Coronavirus: nessun rischio con aceinibitori e sartani
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Argomento: Medicina Clinica




  

 Nuovi studi suggeriscono che aceinibitori e sartani sono sicuri in soggetti con infezione da SARS-CoV-2.


Aveva destato molta preoccupazione l'ipotesi che gli aceinibitori e gli antagonisti del recettore dell'angiotensina II (sartani) potessero peggiorare il decorso della COVID-19 oppure facilitare l'infezione da parte del coronavirus.

Alcuni studi osservazionali, già recensiti da questa testata, hanno evidenziato che questa ipotesi non era suffragata da prove.

Il New England Journal of Medicine pubblica ora altri tre studi osservazionali che giungono alle stesse conclusioni.

Il primo studio [1] è stato effettuato su 12594 soggetti sottoposti a test per SARS-CoV-2. Di questi il 46,8% è risultato positivo e il 17% presentava una forma clinica grave di infezione. Si è visto che nessuna di cinque classi di farmaci antipertensivi risultava associata ad un aumento del rischio di COVID-19 grave nè di maggior suscettibilità all'infezione.

Il secondo studio [2] è stato effettuato su 8910 pazienti di 11 paesi, ricoverati per COVID-19. I fattoridi rischio per decesso risultarono essere i seguenti: età > 65 anni, cardiopatia ischemica, fumo, scompenso cardiaco, presenza di aritmie e BPCO. L'uso di aceinibitori o di sartani non risultava associato ad un maggior rischio di decesso, anzi con gli aceinibitori si aveva una riduzione del rischio (2,1% vs 6,1%; OR 0,33; 95%CI 0,20-0,54).

Il terzo studio [3] è di tipo caso-controllo ed è stato effettuato in Italia: 6272 casi affetti da COVID-19 sono stati confrontati con 30759 controlli paragonabili per età, sesso e luogo di residenza. Si è visto che l'uso degli aceinibitori e dei sartani era più frequente nei casi che nei controlli per una maggior prevalenza di malattie cardiovascolari. Tuttavia anche l'uso di altri antipertensivi e di altri farmaci non antipertensivi era più frequente nei casi che nei controlli.
L'uso di aceinibitori e sartani non aveva alcuna influenza nè sul rischio di COVID-19 nè sul rischio di una forma clinica più grave.

Anche se si tratta di studi osservazionali i risultati sono in linea con quelli di lavori precedenti e permettono ai medici di tranquillizzare i pazienti che sono in terapia con queste due classi di farmaci: non devono essere sospesi a meno che non vi siano motivi diversi da quelli inerenti il coronavirus (per esempio intolleranze, allergie o effetti collaterali).


Renato Rossi


Bibliografia

1. Reynolds HR et al. Renin-Angiotensin-Aldosterone System Inhibitors and Risk of COVID-19. N Engl J Med.Pubblicato online in data 1 maggio 2020.

2. Mehra MR et al. Cardiovasculari Disease, Drug Therapy, and Mortality in COVID-19. N Engl J Med. Pubblicato online in data 1 maggio 2020.

3. Mancia G et al. Renin-Angiotensin-Aldosterone System Blockers and the Risk of COVID-19. N Engl J Med. Pubblicato online in data 1 maggio 2020.







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