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Soffocare per gioco: le morti inutili
Pubblicato da dzamperini in data 16/09/2011 00:00
Pensieri e opinioni professionali
Ha destato notevole clamore la morte, riportata da molti giornali, della studentessa di brava famiglia rimasta uccisa nel corso di un gioco erotico effettuato mediante strangolamento. E con lei e' rimasta gravemente lesionata un' amica mentre il gestore del “gioco”, un ragazzo istruito e di buona famiglia portera' per tutta la vita i postumi indelebili dell' accaduto. Tre vite rovinate per un gioco fatto senza vera consapevolezza dei meccanismi in gioco.

Ma cosa e' effettivamente successo? E come si puo’ spiegare l’ accaduto? Come evitare altre morti inutili?
Daniele Zamperini


I fatti:

Dalle notizie riportate dai media, si apprende che le due ragazze si erano prestate, consenzienti, ad un gioco di origine giapponese, lo Shibari, consistente fondamentalmente nel porre due persone immobilizzate e con un laccio al collo, ai capi opposti di un bilancere, in modo che ciascuna delle due dipenda, per evitare lo strangolamento, dall' immobilita' e dalla partecipazione dell' altra. Si tratta di una ennesima variazione degli “strangolamenti erotici”, molto in uso in certe comunita’

Il gioco giapponese ha essenzialmente una funzione “rituale”: I legamenti hanno una funzione prevalentemente estetica, il peso del corpo viene sostenuto dai legami intorno al torace e alle braccia, il laccio al collo e' messo in modo da non stringere in modo effettivo.

Ma qualcosa, in questo caso, e' andata molto diversamente dal previsto, e le conseguenze possono essere fatte risalire all' ignoranza da parte dei partecipanti, dei meccanismi fisiologici in gioco nelle procedure di impiccamento, vero o finto che sia.

Nella mentalita' comune, infatti, la morte per impiccamento viene fatta risalire essenzialmente all' asfissia indotta dalla chiusura delle vie respiratorie in seguito alla costrizione sul collo: l' asfissia richiede, per portare alla morte, un tempo abbastanza lungo, di vari minuti. Da cio' consegue un falso senso di sicurezza derivato dal concetto “Quando mi sento soffocare ho tutto il tempo per rimediare”.

Non e' cosi'! L’ evento e’ talmente rapido da non permettere un recupero.

Nei casi di impiccamento entrano in gioco infatti fattori diversi, importantissimi ma generalmente ignorati: il fattore asfittico NON E' infatti, generalmente, quello che porta al decesso (sono riportati casi di morte per strangolamento anche in soggetti tracheostomizzati, nei quali l' occlusione delle vie aeree non e' concretamente effettuabile) ma la morte sopraggiunge per altri diversi meccanismi.

Fattore circolatorio:
Cio' che la gente comune ignora e' che il laccio va ad occludere, in primo luogo, le vie arteriose che portano il sangue al cervello. E' stato calcolato che per occludere le carotidi sia sufficiente una pressione di 3-4 Kg, bassissima. Non e’ necessario gravare quindi con tutto il peso del corpo, basta “appoggiarsi” sul laccio per chiudere le carotidi. Il blocco del sangue porta poi ad una rapidissima perdita di coscienza, in pochi secondi, e quindi all’ abbandono del corpo che va a gravare sul laccio completando lo strangolamento. Questo fenomeno e' ben noto, ad esempio, ai cultori di arti marziali.

Fattore neuro-vegetativo:

In prossimita' delle carotidi esistono recettori nervosi (c.d. glomo carotideo) la cui stimolazione porta, per attivazione del sistema vagale, ad una inibizione riflessa del cuore. Questo meccanismo agisce in modo differente nei vari individui: in alcuni si ha solo un modesto rallentamento cardiaco, in altri si puo' avere un rallentamento marcato con collasso del soggetto. Sono stati descritti casi di soggetti che collassavano semplicemente annodando la cravatta, come anche casi di morte per arresto cardiaco troppo prolungato. Questi recettori si attivano piu’ facilmente nel caso di pressione forte, improvvisa e prolungata ai lati del collo. Anche questo meccanismo e' ben noto ai cultori di arti marziali, e alcuni colpi sono studiati apposta (ricordate i films di Karate o di Kung-Fu?) per mettere fuori combattimento l' avversario colpendolo seccamente ai lati del collo.

I due fattori (circolatorio e neurovegetativo) possono molto spesso agire in concorso tra loro allorche' il collo venga stretto da un laccio con meccanismo di impiccagione.

Nel caso riportato dai giornali e’ percio’ presumibile o almeno molto probabile che le cose siano andate cosi':

La ragazza ha avuto, in seguito alla pressione del laccio sul collo, uno svenimento rapidissimo e improvviso, causato da uno dei due meccanismi sopradescritti (o da entrambi in concorso). Si e' quindi accasciata causando l' ulteriore stretta del laccio e ulteriore blocco del flusso sanguigno e, a questo punto, della respirazione. Bastava forse tirarsi in piedi, ma cio’ non era possibile.
Si trattava inoltre di un soggetto sovrappeso, per cui erano quasi impossibili anche gli eventuali tentativi di sollevarla; nel frattempo, a causa della tensione provocata dalla sua caduta, il laccio si tendeva provocando anche lo strangolamento dell' amica legata all' altro capo della corda.

La sua morte, avvenuta per ischemia cerebrale, e' stata cosi' rapida (a differenza di quanto sarebbe stato causato dall' asfissia) da rendere inutile il successivo tentativo di tagliare la corda.

Le morti inutili

I meccanismi sopradescritti rendono ragione di tanti episodi e di tante morti inutili descritte ogni tanto dalla cronaca.

La modestissima pressione necessaria per indurre allo svenimento e al successivo decesso (bastano, abbiamo detto, 3-4 chilogrammi) spiega come mai si riscontrino tante morti apparentemente strane ed incredibili: soggetti trovati morti impiccati in ginocchio, o semiseduti sul pavimento, ove sarebbe bastato alzarsi in piedi o sollevarsi di pochi centimetri per raggiungere la salvezza. In ambito medico-legale si parla infatti di “impiccamento incompleto”, e rappresenta una casistica non rara.

Ecco quindi che molti impiccamenti “dimostrativi”, attuati nella convizione di “far finta” ma di potersi liberare in qualsiasi momento, si trasformino in eventi mortali. E' possibile che, ad esempio nelle carceri, un numero non indifferente di morti possa essere conseguenza non voluta di un atto di semplice protesta dimostrativa.

Ed ecco come mai a volte i bambini, giocando al “gioco dell' impiccato”, finiscano per perdere la vita o per portarne per sempre le conseguenze invalidanti.

Stringere il collo per bloccare la respirazione (un atto tante volte fatto solo per scherzo, o per gioco erotico) e' pericolosissimo; non va mai effettuato con lacci o con altri mezzi meccanici perche' possono richiedere troppo tempo per essere tolti; la vittima non deve mai essere lasciata sola; i bambini vanno istruiti a non fare mai questi giochi.

Sembrano regole inutili e un po' stupide, ma malgrado cio' l' elenco delle morti inutili dovute alla loro inosservanza si allunga ogni anno...

Daniele Zamperini
 
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