Mortalità nel diabete tipo 2
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Argomento: Medicina Clinica


 
Uno studio osservazionale svedese suggerisce che non tutti i diabetici hanno uno stesso rischio di mortalità .


Si ritiene che il paziente diabetico abbia un rischio di mortalità maggiore rispetto ai soggetti non diabetici. In realtà uno studio osservazionale svedese suggerisce che potrebbe non essere così.

In questo studio sono stati analizzati i dati dei pazienti diabetici iscritti preso il Registro Diabetico Nazionale Svedese a partire dal 1998. Per ogni paziente iscritto sono stati selezionati, dalla popolazione generale, cinque controlli paragonabili per età e sesso.

Il follow up è durato fino al 31 dicembre 2011. 

La mortalità totale fu del 17,7% nella popolazione diabetica e del 14,5% nella popolazione generale
(HR 1,15; 95%CI 1,14-1,16). Questo dato era atteso, come era da aspettarsi che nei diabetici vi sia una maggior mortalità cardiovascolare (7,9% versus 6,1%; HR 1,14; 95%CI 1,13-1,15).

Vi è da dire, tuttavia, che in questo studio l'eccesso di mortalità nei soggetti diabetici, rispetto ai non diabetici, è risultata inferiore di quella riscontrata in altri studi.

Ma questo non è il solo dato che ci preme ricordare.

La ricerca, infatti, ha permesso di evidenziare che la mortalità dipendeva, nei diabetici, da alcuni parametri: età giovane, cattivo controllo glicemico e presenza di gravi complicanze renali.

Alcuni esempi potranno megli chiarire questi aspetti.

Nei soggetti diabetici con meno di 55 anni (che pur avevano un buon compenso metabolico: emoglobina glicata inferiore o uguale a 6,9%) la mortalità totale era aumentata, rispetto alla popolazione generale, del 92% (95%CI 1,75-2,11). Nei corrispondenti soggetti diabetici >/= 75 anni, al contrario, la mortalità totale, rispetto ai controlli, era diminuita del 5% (95%CI 0,94-0,96).

Nei pazienti diabetici con meno di 55 anni che avevano sempre un controllo ottimale glicometabolico (emoglobina gliacata =/< 6.9%) e un valore normale di albuminuria, la mortalità totale, rispetto ai controlli, era aumentata del 60%. 
Invece nei corrispondenti soggetti più anziani la mortalità, rispetto ai controlli, era ridotta: del 13% per quelli di età compresa tra 65 e 75 anni e del 24% per quelli di età superiore ai 75 anni.

Lo studio conferma, quindi, che in generale i pazienti con diabete tipo 2 hanno un rischio aumentato di mortalità totale e cardiovascolare rispetto ai soggetti non diabetici. 

Tuttavia i diabetici non sono tutti uguali, un dato che i medici pratici constatano ogni giorno.

Sembra che a parità di condizioni (controllo glicometabolico buono/ottimale e di funzionalità renale non particolarmente compromessa) siano svantaggi i pazienti più giovani rispetto a quelli più anziani. Un dato difficile da spiegare ma che sottolinea la necessità di una grande attenzione nella cura dei diabetici più giovani.

Paradossalmente nei diabetici più anziani che hanno un buon controllo metabolico e valori normali di albuminuria la mortalità sarebbe minore rispetto ai soggetti non diabetici.

Si può quasi dire che il diabete, una volta che si è superata una certa età, non è più in grado, almeno in alcuni casi, di provocare danni. Ulteriori ricerche potranno dire se le cose stanno effettivamente così. E' anche vero, però, che pur nei soggett anziani, la mortalità aumentava nel caso di presenza di complicanze renali e/o di cattivo controllo glicometabolico.



Renato Rossi



Bibliografia

1. Tancredi M et al.Excess Mortality among Persons with Type 2 Diabetes. N Engl J Med 2015 Oct 29; 373:1720-1732







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