Vita da medico: un giorno di ordinaria nevrosi
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Argomento: Rilassarsi fuori dalla professione


Un giorno frenetico, nevrotico, stressante. Un giorno di assoluta normalita' nello studio di un medico di famiglia, delegato dai suoi pazienti a risolvere tanti problemi ma non altrettanto rispettato o gratificato. Non piu'.
Pina Onotri ci racconta una tranquilla giornata di ordinaria nevrosi: tutto verissimo.

Stamattina arrivo a studio mezz'ora prima dell'apertura, perchè ho un appuntamento con Fabrizio,che poi deve correre  subito in ufficio. Parcheggio ,miracolo, a 200 m.
Per percorrere quel breve tratto ci metto più di un quarto d'ora:incontro la signora Ida con il carrello della spesa che “Dottoressa sarei venuta proprio da lei, ho mal di schiena cosa mi consiglia?”
Le rivolgo un gran sorriso ed una prescrizione al volo.
Incontro Paolo che è agli arresti domiciliari e sta rientrando in quel momento dall'ospedale, dove ha subito un' intervento chirurgico. Mi sembra doveroso fermarmi e chiedere come va. Passo finalmente davanti alla guardiola del portiere, che mi allunga un fascio di posta e naturalmente ne approfitta per chiedermi una prescrizione per la moglie. Tant'è!!!!
Finalmente guadagno l'uscio di studio,ci sono già dieci persone ad aspettarmi e tra questi Fabrizio.”Scusami il ritardo, entra con me così mentre accendo il computer e la stampante e mi infilo il camice facciamo una chiacchierata veloce.”E così è, All'improvviso sento tafferugli e voce grossa in sala di aspetto. Cesare sta insultando Fabrizio, perchè secondo lui è entrato da me quando non era ancora il suo turno.
Cesare non è mio paziente, perchè non risiede a Roma.Lo curo gratis. E' il nuovo compagno di Maria, che conosco e curo da cinque anni. Lo ha accompagnato da me per la prima volta dieci giorni fa in quanto ha dei problemi ;l'ho visitato,gli ho richiesto dei consulti specialistici, gli ho prescritto dei farmaci .Guardo attonita la scena:Fabrizio che, con calma, cerca di spiegare che aveva un appuntamento con me e Cesare che continua ad urlare lanciando insulti.
Mi indigno:siamo a casa mia ed esigo che vengano rispettate le regole della buona educazione, non tollero che nessuno all'interno del mio studio possa venire insultato ed aggredito. Invito Cesare ad uscire e a cercarsi un altro medico. Va via sbattendo la porta;nessuno fa commenti .Mi scuso con Fabrizio per l'incidente e comincio a lavorare.
Ma la giornata è ormai rovinata. Non è la prima volta che assisto a queste scene di violenza e malanimo a stento repressi:durante i turni di guardia,mentre visito persone che non conosco e che non mi conoscono e appaiono diffidenti, è quasi la regola e cerco di passarci su......,ma quando capita nel mio studio di medico di famiglia.....bè è un altro paio di maniche.
Sto per uscire,quando mi chiama la mia amica e collega Danila, per ricordarmi che oggi devo accompagnarla dall'avvocato. Deve preparare una memoria difensiva ;circa tre anni fa -ricordo la storia perchè me l'aveva raccontata- aveva fatto ricoverare in ospedale una sua paziente di 45 anni con sintomi aspecifici. Dopo circa 50 giorni di ricovero la donna era morta  in ospedale per sospetta meningite. Qualche giorno fa, trascorsi tre anni dall'evento, è stata contattata dal marito della donna deceduta,  che si è scusato con lei, le ha detto che  sperava ardentemente che lei in quel periodo fosse coperta da assicurazione:”Sa dottoressa io non volevo, ma i parenti di mia moglie mi hanno costretto a denunciare lei e l'ospedale”
Dopo tre anni?
Dopo aver effettuato un ricovero?
L'avvocato ed il perito hanno detto di non preoccuparsi:molto probabilmente finirà tutto in una bolla di sapone. Ma le spese legali? E lo stress? Di quelli chi se ne fa carico? E su tutto il rammarico di aver perso una vita umana, anche se non è dipeso da noi.
Danila è disperata e cerco di consolarla:è la terza storia di questo tipo che ascolto nell'arco di un mese , successa a persone più o meno a me vicine. Anche i medici di medicina generale sono bersaglio sempre più frequente di denunce. Ripensando a questa orribile giornata mi chiedo:ma quando è successo? Quando è successo che non siamo più considerati amici di famiglia, ma mostri e “assassini”da processare in tivù e sui giornali? Quando è successo che i nostri studi non sono più studi di medicina generale,ma shopping center dove acquistare salute, bellezza, immortalità? Quando è successo che si è perso il senso del limite e si pensa di aver stipulato con il medico un contratto di risultato e non di cure,con tutti i limiti umani e scientifici che queste possono avere? Quando è successo che abbiamo smarrito la nostra autorevolezza e il senso profondo dell'essere medico? E con noi l'hanno smarrito le persone che curiamo se si sentono legittimate ad insultarci e denunciarci, con la stessa faciltà con cui si decide di fare un acquisto.
In un convegno un esimio docente di medicina legale ha detto:”Siamo ben oltre la medicina difensiva,siamo nell'era in cui la medicina è sottoposta all'obbedienza giurisprudenziale .Tutto ciò si può superare solo promuovendo la cultura del consenso sociale informato sul limite della medicina stessa,dei medici e della scienza”
Pina Onotri







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