Dopo circa un anno dalle nozze lo sposo decedeva. A questo punto la sorella del defunto iniziava un' azione giudiziaria per l' annullamento del matrimonio stesso.
Da allora, si sono susseguite una serie di cause civili e penali (anche verso il parroco e l' ufficiale di Stato Civile che aveva trascritto l'atto, assolti), fino alla definitiva decisione della Suprema Corte dello scorso 30 giugno.
La Cassazione ha stabilito la nullita' del matrimonio, per cui la donna perde lo status di vedova e dovra probabilmente restitire i beni da lei conseguiti a seguito del matrimonio.
Nulla cambia, invece, agli occhi della Chiesa, per la quale il legame indissolubile fra Corrado e Chiara è stato spezzato solo dalla morte.
Commento personale
Alcuni giuristi, pur convenendo sulla giustezza della sentenza, si rammaricano perche' la legge non prevede finora tutele adeguate in casi come questo, ove la coppia conviveva da vent' anni e oltre.
Va pero' detto anche (pur se forse sgradevolmente) che la convivenza senza matrimonio era stata una scelta volontaria della coppia, certamente consapevole di cio' che comportasse e magari motivata da situazioni utilitaristiche momentanee. Mi sembra inopportuno poi accusarne lo Stato delle conseguenze.
Daniele Zamperini