"Scienza e Professione"
Mensile di informazione e varie attualita' - Reg. Trib. Roma n. 397/2004 del 7/10/2004
Resp.:   Daniele Zamperini  O.M. Roma 19738 - O. d. G. Lazio e Molise 073422   

Le tappe nello sviluppo del linguaggio 

Spesso capita di dover individuare un eventuale ritardo dello sviluppo del linguaggio nel bambino. Per evitare, però, di scambiare un semplice ritardo temporale da un ritardo patologico, è utile sapere come si sviluppano le capacità linguistiche nel bambino. Secondo Fenson, l’ordine dei processi di apprendimento del linguaggio è sempre il medesimo. Quello che varia è il tempo che intercorre fra uno e l’altro. Questa grande differenziazione nei tempi rende, difficile riconoscere un ritardo non patologico da uno patologico.
In un processo di apprendimento nella media, possiamo dire che le prime vocalizzazioni appaiono tra i sei mesi e i dieci mesi. La prima parola, per la gioia dei genitori, coincide con il primo compleanno, mentre le prime frasi (due parole), arrivano tra i 14 e i 24 mesi. A 3 anni il bambino compone frasi di tre parole, ed a 4 anni compare una chiara sintassi nell’eloquio della maggior parte dei bambini.
Questa scala temporale, che ricordiamo essere di massima, scandisce l’accesso del bambino al mondo del parlato.
In realtà questa suddivisione non scalfisce minimamente il problema del riconoscimento del ritardo del linguaggio. Oltre ad un ritardo puramente temporale, infatti, bisogna tenere conto anche di un ritardo strutturale.
La maggior parte dei linguisti individua nel linguaggio quattro aspetti differenti:

1) fonologico, 2) grammaticale, 3) semantico, 4) pragmatico.

La fonologia è il ramo che si interessa della produzione e della discriminazione dei suoni di un dato linguaggio. Come è noto, le varie lingue della terra utilizzano spesso toni differenti. Basti pensare infatti ai semitoni delle lingue del nord Europa, o alle svariate tonalità, per noi sconosciute, del cinese.
Il bambino, appena nato, è in grado di ricevere e discriminare tutti i toni di tutte le lingue, anche se ovviamente non è ancora in grado di riprodurli. Con il passare del tempo (intorno ai 10 mesi), questa capacità comincia a declinare, arrivando fino a saper discriminare perfettamente solo i toni della propria lingua.

La grammatica riguarda le regole che sottintendono un determinato linguaggio. Di origine chiaramente sociale e non neurologica, la grammatica comincia ad essere appresa dai bambini con l’uso, quando cominciano a discorrere con i genitori riguardo oggetti, eventi, persone.

La semantica riguarda lo studio del significato dei vari termini. Riguarda lo studio del vocabolario e del numero di parole che il bambino conosce, ed è ritenuta essere il miglior predittore del successo scolastico. Come la grammatica, anche la semantica ha un’origine puramente sociale, e come quella si sviluppa mediante l’uso di parole nuove e di riconferma del significato di quelle conosciute.

La pragmatica riguarda l’abilità di usare il linguaggio in interazione con gli altri.

L’utilizzo in senso lato del linguaggio è molto complesso, è in definitiva una complicata sinergia di molti fattori, alcuni di questi neurobiologici, altri cognitivi, altri ancora sociali e relazionali; anche il malfunzionamento di uno solo di questi può creare gravi squilibri nella parola.
Per questo motivo i disturbi sono stati suddivisi a seconda della tipologia:

- Disordini della ricettività
Questi comprendono disturbi neurologici, anatomici e misti.
In questa categoria rientrano i disturbi della parola dovuti all’incapacità del soggetto, per malformazioni fisiche, di comprendere o produrre il parlato.

- Disordini espressivi
Comprendono i disordini della voce vera e propria,le anomalie orofacciali, i danni alle terminazioni nervose e patologie quali disordini della fluenza, balbettii.

- Disturbi combinati
Comprendono disturbi psichiatrici (autismo, mutismo selettivo, problemi comportamentali), ritardo mentale.

Guido Zamperini (fonte BMJ 2004; 328:272-6)