Sospetto infarto? Responsabile il medico che non approfondisce
Data:
Argomento: Normative di interesse sanitario





Se il paziente si presenta in ospedale con sospetti sintomi da infarto, non puo’ essere semplicemente rimandato a casa, il medico ne e’ responsabile (Cass. ordinanza 20754/2020)



I fatti: 
Un  paziente, al primo ingresso in ospedale, aveva manifestato un dolore toracico severo e prolungato. Dagli accertamenti effettuati in P.S. emergeva una storia clinica "sospetta" e un esame ECG recante alterazioni di dubbia interpretazione. Non era possibile effettuare i dosaggi enzimatici. 

Il paziente, rimandato a casa, decedeva. 

In giudizio, i medici venivano giudicati colpevoli.
La difesa sosteneva invece che la morte per infarto del miocardio fosse riconducibile ad un evento improvviso e imprevedibile, non collegato ai distubi riferiti in P.S.

La Cassazione invece concordava con la condanna inflitta dai giudici di merito, non ritenendo valida tale argomentazione. 

Il CTU aveva infatti sottolineato come l’ infarto del miocardio non sia diagnosticabile solo in presenza di segni inequivocabili  (ECG certamente patognomonico o alterazioni enzimatiche inequivocabili) ma che, per una diagnosi corretta puo’ essere sufficiente che per oltre 24 ore persistano le ripetute  equivoche modifiche ECG, con o senza equivoche modifiche enzimatiche.

In conclusione, se il medico avesse tenuto una diversa condotta trattenendo il paziente in Ospedale e tenendo sotto controllo la sintomatologia, ne poteva con buone probabilità evitare il decesso. 

La condanna veniva percio’ confermata.

Daniele Zamperini







Questo Articolo proviene da Scienza e Professione - (Daniele Zamperini Medico)
http://www.scienzaeprofessione.it

L'URL per questa storia è:
http://www.scienzaeprofessione.it/modules.php?name=News&file=article&sid=2439