Il signor R.D.R. era stato condannato per diffamazione dai giudici di merito per aver diffamato una funzionaria non più giovane mettendo in evidenza che l'età attempata non la metteva più "in condizione di seguire una situazione".

In appello la pena veniva mitigata per intervenuta prescrizione del reato (e quindi decadenza dell’ aspetto penale) ma rimanendo l’ obbligo del risarcimento civile.

Pur avendo proposto ricorso in Cassazione, questo veniva respinto in quanto, spiega la Corte, "sulla portata offensiva dell'espressione non vi è alcun dubbio perché R. D. R. ha sostenuto che la signora I.B."fosse una persona menomata nella sua capacità di intendere a causa del decadimento senile".

E questa insinuazione, secondo la Corte  costituisce una “manifesta offesa”.

In dettaglio R.D. R., in un ricorso indirizzato al ministero dei Lavori pubblici, definiva I. B. "gentil donzella....la cui veneranda età evidentemente non la pone in condizione di seguire una situazione, lo riconosco complessa".

Nel corso dei processi R.D.R. aveva cercato di minimizzare l’ evento, insistendo sulla "inoffensività delle espressioni" ma la Corte ha sottolineato da parte del ricorrente la "consapevolezza di pronunciare o scrivere frasi con valenza diffamatoria e non si può seriamente dubitare che Raffaele D. R. possedesse tale consapevolezza".

Anche secondo la Cassazione, pur essendo intervenuta la prescrizione del reato di diffamazione, restava in piedi l'obbligo di risarcire la l'anziana per il danno subito, oltre al pagamento di una ammenda e al rimborso delle spese legali.