Sbagliano anche i test "infallibili": il DNA

 

Sui quotidiani di Maggio 2005 e’ apparsa la sconvolgente notizia che, negli Stati Uniti, e precisamente nello stato della Virginia, il laboratorio di analisi "ufficiale" usato dalle autorita’ locali per l’esame del DNA al fine di identificare gli autori di delitti, produceva risultati falsi o quanto meno non precisi al fine di favorire le incriminazioni dei sospettati.

Questo per mantenere un' alta percentuale di identificazioni di colpevoli, e di condanne, elettoralmente utile ai politici locali. 

La notizia e’ di per se' sconvolgente in quanto verrebbe a svelare un uso distorto dei mezzi scientifici di giustizia a scopo puramente politico e propagandistico, fino al punto da condannare deliberatamente a morte (condanne effettivamente eseguite) degli innocenti. La cosa apparirebbe impensabile in uno stato democratico come si ritiene siano gli Stati Uniti D’America, tuttavia i sospetti sono talmente forti da aver indotto a una inchiesta approfondita i cui risultati non sono tuttora noti ma che, qualora confermassero i dubbi iniziali, dimostrerebbero all’opinione pubblica come il test del DNA, finora mitizzato (anche in fortunate serie televisive) come mezzo infallibile per l’identificazione dei colpevoli, sia in realta’ fallibile, manipolabile e manipolato.

Questo episodio puo’ collegarsi, con una associazione di idee non molto azzardata, con un episodio accaduto circa due anni fa e riportato su tutti i giornali, allorche’ un esame del DNA effettuato in Italia e spedito all’INTERPOL per l’identificazione di un colpevole di omicidio, identificava come colpevole un pregiudicato inglese, residente a Londra. Alle prime entusiastiche affermazioni sull' utilita' del test, segui' poi un periodo di sgomento allorche' si dimostro' che era assolutamente impossibile che il sospettato avesse partecipato al delitto di cui sopra, non essendosi mai mosso dall’Inghilterra.

Con un certo imbarazzo le polizie dei vari stati hanno cercato di capire dove e come il test del DNA avesse sbagliato, se fosse stato un errore dei carabinieri del RIS o del laboratorio di Scotland Yard.

A quanto sembra in realta’ si tratto' di un banale errore umano di collegamento: sarebbe risultato che l’esame del DNA inviato dalla polizia italiana al centro di smistamento dell’INTERPOL, gestito da funzionari di diverse nazionalita', fosse stato mal "tradotto" da un funzionario francese che aveva riportato in modo erroneo alcune sigle, causando alla fine l' errata identificazione.

Cosa possiamo concludere? Il test del DNA e’ effettivamente, di per se', effettuato con i mezzi attuali, un test affidabile e sicuro, anche se anch' esso soggetto ad alcuni tipi di errore "tecnico": e’ ben noto infatti come l’esame del DNA possa essere falsato ad esempio da mutazioni, inquinamento, alterazioni del materiale. Questi errori sono piu’ frequenti allorche’ si operi su piccolissime quantita’ di materiale in quanto le tecniche di PCR e di ibridazione (che riproducono il materiale in esame e ne moltiplicano la quantita' analizzabile) possono in qualche caso fornire risultati non precisi. Gli esperti del settore (quelli veramente esperti) conoscono bene questi limiti, e possono evitare errori clamorosi.

Non si puo' essere pero' altrettanto sicuri circa il variegato mondo di tutti gli operatori di laboratorio, in quanto soggetti ad errori, in buona o in malafede, difficilmente riparabili.

Nessun test quindi (e quello del DNA da noi citato e' servito solo come esempio) va preso acriticamente come elemento incontestabile ma va sottoposto a tutti i controlli e alle cautela del caso, con buona pace dei telefilm polizieschi e degli operatori "da film", tanto di moda.

Daniele Zamperini