Il dosaggio delle apolipoproteine chiarisce il rischio cardiovascolare
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Argomento: Medicina Clinica


Uno studio suggerisce che il dosaggio delle apolipoproteine al posto dei trazionali markers lipidici non serve a migliorare la capacità predittiva di futuri eventi cardiovascolari.

E' noto che il rischio cardiovascolare di un paziente viene attualmente determinato basandosi sulla presenza di alcuni fattori di rischio (fumo, ipertensione, ipercolesterolemia, diabete, etc.).

Sono stati proposti anche altri markers di rischio cardiovascolare (HS-PCR, omocisteina, etc.), ma in generale gli studi suggeriscono che le migliorie che essi apportano alla nostra capacità predittiva sono marginali [1,2,3].
 
Alcuni autori si sono proposti di valutare se il dosaggio di alcune apolipoproteine (apo A, apoB, lp(a), Lp-PLA2) sia preferibile al dosaggio tradizionale del colesterolo totale e del colesterolo HDL nel predire gli eventi cardiovascolari.
A tal fine sono stati assemblati i dati di 37 studi di coorte per un totale di 165000 soggetti.
Le lipoproteine venivano misurate all'inizio dei vari studi e poi i partecipanti erano seguiti in media per circa 10 anni.
Si è visto che la misurazione delle lipoproteine al posto del colesterolo totale e del colesterolo HDL portava a peggiorare la prevsione degli eventi cardiovascolari.
Se invece questi markers vengono usati in aggiunta ai parametri lipidi classici il miglioramento di previsione che si ottiene è minimo [4].
 
Il messaggio per il medico pratico è abbastanza intuitivo: in prevenzione primaria è quasi sempre sufficiente attenersi alle classiche carte del rischio oppure usare un software che calcoli il rischio cardiovascolare futuro, come per esempio quello messo a punto dall'Istituto Superiore di Sanità [5], specificamente studiato per la popolazione italiana.
In casi particolari però, qualora si avesse necessità di avere un quadro più completo per decidere se iniziare o meno un trattamento farmacologico, si potrà ricorrere anche ai nuovi markers di rischio cardiovascolare [1,2,3], soprattutto alla luce di nuove evidenze che suggeriscono l'utilità delle statine in prevenzione primaria anche nei soggetti a rischio medio-basso [6].
 
Renato Rossi
 
Bibliografia
1. http://www.pillole.org/public/aspnuke/news.asp?id=2616
2. http://www.pillole.org/public/aspnuke/news.asp?id=2993
3. http://www.pillole.org/public/aspnuke/news.asp?id=4710
4. The Emerging Risk Factors Collaboration. Lipid-related markers and cardiovascular disease prediction. JAMA 2012; 307:2499-2506
5. http://www.cuore.iss.it/sopra/calc-rischio.asp
6. http://www.pillole.org/public/aspnuke/news.asp?id=5502





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