Il certificato rende poco? Facciamolo pagare due volte!

Sembra che qualcuno (un medico di famiglia di cui in questa sede non facciamo il nome), con incredibile colpo di genio, abbia risolto l' annoso problema dei certificati INAIL e della loro discussa adeguatezza economica. 
Il sistema (geniale!) e', a quanto pare, in uso da tempo, ed e' stato esposto in una lista di discussione medica su Internet (c.d. “mailing-list”);  prevede un meccanismo semplicissimo: il doppio pagamento.
Funziona cosi': il collega, richiesto di un certificato per malattia professionale o per infortunio sul lavoro, non accetta la preintesa recentemente firmata con l' Ente (27,5 Euro), e preferisce farsi pagare direttamente dall' assistito: tariffa 50 Euro tondi.
Poi si da' il caso che l' INAIL, applicando appunto la convenzione, invii eventualmente a sua volta il pagamento della certificazione. A questo punto, perche' stare a lambiccarsi il cervello e crearsi problemi per la restituzione dell' assegno? Si incassa, e via!
Ecco che il certificato viene a rendere, al medico, ben 77,5  Euro. Una cifra non disprezzabile, anche se uscita per la maggior parte dalle tasche dell' infortunato.
Ma e' corretto, questo modo di fare?
Il collega afferma di seguire questo sistema da tempo, senza aver avuto alcun problema, e si dice intenzionato a continuare cosi'. 
Non abbiamo dubbi sulla soddisfazione economica di questa tecnica...
A chi ha espresso dubbi sulla liceita' di tale comportamento, e’ stato risposto di andare tranquilli, perche' l' avvocato fiduciario del Sindacato (che certamente, si sottolinea sarcasticamente, ne sa piu' dei poveri medici) lo ha rassicurato a tale proposito.Dal punto di vista deontologico, invero, il collega non afferma di difenderne la correttezza, tuttavia questo aspetto non e' stato considerato tale da indurre a modificare questi suoi comportamenti, sempre col conforto del legale sindacale.

Gia', perche' questo e' il problema!

 Siccome il collega riveste (o rivestirebbe, a suo dire) una carica che gli da' un ruolo di portavoce ufficiale di un “grande” Sindacato medico, le sue affermazioni non sono le semplici opinioni personali di uno qualsiasi, le sue azioni non sono semplici fatti privati, ma vengono a costituire un esempio e una guida di comportamento; le opinioni dell' avvocato sindacale poi, pur rimanendo opinioni, verrebbero ad essere ben piu' significative di un semplice parere privato!
Ci chiediamo quindi se l' opinione e il suggerimento del collega rappresentino veramente
la linea ufficiale del suo sindacato (che in quest' ultimo periodo non sembra dimostrare una grande concordanza di opinioni al suo interno) o se rappresenti solo la sparata personale di uno che vuole attribuirsi un' importanza che non ha,  millantando una rappresentativita' e un' autorevolezza non molto fondate.
E ci chiediamo se questo comportamento verso gli assistiti INAIL sia effettivamente lecito e corretto: se cosi' fosse, avremmo trovato un ottimo sistema (eventualmente esportabile ad altre situazioni) per arrotondare i nostri introiti. 
Non e’ possibile entrare nei dettagli del personaggio, in quanto invoca l' anonimita' e il diritto di privacy (stranamente, se parla, come dice, a livello ufficiale davanti a un migliaio di medici); chi fosse interessato ai particolari, sia privato o rappresentante di qualche Autorità, puo’ rivolgersi magari (seppure con poche speranze, in quanto particolarmente imprevedibili nelle proprie decisioni) ai Responsabili della mailing-list “MIR- Medicina-in-rete” reperibili all' indirizzo
http://mir.zadig.it/MIR-regolamento.html 

Noi, da parte nostra, preferiamo non seguire i consigli del collega: ci sentiremo un po' piu' poveri, ma con la coscienza pulita.
DZ