Terapia medica e angioplastica sono spesso equivalenti
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Argomento: Medicina Clinica


Il follow up prolungato dello studio COURAGE dimostra che la terapia medica ottimale, nella coronaropatia cronica stabile, ottiene gli stessi risultati sulla sopravvivenza dell'angioplastica percutanea.


 Lo studio randomizzato e controllato denominato COURAGE aveva dmostrato che la terapia medica ottimale appare essere efficace come l'angioplastica percutanea (PCI) nella coronaropatia stabile [1,2,3].

In seguito una corposa metanalisi "in rete" aveva confermato i risultati del trial [4].

Lo studio COURAGE aveva avuto un follow up medio di poco più di quattro anni e mezzo.
Arrivano ora i dati di un periodo di monitoraggio più prolungato. Si tratta dell'analisi della sopravvivenza di 1211 pazienti (pari al 53% dei soggetti inizialmente arruolati nel trial). Infatti solo di questi pazienti è stato possibile avere informazioni sul follow up prolungato.

Il follow up in media, per questi soggetti, è stato di 6,2 anni, ma per molti di essi era in media di quasi 12 anni arrivando per alcuni fino a 15 anni.

Si è così potuto evidenziare che anche ad un follow up prolungato non c'era differenza tra il gruppo sottoposto ad angioplastica coronarica e il gruppo trattato con terapia medica ottimale per quanto riguarda la sopravvivenza.
Infatti la mortalità totale era del 25% nel gruppo PCI e del 24% nel gruppo terapia medica (differenza statisticamente non significativa).

Insomma, i dati della letteratura sembrano chiari: nei soggetti con coronaropatia stabile la terapia medica ottiene gli stessi risultati dell'angioplastica percutanea coronarica.

La conseguenza pratica è abbastanza semplice: la terapia medica ottimale dovrebbe essere la strategia di prima scelta mentre lintervento di PCI può essere riservata ai soggetti che non rispondono oppure a quelli che sono considerati ad alto rischio di eventi coronarici acuti.


Renato Rossi


Bibliografia





5. Sedlis SP et al. for the COURAGE Trial Investigators. Effect of PCI on Long-Term Survival in Patients with Stable Ischemic Heart Disease. N Engl J Med 2015 Nov 12; 373:1937-1946







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