INNOCENTI MA ROVINATI TUTTA LA VITA! COME DIFENDERSI?
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Argomento: Pensieri e opinioni professionali


Torno sul caso (gia’ illustrato su http://www.scienzaeprofessione.it/modules.php?name=News&file=article&sid=487 , il caso del medico Convenzionato dei pressi di Firenze (una pediatra) che andando in ferie aveva affidato il suo studio ad una sostituta, secondo le regole stabilite dalla Convenzione e che si e’ trovata a dover pagare, come provvisionale, una cifra di circa 3.000.000 milioni di Euro (Tre Milioni!) per un (presunto) errore sanitario commesso non da lei ma dalla sostituta.



Questo perche’ il giudice monocratico, condannando penalmente la sostituta,  disponeva il pagamento della provvisionale in solido con la dottoressa titolare.
Mi viene da chiedermi cosa possa aver spinto un magistrato, presumibilmente “custode supremo della giustizia”, a rovinare per sempre una persona incolpevole!

Le critiche sono state moltissime ma hanno lasciato il tempo che trovavano in quanto trattandosi di provvisionale il pagamento andava comunque effettuato, indipendentemente dall’ esito di un eventuale ricorso.
Da quanto mi e’ stato riferito l’ assicurazione della titolare non prevedeva questo tipo di rischio, per cui non lo coprira’, e il paese sta perfino organizzando una raccolta di fondi in favore della titolare.

A mio modestissimo parere, come ho gia’ espresso,  la sentenza e’ erronea in quanto assimila il medico titolare ad una sorta di appaltatore o ad un libero-professionista “puro”.
In realta’ il sostituto di un medico convenzionato assume una sorta di obbligo contrattuale di fronte alla ASL, ed opera nel solo rispetto delle norme generali in modo completamente autonomo (dal punto di vista professionale) da eventuali direttive del titolare, che non ha potere gerarchico o di controllo se non quello preventivo sull’ idoneita’ legale dei titoli di studio.
 
Malgrado cio’ una sentenza come quella di Firenze e’ in grado di rovinare per sempre la vita di una persona del tutto incolpevole.
E’ una sentenza avvertita dalla gente, operatori sanitari ma anche moltissimi cittadini,  come profondamente ingiusta!

Oltretutto capita ormai quotidianamente di vedere pubblicita’ televisive che incitano a intraprendere azioni giudiziarie verso i medici per supposti casi di malasanita’.
E’ evidente che in un periodo di crisi economica la cosa puo’ apparire allettante a molti, una comoda strada per rinsanguare le proprie finanze, fino ad portare avanti iniziative che in altri momenti non avrebbero avuto motivo di essere.
Ma il “sistema americano”, quello dei mega-risarcimenti per minimi errori, e’ basato su principi completamente diversi dai nostri, su parcelle stratosferiche destinate a pagare polizze assicurative altrettanto stratosferiche; tutta un’ altra cosa rispetto al nostro sistema, ove il medico opera a tariffe sociali che permettono appena una decente sopravvivenza ma verso cui ormai sembra essersi aperta la stagione di caccia.
 
Chi scrive, operando appunto come medico-legale proveniente dalla medicina generale, gode di un osservatorio privilegiato sul fenomeno, e riceve quotidianamente richieste di azioni giudiziarie verso questo o quel collega. Parimenti vengono richiesti spesso interventi a difesa del sanitario accusato. Tutto lavoro per noi, potrebbe dire qualche cinico collega, ma a fronte dei casi di effettiva e indubitabile responsabilita’ professionale, numerosissimi sono invece i casi “grigi”, quelli di un esito diverso da quanto desiderato dal paziente ma non necessariamente conseguenti ad una sua reale colpa.
Ci vuole la forza, anche da parte del consulente medico-legale, di rifiutare cause che non appaiano fondate; dubito pero’ che certe associazioni “all’ americana” stiano a guardare tanto per il sottile, con sufficiente correttezza.
 
