A quali intervalli ripetere la densitometria ossea (MOC)?
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Argomento: Medicina Clinica


Non esistono ancora evidenze forti che possano guidare il medico nel decidere qual è l'intervallo ottimale di ripetizione della densitometria ossea.

Ogni quanto tempo ripetere la densitometria ossea (DXA)? Non vi sono risposte certe.

In alcuni articoli precedenti ci siamo occupati di alcuni lavori che avevano esaminato questo problema.
In uno studio si osservò che la ripetizione della densitometria dopo 8 anni da un test basale non migliorava il potere predittivo del rischio di frattura, perlomeno in donne anziane sane [1].
Un altro studio suggeriva che durante i primi tre anni di trattamento con bifosfonati il monitoraggio della densità minerale ossea (BMD) non è generalmente necessario e dovrebbe essere evitato perchè può portare ad errate valutazioni circa l'efficacia della terapia in atto [2].

Recentemente la United States Preventive Services Task Force ha concluso che non esistono evidenze per dire a quali intervalli si dovrebbe eseguire una densitometria dopo un test basale di screening, anche se forse la ripetizione dell'esame dopo 2 anni potrebbe migliorare il potere predittivo di frattura [3].
Gli autori dello studio SOF hanno seguito per circa 15 anni quasi 5000 donne (età >/= 67 anni, con BMD normale o con osteopenia, con anamnesi negativa per fratture osteoporotiche). In tal modo sono stati in grado di determinare la velocità con cui si sviluppa l'osteoporosi.

I risultati sono molto interessanti. Infatti un quadro di osteoporosi si sviluppa in meno del 10% delle donne esaminate in 15 anni se al basale la BMD è normale o vi è osteopenia lieve, entro 5 anni
se al basale è presente osteopenia moderata ed entro 1 anno se al basale vi è osteopenia grave [4].
 
Anche quest'ultimo studio, però, non permette di rispondere alla domanda iniziale di quale sia l'intervallo ottimale di ripetizione della DXA. In effetti per poter determinare ogni quanto tempo richiedere l'esame bisognerebbe disegnare un RCT complesso in cui si confrontassero donne con quadri densitometrici diversi sottoposti al test a intervalli diversi.
Lo studio, inoltre, dovrebbe avere una durata tale da poter stabilire quale sia la migliore strategia che ci permette di ridurre le fratture, unico end point che interessi al paziente. Si capisce bene che uno studio del genere ha poche probabilità di essere portato a termine (e probabilmente anche di essere ipotizzato).
 
Ne deriva che la decisione di quando ripetere la DXA deve basarsi più che altro sui pochi dati che abbiamo a disposizione e sul buon senso clinico.
In termini generali possiamo dire che nel caso di un paziente non in trattamento e con BMD basale normale o con lieve ostepenia la DXA potrebbe anche non essere ripetuta per molti anni mentre, nel caso di osteopenia più grave si può prevedere un nuovo esame dopo alcuni anni.
Nel caso invece di un paziente in trattamento per osteoporosi un esame di controllo potrebbe essere ragionevole dopo 2-3 anni di terapia e in seguito a intervalli variabili da modulare sulla base della rispota terapeutica.
Renato Rossi

Referenze
1. http://www.pillole.org/public/aspnuke/news.asp?id=3083
2. http://www.pillole.org/public/aspnuke/news.asp?id=4709
3. http://www.pillole.org/public/aspnuke/news.asp?id=5170
4. Gourlay ML et al. for he Study of Osteoporotic Fractures Research Group. Bone-Density Testing Interval and Transition to Osteoporosis in Older Women. N Engl J Med 2012 Jan 19; 366:225-233.





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