Screening del cancro prostatico: una nuova metanalisi
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Argomento: Medicina Clinica




 Secondo una nuova meta-analisi lo screening del cancro prostatico mediante dosaggio del PSA riduce lievemente la mortalità specifica ma non quella totale.


Questa testata si è occupata spesso dello screening del cancro prostatico mediante dosaggio del PSA, sia recensendo RCT in cui lo screening veniva paragonato al non-screening sia esaminando metanalisi e linee guida. Alcune pillole sono richiamate in bibliografia [1,2,3,4,5,6,7].

L'occasione per ritornare sull'argomento viene offerta da una nuova metanalisi che ha assemblato i risultati di 5 RCT per un totale di oltre 720.000 uomini arruolati [8].
In particolare negli RCT esaminati sono compresi lo studio CAP, lo studio PLCO e lo studio ERSPC.

La metanalisi ha evidenziato che lo screening con PSA non riduce la mortalità totale (evidenza di qualità moderata).
Lo screening può avere un piccolo effetto nella riduzione della mortalità da cancro prostatico, ma anche nessun effetto: riduzione in termini relativi del 4% ma con intervello di confidenza al 95% compreso tra - 15% e + 8% (bassa qualità delle evidenze).

Gli autori hanno poi esaminati i dati dello studio con il minor rischio di bias, trovando che lo screening non riduce la mortalità totale mentre può ridurre la mortalità da cancro prostatico del 21% in termini relativi (con 95%CI compreso tra - 31% e -9%). Gli autori definiscono questo dato di certezza moderata.
Detto in altre parole: è necessario screenare 1000 uomini per 10 anni per evitare un decesso da cancro della prostata.

Secondo gli autori il piccolo beneficio ottenibile sulla mortalità specifica va confrontato con i rischi sia a breve termine (falsi positivi, falsi negativi, complicanze della biopsia) sia a lungo termine (complicanze urinarie e sessuali associate ad interventi chirurgici e/o a terapie). 

Ci sembra che ci sia poco da aggiungere perchè in merito ci siamo espressi molte volte: lo screening con PSA comporta una piccola riduzione della mortalità specifica, nessun impatto sulla mortalità totale, un aumento del rischio di sovradiagnosi e sovratrattamenti legati alla scoperta di forme istologicamente maligne ma clinicamente indolenti (che non sarebbero mai state diagnosticate senza lo screening).

Pertanto la decisione se prescrivere o meno lo screening con PSA andrà discussa col singolo paziente,adeguatamente informato sui rischi e sui benefici, dopo aver considerato anche fattori come l'etnia e la familiarità per questa forma di neoplasia. 



Renato Rossi


Bibliografia

1. http://www.pillole.org/public/aspnuke/news.asp?id=6920

2. http://www.pillole.org/public/aspnuke/news.asp?id=6813

3. http://www.pillole.org/public/aspnuke/news.asp?id=5211

4. http://www.pillole.org/public/aspnuke/news.asp?id=5124

5. http://www.pillole.org/public/aspnuke/news.asp?id=5095

6. http://www.pillole.org/public/aspnuke/news.asp?id=4983

7. http://www.pillole.org/public/aspnuke/news.asp?id=4554

8. Ilic D et al. Prostate cancer screening with prostate-specific antigen (PSA) test: a systematic review and meta-analysis. BMJ 2018; 362:k3519.
 







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