Trombosi venosa retinica indice di rischio cardiovascolare
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Argomento: Medicina Clinica


Uno studio danese dimostra che la trombosi venosa retinica e’ un marker di aumentato rischio cardiovascolare e metabolico.

Una trombosi venosa retinica e’ una condizione vista con una certa frequenza negli ambulatori di Medicina Generale. Questa patologia colpisce in genere adulti di mezza eta’ o anziani.
Si ritiene che l'occlusione venosa sia dovuta ad una compressione esercitata da un vaso arterioso ispessito nel tratto in cui i due vasi si incrociano.
La diagnosi naturalmente viene posta dallo specialista oculista, tuttavia una trombosi venosa retinica ha implicazioni molto importanti per il medico di cure primarie nel senso che e’ una spia di aumentato rischio cardiovascolare e metabolico.
 
Lo suggerisce uno studio caso-controllo danese [1] effettuato su 1168 soggetti con diagnosi di occlusione venosa retinica documentata e 116800 controlli di eta’ >/= 40 anni.
Si e’ visto che i soggetti con questo tipo di patologia oculare sia 10 che 1 anno prima dell'evento avevano, rispetto ai controlli, una probabilita’ maggiore dell'83% di soffrire di arteriopatia periferica, del 74% di avere il diabete e del 116% di essere ipertesi.
E' interessante anche osservare quello che succede dopo la diagnosi di trombosi venosa retinica: aumenta del 37% il rischio di diventare ipertesi, del 51% aumenta il rischio di diabete, del 41% il rischio di scompenso cardiaco e del 49% il rischio di malattie cerebrovascolari.
 
Insomma, i pazienti diabetici, ipertesi o con arteriopatia periferica sono a rischio di sviluppare in un prossimo futuro una trombosi venosa retinica e quindi vanno trattati al meglio delle possibilita’ attualmente disponibili.
Ma se questo e’ lapalissiano, il messaggio "take away" piu’ importante ci sembra questo: un paziente a cui venga diagnosticata una trombosi venosa retinica vanno attentamente valutati in quanto sono ad aumentato rischio cardiovascolare, cerebrovascolare e metabolico. Una valutazione accurata del profilo di rischio permettera’ in seguito di porre in atto le idonee misure preventive (farmacologiche e non).


Renato Rossi

Bibliografia
1. Bertelsen M et al. Comorbidity in patients with branch retinal vein occlusion: case-control study
BMJ 2012 Dec 15;345:e7885





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