Il caso della pediatra di Firenze e’ eclatante, e grida all’ ingiustizia. Ma nel nostro sistema, cosi’ come e’, c’e’ poco o nulla da fare, se non esprimere una purtroppo inutile solidarieta’.
E’ probabile che qualcuno voglia esprimere consenso, con motivazioni normative e cavilli, in favore della sentenza; non possiamo non rispondere che, a nostro parere, in questo caso la norma non sarebbe conforme alla giustizia; alla giustizia sostanziale si sarebbe preferita l’ applicazione di cavilli formali.
 
Come difendersi?

Come ho espresso in altra sede
http://www.scienzaeprofessione.it/public/nuke/modules.php?name=News&file=article&sid=420
personalmente considero irrealistica l’ ipotesi di depenalizzazione dell’ atto medico, in quanto inconciliabile con altre norme giuridiche di carattere generale. Oltretutto la depenalizzazione non salverebbe il medico da richieste di risarcimento in ambito civilistico, procedura del tutto autonoma. 
Qualche volta, mi viene da pensare, sarebbe preferibile una condanna penale magari con la condizionale che un risarcimento come quello di cui stiamo discutendo!
 
Potrebbero essere ipotizzate altre soluzioni, da attuare a lungo termine, tra l’ altro adottabili con procedure legislative piu’ semplici:
·        Scoraggiare azioni temerarie rendendole piu’ onerose o sottoposte ad un “filtro” preventivo; la procedura e’ parzialmente attiva con l’ istituto della conciliazione obbligatoria, onerosa per chi propone la causa.
·        Organizzare, di concerto con Ordini, Ministeri, Enti sanitari e giuridici, delle commissioni che filtrino preventivamente le cause per malasanita’ fornendo un parere autorevole ai magistrati a cui poi verranno sottoposte (qualora si volesse proseguire) la causa.
·        Organizzare azioni di rivalsa verso i cittadini che abbiano perso la causa; occorrerebbe pero’ l’ appoggio di voci autorevoli, perche’ la giurisprudenza, attualmente, tende a chiudere un occhio in favore del cittadino.
·        Mettere un tetto a provvisionali cosi’ anomale.
 
Soluzioni a breve termine:
Per il momento, dato che quanto detto sopra e’ purtroppo solo un sogno, suggerirei ai colleghi che possa essere opportuno
  1. Chiedere alla propria assicurazione un’ estensione della copertura, sia come massimale che sotto l’ aspetto della copertura del sostituto. Ho saputo che qualche societa’ si e’ adeguata, con aumenti del premio non eccessivi.
  2. Assicurarsi che il sostituto sia coperto, personalmente, da un’ assicurazione adeguata
  3. Stendere col sostituto un vero e proprio contratto che esprima espressamente la completa autonomia del sostituto. Qualcosa del tipo:
“ Si concorda la sostituzione del dott. XX da parte del dott. YY dal… al… . Il dott. YY (sostituto) dichiara di essere in possesso di tutti i requisiti di legge e di essere fornito di adeguata copertura assicurativa. Nel periodo della sostituzione il dott. YY operera’ in piena e assoluta autonomia, nel rispetto delle disposizioni del S.S.N. e della ASL, assumendosi ogni responsabilita’ civile e/o penale del suo operato”.
 
In realta’ non sono certo che un contratto del genere possa avere effettiva efficacia, vista la prassi della giustizia in Italia; sono in attesa di un parere da parte di veri giuristi, molto piu’ esperti di me.
Se poi qualcuno dei lettori potesse suggerire provvedimenti piu’ efficaci, sarebbe benvenuto.

In ogni caso occorre che cessi questo clima di caccia alle streghe, di sospetto e sfiducia. Occorre che il cittadino torni a comprendere che l’ operatore sanitario (almeno nella grandissima maggioranza dei casi) opera soprattutto per il bene del paziente e che purtroppo nessuno e’ onnipotente; che malgrado i progressi la medicina comporta sempre una percentuale di insuccessi, qualche volta dovuti ad errori ma molto raramente dovuti a vera, sostanziale colpa.

Daniele Zamperini






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