Un vaccino per il cancro prostatico
Data:
Argomento: Medicina Clinica


Uno studio di fase 3 ha dimostrato che il vaccino aumenta la sopravvivenza a 3 anni nel cancro prostatico metastatico del 38%.

Sono stati presentati a Chicago, al Meeting 2009 dell'American Urological Association, i risultati di uno studio in fase 3 su un vaccino per il cancro prostatico (studio IMPACT: Immunotherapy for Prostate AdenoCarcinoma Treatment).
Nel trial sono stati arruolati 512 uomini affetti da cancro prostatico metastatico asintomatico o minimamente sintomatico, refrattari al trattamento ormonale, trattati con placebo oppure col vaccino "sipuleucel-T". Il vaccino viene preparato prelevando i leucociti del pazienti che vengono messi in contatto con il PAP (Prostatic Acid Phosphatase), un antigene presente nella quasi totalità delle cellule neoplastiche prostatiche, in modo che si producano linfociti T in grado di riconoscere e distruggere le cellule tumorali specifiche. Successivamente i leucociti vengono reinfusi nel paziente in tre cicli nel giro di un mese.
I soggetti trattati con il vaccino avevano una mediana di sopravvivenza di 4,1 mesi superiore rispetto al placebo. La sopravvivenza a 3 anni era aumentata del 38% (31,7% vs 23,0%; p = 0,032).
Secondo gli autori questo tipo di pazienti ha una sopravvivenza media di circa 2 anni, pertanto un guadagno di vita di 4 mesi può essere clinicamente rilevante.
Importante anche il fatto che gli effetti avversi del vaccino sono stati minimi, per cui tale guadagno comporta anche una buona qualità di vita. Gli effetti avversi principali sono stati senso di freddo (presente in circa il 54% dei pazienti trattati con vaccino), febbre (20%), cefalea (29%) e sintomi influenzali (quasi 10%). In molti casi gli effetti avversi sono stati transitori e ben controllati con ASA.
Si aspetta ora la decisione della FDA per l'approvazione del vaccino.
Fonte:
Meeting 2009 dell'American Urological Association. Chicago, aprile 2009.

Commento di Renato Rossi
Come funziona il vaccino anticancro? Il principio è semplice e si basa sull'uso di specifici antigeni tumorali (ASCI = antigen specific cancer immunotherapeutic) verso i quali si cerca di stimolare la risposta dell'organismo a produrre cellule del sistema immunitario in grado di distruggere in maniera selettiva le cellule neoplastiche.
Qualche anno fa era già stato effettuato un piccolo studio su 127 uomini affetti da cancro prostatico avanzato non responsivo alla terapia ormonale [1]: il trattamento aveva aumentato la sopravvivenza media di circa 4 mesi (26 mesi versus 22 mesi).
Ora il trial presentato in anteprima a Chicago conferma questi dati. Un guadagno di sopravvivenza di soli 4 mesi potrebbe sembrare poco importante, ma probabilmente non lo è per il paziente, soprattutto considerando che il trattamento non sembra produrre effetti avversi gravi. Va anche considerato che per questo tipo di pazienti non ci sono molte alternative terapeutiche disponibili e che la chemioterapia comporta effetti collaterali spesso pesanti che compromettono in maniera importante la qualità di vita.
Un altro aspetto che dovrà essere oggetto di studi futuri è se il vaccino sia in grado di aumentare la sopravvivenza in soggetti con cancro prostatico non metastatico, già trattati con intento radicale. Ma per avere risultati su questo tipo di tumore occorrono studi di lunghissima durata.
Sono già stati studiati vaccini per altri tipi di neoplasie, soprattutto per il cancro polmonare e quello mammario [1,2]. Il futuro ci dirà se si tratta di una via realmente efficace nella lotta ai tumori.

Referenze








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