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Linee-guida e conflitti di interesse
Pubblicato da dzamperini in data 01/01/2018 00:00
Pensieri e opinioni professionali

Dal Jama ( Journal of American Medical Association ) un esempio da imitare per salvaguardare l' obiettivita' della divulgazione scientifica


Il problema della obiettività delle linee guida e dei conflitti di interesse degli esperti che le formulano e diffondono è molto serio e da tempo preoccupa le più autorevoli riviste internazionali: generalmente infatti linee guida e raccomandazioni non sono valutate criticamente ed applicate al singolo paziente, come raccomandato dai padri della EBM(1), ma sono spesso applicate in maniera meccanica ed acritica.
È quindi importante prestare attenzione a quanto da vari mesi sta pubblicando il Jama, ovvero il Journal of American Medical Association, la voce più autorevole dei medici americani.
 Vale la pena di ricordare almeno 4 studi da essa pubblicati. 

Un primo studio prendeva in considerazione la opposizione alle linee guida del CDC ( Center for Disease Control )da parte di vari esperti ed associazioni sull'uso degli oppioidi nel dolore cronico non neoplastico.
 Il CDC sì americano ritiene di dover limitare l'uso di oppioidi nel dolore cronico non neoplastico, dato che le precedenti linee guida avevano portato ad un aumento dei fenomeni di farmaco dipendenza ed anche di morte per overdose.
 Tra le organizzazioni che si sono opposte ad una restrizione della prescrizione di oppioidi il 38% erano sovvenzionate dalle case farmaceutiche mentre solo il 6% delle organizzazioni non sovvenzionate si opposero alla posizione del CDC. (2)

Una seconda ricerca ha preso in considerazione le linee guida Usa sul colesterolo del 2013 e le linee guida Usa sulla epatite C del 2014.. I ricercatori sottolineano con grande preoccupazione che nessuno dei due “autorevolissimi” comitati americani rispetta gli standard sui conflitti di interesse previsti dal prestigioso e veramente autorevole IOM (Institute of Medicine).(3)
Inevitabile porsi la domanda sulla obiettività di tali linee guida: sarebbero le medesime se fossero state formulate da comitati i cui membri ed in particolare i cui dirigenti non presentassero alcun conflitto di interesse ed in particolare non avessero rapporti economici con case farmaceutiche ?

 Una terza ricerca indaga su 439 associazioni di pazienti americani. Solo il 66% ha risposto ai quesiti formulati. Tra quelle che hanno risposto il 10% dichiara che più della metà dei fondi a disposizione provengono da donazioni delle case farmaceutiche, donazioni che mediamente ammontano a 50.000 dollari annui ma che nel 10% dei casi superano il Milione di dollari annui.(4) Ci si chiede se tanta generosità da parte delle aziende farmaceutiche non possa influire sulle prese di posizione delle associazioni …

Una ultima ricerca indaga sui profili biografici in Twitter di medici ematologi che lavorano in USA.
 Su 642 medici esaminati, 8 erano dipendenti di aziende farmaceutiche ed almeno 504 avevano ottenuto dalle case farmaceutiche sovvenzioni che nel 44% dei casi superavano i 1000 dollari anni. (5)
Anche in questo caso ci si chiede se le sovvenzioni non influiscano sulle opinioni e le prese di posizione dei medici …


Conclusioni 

La migliore riflessione che possiamo formulare riflettendo su questi dati è coerente con l'indirizzo editoriale del Jama. Non abbiamo bisogno di campagne scandalistiche né tantomeno di prese di posizioni demagogiche ma non possiamo ignorare un problema che è molto più serio ed inquietante di quanto comunemente si ritenga: come impedire che elargizioni economiche da parte di aziende che operano nel campo della salute possano influire sulle opinioni e sulle scelte di medici e pazienti, compromettendone la obiettività? (6)
In USA patria del liberismo e del profitto, molti medici avvertono con preoccupazione questo grave problema e cercano di porvi rimedio con una vigorosa opera di informazione e di critica sui conflitti di interesse di medici e ricercatori.
In Italia, le Istituzioni ed in particolare la Università non sembrano in generale molto preoccupati del problema: esistono, buon per noi, vari gruppi che si occupano della tematica, in particolare “No grazie, pago io” (7) che, dal 2004, ha prodotto iniziative, documenti e progetti finalizzati a creare diverse modalità di rapporto tra il mondo della sanità e l’industria del farmaco, ma senza dubbio Università e Comitati Etici potrebbero fare molto, molto, molto di più …


Riccardo De Gobbi


Bibliografia

1) Sackett DL et al. Evidence-Based Medicine: what it is and what it isn’t. BMJ 1996; 312: 71-

2) Jefferson A, Pearson S. Conflict of interest in seminal hepatitis C virus and cholesterol management guidelines. JAMA Intern Med 2017. jamanetwork.com/journalsjamainternalmedicine/fullarticle/10.1001/jamainternmed.2016.8439.

3) Lin D, Lucas E, Murimi I, et al. Financial conflicts of interest and the Centers for Disease Control and Prevention’s 2016 guideline for prescribing opioids for chronic pain. 
JAMAIntern Med 2017. jamanetwork.com/journals/jamainternalmedicine/fullarticle/10.1001/
jamainternmed.2016.8471.

4) Rose S, Highland J, Karafa M, et al. Patient advocacy organizations, industry funding,and conflicts of interest.
 JAMA Intern Med 2017. jamanetwork.com/journals/
jamainternalmedicine/fullarticle/10.1001/jamainternmed.2016.8443.

5) Tao D, Boothby A, McLouth J, et al. Financial conflicts of interest among hematologist-oncologists on Twitter. 
JAMA Intern Med 2017. jamanetwork.com/journals/jamainternalmedicine/fullarticle/10.1001/jamainternmed.2016.8467.

6) Wise J.: Still too little transparency among guideline writers and others
BMJ 2017;356:j276 doi: 10.1136/bmj.j276

7) http://www.nograzie.eu/

 
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