Ivermectina per il coronavirus?
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Argomento: Medicina Clinica




 L'ivermectina, un antiparassitario, si è dimostrata efficace, in vitro, nell'inibire il SARS-CoV-2.


L'ivermectina è un farmaco da molti anni prescritto per il trattamento delle parassitosi.
Viene usato, infatti, per il trattamento della pediculosi, della scabbia, della filariosi, etc.

Studi in vitro hanno dimostrato che questo farmaco ha anche una attività antivirale a largo spettro.

Sempre studi in vitro [1] hanno evidenziato che una singola dose di ivermectina può ridurre in 48 ore, fino a 5000 volte, l'RNA virale presente in colture cellulari infettate con SARS-CoV-2.

Si tratta di un farmaco di cui è ben noto il profilo di sicurezza; gli effetti collaterali più frequenti sono di tipo gastrointestinale (anoressia, nausea e vomito, diarrea o stipsi, epigastralgie), neurologico (vertigini, sonnolenza, tremori) febbre, artralgie, tachicardia, disturbi oculari, etc.

In base a queste evidenze in vitro si può ipotizzare il suo uso per il trattamento della COVID-19 e l'AIFA ne ha autorizzato la prescrizione in via sperimentale.

Non resta che rimanere in attesa della pubblicazione dei risultati, richiamando alla necessaria prudenza: non sempre una terapia che si è dimostrato efficace in vitro ha mantenuto le promesse quando usata nell'uomo e solo studi randomizzati e controllati potranno dire se un vecchio farmaco potrà dare una speranza di cura.


Renato Rossi


Bibliografia

1. Caly L et al. The FDA-approved Drug Ivermectin inhibits the replication of SARS-CoV-2 in vitro. Antiviral Research. Pubblicato online il 3 aprile 2020.







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