inibitori dell'aromatasi.
In futuro vedremo come le linee guida interpreteranno queste nuove evidenze.

Renato Rossi

Bibliografia
1. http://www.pillole.org/public/aspnuke/news.asp?id=4891
2. http://www.pillole.org/public/aspnuke/news.asp?id=4902
 
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